Max Verstappen vince il Gran Premio del Messico, davanti ad un ottimo Lewis Hamilton e ad un buon Charles Leclerc, che, nonostante il contatto al via con Sergio Perez, riesce a concludere la gara sul gradino più basso del podio. Grandissimo fine settimana anche per Daniel Ricciardo, il quale, dopo una qualifica pazzesca valsagli la quarta casella in griglia, chiude settimo e torna in top ten dopo tanto, troppo tempo.

1. IL SOLITO, SOLIDO, VERSTAPPEN. La pro­pri­età com­m­mu­ta­ti­va cita: “cam­bian­do l’or­dine degli adden­di il risul­ta­to non cam­bia”. Appli­can­do ques­ta definizione a Ver­stap­pen otter­rem­mo: “cam­bian­do la posizione di parten­za in griglia, in risul­ta­to non cam­bia”: ovvero Max Ver­stap­pen vince sem­pre e sem­pre in maniera diver­sa. Ad Austin si è trat­ta­to di fare rit­mo e di recu­per­are, in Mes­si­co era nec­es­sario par­tire alla grande per poi essere nelle con­dizioni di attac­care le Fer­rari in Cur­va 1. Det­to fat­to e vit­to­ria in tas­ca. Campionissimo.

2. CHECO MA CHE FAI? Era la gara più impor­tante degli ulti­mi due anni per Perez e l’i­do­lo di casa la ces­ti­na dopo nem­meno un chilometro, andan­do a toc­care Leclerc con una manovra a dir poco dis­cutibile. Ha ten­ta­to di repli­care ciò che fece Ver­stap­pen nel 2021, ma c’è qualche dif­feren­za. Pri­mo: Leclerc, a dif­feren­za di Bot­tas, fre­na almeno 10 metri dopo, ren­den­do il tut­to anco­ra più com­pli­ca­to. Sec­on­do: Checo non è Max.

Ph. Scud­e­ria Fer­rari Press Office ©️

3. SIAMO ALLE SOLITE. Pas­sano i fine set­ti­mana e cam­biano i trac­ciati, ma il prob­le­ma del­la SF-23 rimane sem­pre il soli­to: non ha rit­mo. Anche in Mes­si­co, la Rossa vola in qual­i­fi­ca per poi spro­fon­dare in gara. Cre­do che inoltre non ci si deb­ba nem­meno fare ingannare dal risul­ta­to del saba­to, dal momen­to che entram­bi i piloti ci han­no mes­so molto del loro tal­en­to per con­quis­tar­lo, andan­do oltre i lim­i­ti del­la vet­tura. Su un giro sin­go­lo entram­bi pos­sono infat­ti fare la dif­feren­za e stare con Ver­stap­pen, ma su set­tan­ta­due sono des­ti­nati a soccombere.

4. LANDO DI RIMONTA. Un saba­to da dimen­ti­care e una domeni­ca da ricor­dare. Parti­va in fon­do al grup­po ed è giun­to al tra­guar­do quin­to, doven­do risalire la chi­na ben due volte, dopo che nel­la sec­on­da parten­za era spro­fonda­to in quat­tordices­i­ma posizione. Una gara di rit­mo e di cuore, con­di­ta da sor­pas­si mer­av­igliosi, di cui buona parte all’ester­no in Cur­va 4, non pro­prio il pun­to più banale del trac­cia­to. È un pec­ca­to che sia dovu­to par­tire cosi indi­etro, per­chè domeni­ca sarebbe sta­to sicu­ra­mente in lot­ta per il podio.

Ph. Red Bull Con­tent Pool ©️

5. UN SUPER RICCIARDO. C’er­a­no dub­bi su quan­to Daniel potesse anco­ra fare la dif­feren­za, spe­cial­mente dopo l’in­for­tu­nio al pol­so. Invece il pilota aus­traliano, dopo Austin, sfodera una prestazione let­teral­mente autorev­ole, in par­ti­co­lare al saba­to. Quel quar­to tem­po nel Q3 vale quan­to una pole posi­tion. In gara poi è bra­vo a portare a casa il mas­si­mo risul­ta­to pos­si­bile, aiu­ta­to anche da un’AlphaTauri molto veloce anche la domeni­ca. Sen­za dub­bio MVP del fine set­ti­mana messicano.

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