Correre in Arabia Saudita, in futuro, o non correre? Sicurezza o incoscienza? Progresso o regresso? Andarsene o restare? Le domande sono tante, anzi, tantissime. Sua Altezza Reale il Principe Abdulaziz Bin Turki Al-Faisal, ha garantito ai team sicurezze maggiori per permettere al tracciato di rimanere tra gli appuntamenti annuali, dicendosi disposto a dare alla Formula 1 “qualsiasi cosa lei desideri”. In attesa dei colloqui con la Federazione, il futuro di Jeddah resta un rebus.
Nonostante il Gran Premio dell’Arabia Saudita si sia concluso ormai da parecchi giorni, le polemiche che l’evento ha portato con sé non si sono ancora placate. A seguito dell’attacco missilistico verificatosi venerdì scorso a meno di dieci miglia dal circuito, è stata infatti riaperta la questione riguardante la sicurezza di alcune nazioni presenti nel calendario. Le prime voci circa una possibile esclusione del tracciato di Jeddah, sono iniziate a circolare quando i vertici della Formula 1 hanno annunciato l’organizzazione di una riunione con scuderie e piloti per discutere di quanto accaduto e del futuro stesso del Gran Premio dell’Arabia Saudita.
Secondo Motorsport.com, una delle poche testate giornalistiche a cui è stato consentito di parlare con il ministro dello sport, Sua Altezza Reale il Principe Abdulaziz Bin Turki Al-Faisal, l’intenzione sarebbe quella di fornire ai team sicurezze maggiori per permettere al tracciato di rimanere tra gli appuntamenti annuali.
“Siamo disposti a sederci con loro per capire quali sono i problemi e quali sono le assicurazioni di cui hanno bisogno. Qualunque cosa vogliano, gliela daremo. Vogliamo ospitare la Formula 1 nel miglior modo possibile. Avremo sicuramente una discussione aperta per sentire il loro feedback e discutere circa le preoccupazioni maggiori”.
L’attacco allo stabilimento petrolifero, è stato peró solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso dello scetticismo presente dall’annuncio dell’inserimento del tracciato nel calendario. La violazione dei diritti umani e le rigide regole imposte nel Paese, infatti, hanno da sempre fatto storcere il naso a molti appassionati che non considerano l’Arabia Saudita in linea con il motto della Formula 1 #WeRaceAsOne.
Interpellato sulla questione, il Principe Abdulaziz ha spiegato come i grandi eventi sportivi aiutino la propria nazione ad evolversi e a migliorarsi. L’esempio lampante sono le oltre duecento leggi modificate per consentire lo svolgimento di eventi quali la Formula 1 o la Formula E.
“Vogliamo crescere con lo sport. Conosciamo l’importanza della massima serie automobilistica e vogliamo far parte della comunità internazionale. Vogliamo che tutti vengano in Arabia Saudita e si sentano come se andassero in qualsiasi altra zona del mondo”.
Dall’altra parte, tuttavia, il principe ha spiegato la difficoltà di rivoluzionare un Paese in cui passato e presente si scontrano continuamente, tra persone fermamente convinte della necessità di rimanere ancorati alla tradizione e giovani sempre più connessi al mondo esterno e quindi proiettati verso il futuro.
“Nessuno ha capito cosa sia l’Arabia Saudita. Stiamo chiedendo al mondo di venire a capire in cosa consiste questo Paese, anche se ora però veniamo accusati di essere troppo aperti. Stiamo facendo le cose molto, molto rapidamente. Siamo una nazione giovane. Stiamo imparando, stiamo andando avanti e abbiamo molto da sviluppare. Il cambiamento è in atto. Oggi si possono vedere donne che lavorano in modo coeso ovunque nel regno, anche nei ministeri, quando prima non erano nemmeno autorizzate ad andare nelle aree pubbliche”.
La consapevolezza di dover migliorare in molte aree è presente nelle parole del ministro, il quale afferma comunque di non poter realizzare un cambiamento così importante in tempi ristretti. La speranza di poter convincere i dirigenti del Circus a proseguire il contratto è viva più che mai, così come lo è l’impegno che, secondo il Principe, dovrebbe bastare a convincere tutti circa la sicurezza della nazione.
“Sono sicuro che avete visto molti politici visitare il regno nelle ultime due settimane per discutere di questi problemi. Siamo qui per andare avanti, per rendere l’Arabia Saudita un posto migliore e per vivere un futuro migliore”.
Per conoscere il futuro del circuito di Jeddah, non resta quindi che attendere i colloqui che avranno luogo nelle prossime settimane e scoprire se i protocolli di sicurezza forniti saranno sufficienti per permettere ai team di correre senza preoccupazioni.
Ph. Red Bull Content Pool ©
Molto bello e interessante l’articolo di Francesca Galbusera.