Il primo appuntamento stagionale della Red Bull si conclude con un terribile doppio zero a causa di un ritiro che ha coinvolto le vetture di Max Verstappen e Sergio Perez a pochi chilometri dal traguardo. Ma cosa è successo davvero? Vediamo di far luce su un problema che così chiaro, in fondo, non è.
I problemi di affidabilità, si sa, possono sempre capitare. Ma quando questi si verificano già all’apertura di una nuova stagione, allora significa che qualcosa è andato decisamente storto.
Nel caso della Red Bull, apparsa in grande spolvero tanto durante le qualifiche, quanto per tutto l’arco della corsa, si è trattato di un problema al sistema di alimentazione della nuova RB18, il cui malfunzionamento si è reso responsabile dell’improvviso rallentamento di Max Verstappen prima e della piantata in Curva 1 di Sergio Perez poi.
Ma quale è stata la precisa causa del guasto?
A questa domanda stanno provando a rispondere tutti i tecnici della scuderia anglo-austriaca che, pressati dall’imminente arrivo del Gran Premio dell’Arabia Saudita, cercano di individuare una risposta nel minore dei tempi. Risalire ad un esatto componente da cui si è originato un guasto è, in realtà, un processo complesso che richiede tanto tempo quanti sono i componenti in gioco nel sistema che si sta analizzando che, nel caso di una Power Unit da Formula 1, superano abbondantemente il migliaio di parti.
A provocare il ritiro dovrebbe esser stato, più precisamente, uno degli elementi inseriti all’interno dell’intricato sistema di pompaggio del carburante. Questo sistema si compone, a livello esemplificativo, di una pompa a bassa pressione che pesca il carburante dal serbatoio, un flussometro e, infine, una pompa ad alta pressione alla quale spetta incrementare i valori pressori a monte del propulsore prima che il combustibile raggiunga la camera di scoppio.
Proprio le pompe carburante rientrano nella categoria dei cosiddetti SSC, ovvero Stantard Supply Components, predisposti dalla FIA al fine di standardizzarne il design. Tuttavia, definirli componenti FIA sarebbe sbagliato, in quanto, su essi, viene unicamente imposto il disegno finale così come descritto all’interno della apposita appendice regolamentare, lasciando a terze parti la reale messa in opera delle stesse, che viene affidata a Magneti Marelli e a Bosch per la realizzazione della pompa di sollevamento e della pompa ad alta pressione e dei collettori rispettivamente. All’interno di questi sottosistemi vi sono, poi, ulteriori elementi, classificati dalla Federazione sotto la denominazione OSC, ovvero Open Source Components, la cui progettazione è affidata interamente alla squadra o all’organizzazione che di essa si occupa e il cui disegno e caratteristiche tecniche devono essere condivise pubblicamente con gli altri team.
Ad accusare il colpo, nel caso di Red Bull, pare essere stato uno dei componenti standard forniti esternamente, dunque non soggetti né all’influenza di Honda, né di Red Bull Powertrains. Tutto ciò finirebbe col risultare in linea con quanto presumibilmente accaduto anche in orbita Ferrari, dove sono stati riscontrati problemi simili, se non identici, anche in casa Haas, dove, già al primo giorno di test, si sono verificate perdite di pressione nella pompa a bassa pressione inserita nel serbatoio. Per tale ragione, parlare di un problema di un componente standardizzato appare, al netto di queste considerazioni, particolarmente realistico.
Tuttavia, per ragioni di completezza, sarebbe anche necessario prendere in considerazioni le condizioni reali in cui la nuova vettura si è trovata a competere. La presenza all’interno di un pacchetto di mischia molto compatto ha fatto si che le temperature di esercizio fossero spesso più alte del desiderato e, se si aggiunge il regime di Safety Car successivo, è possibile formulare un’ipotesi anche in questo senso. Il ritiro delle due RB18 è avvenuto, infatti, a seguito del rientro ai box della vettura di sicurezza e ciò potrebbe esser sintomo di una certa fragilità intrinseca alle elevate temperature.
Per quanto negativo sia stato il primo appuntamento stagionale, però, non si può sottostimare la reale capacità della vettura di Adrian Newey & Co. Apparsa forte ed equilibrata in quasi tutte le condizioni, incluso l’incredibile guadagno di velocità in scia con DRS aperto, la RB18 potrebbe rappresentare una validissima avversaria che la squadra del Cavallino Rampante potrebbe dover affrontare già a partire dalla prossima gara in quel di Jeddah. Con la differenza che, a dispetto dei presupposti pre-campionato e pre-Bahrain, ci sarà già da recuperare un pesantissimo, iniziale doppio zero.
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