Ognuno di noi ha il proprio mito, e nel mondo dei motori spesso il mito coincide con un pilota che ha fatto la storia. Abbiamo avuto l’onore di scambiare quattro chiacchiere con Mario Andretti, campione del mondo 1978 di Formula 1 con dodici vittorie all’attivo e campione 1984 della IndyCar.
Con Mario, abbiamo ripercorso la sua penultima gara in Formula 1, il Gran Premio d’Italia del 1982, quando fu chiamato dal Commendatore, Enzo Ferrari, per il sedile precedentemente occupato da Didier Pironi, che aveva subìto un incidente gravissimo durante le qualifiche del Gran Premio di Germania ad Hockenheim.
“Erano tempi tristi per Ferrari, sia per l’incidente di Gilles Villeneuve che per quello di Pironi. Per la squadra era un anno quasi disperato, ma ho accettato con tanto piacere la chiamata del Commendatore, anche perché avrei potuto guidare una Ferrari nella mia ultima esperienza in Formula 1. Avevo un po’ di timore perché non avevo mai guidato una vettura di Formula 1 con il turbo, quindi rimanemmo d’accordo per fare almeno una giornata di prove a Fiorano per abituarmi. Arrivai sabato e mi ambientai subito con squadra e macchina, ed a quel punto dissi «mi piacerebbe poter fare un paio di giri». In quella giornata feci 87 giri e, nell’ultima parte, con l’assetto da qualifica, ho fatto il record di Fiorano! Mi sono ambientato molto bene, tanto che avrei dovuto fare delle prove anche la domenica, mentre invece diedi la giornata libera ai meccanici perché per me era tutto perfetto. Arrivati a Monza, tutto andava benissimo, ero in grado di ottenere la pole ed infatti è arrivata. Ho sfruttato la macchina in maniera ottima, e mi ricordo che quasi pattinavo in quarta marcia tra le due Lesmo! Quella macchina con l’assetto da qualifica aveva quasi 1100 cavalli, era quasi un’esplosione di potenza e dava una soddisfazione immensa. Durante la gara ho avuto quella piccola noia al compressore sinistro che mi ha dato problemi all’acceleratore, quindi ho dovuto cedere ad Arnoux e Patrick Tambay, ma abbiamo ottenuto comunque un podio a casa. In Italia è sempre bello, i tifosi sono meravigliosi, ho sempre bei ricordi delle gare disputate lì, ho avuto un bel po’ di fortuna in Italia con tutte le gare che ho vinto, e vincere a Monza in varie serie mi ha dato tante soddisfazioni. Lì ho visto il mio primo gran premio nel 1954, e lì ho avuto il sogno di diventare come Alberto Ascari”.
Siamo poi passati a parlare dei suoi successi in America, sia nella IndyCar Series che nella NASCAR, con la vittoria della Daytona 500, della 500 Miglia di Indianapolis e del titolo IndyCar (rispettivamente nel 1967, 1969 e 1984):
“C’era un’enorme differenza tra le varie vetture, erano molto diverse. Quando però c’è la volontà di fare, quando c’è l’interesse a fare nuove esperienze, ti adatti. La mia specialità erano le monoposto a ruote scoperte, ma ero sempre stato curioso di provare altre vetture di altre discipline, quindi poter provare anche piste in terra [nel campionato USAC, ndr] è stato molto bello, come anche le vetture per la 24 ore di Le Mans, e poi le stock car con Ford che mi ha dato un mezzo fantastico per vincere. Io ho sempre avuto la volontà di fare più esperienza possibile in tutte le discipline del motorsport, non solo guidare ma vincere, gare e poi i titoli”.
Infine abbiamo rivolto uno sguardo più al tempo presente, alla sua esperienza e collaborazione con Firestone, azienda fornitrice di gomme nella NTT IndyCar Series, ed anche il suo ruolo di pilota nella biposto Indy che, prima di ogni gara, fa qualche giro con degli ospiti nel secondo sedile:
“Ho avuto una collaborazione con Firestone fin dall’inizio della mia carriera, specialmente negli anni di estremo sviluppo quando guidavo in pista quasi ogni giorno, e sono sempre rimasti con me. Per la biposto, fui contattato nel 2010 per sapere se sarei stato interessato a guidare la vettura con passeggero, e subito accettai perché mi sarei potuto divertire. Poi Dallara ha disegnato una vettura biposto fantastica, con la parte tecnica che è come le monoposto che guidano gli altri piloti, quindi è ancora più bello perché mi tengo aggiornato e continuo ad avere un po’ di adrenalina in circolo, la stessa che ho avuto per tutta la mia carriera. Sono letteralmente cresciuto con l’adrenalina! Per quest’anno, Honda non sponsorizzerà più la vettura ma c’è un nuovo sponsor che arriverà… ed io guiderò, ho anche già rinnovato la licenza e superato tutti i test fisici per poter guidare, quindi non vedo l’ora di ricominciare. Abbiamo dovuto spostare l’inizio della stagione, ma tutto è oramai pronto ed andiamo avanti con un’altra stagione di corse”.
Ringraziamo infinitamente Mario per la sua gentilezza e disponibilità nel concederci quest’intervista.
Ph. IndyCar ©