Carlos Sainz vince a Singapore, mettendo uno stop alle vittorie consecutive di Max Verstappen. Ma chi avrebbe mai scommesso sul fatto che a farlo sarebbe stata proprio la Ferrari?
Alla vigilia del fine settimana di Singapore, nessuno avrebbe scommesso su una vittoria rossa. Su una vittoria Ferrari. Su una vittoria di Carlos Sainz, che, probabilmente, per lo spagnolo vale ancora di più della prima. Quella Silverstone, pregna di polemica, dita puntate e clamore, aveva messo un velo sul primo successo in carriera di un ragazzo forte, maturato, concentrato, che ha costruito 62 giri perfetti sin dal venerdì.

Monza ha rappresentato l’antipasto di una formula vincente composta da macchina, mente e cuore. Tre elementi che non hanno stonato mai, a Marina Bay, che allineati hanno creato una sinfonia emozionale, motivante, senza errori. Senza sbavature.
Sulla nuova direttiva tecnica e sulla crisi vista in questi giorni in casa Red Bull, sorvolerei. In fondo, per Max, Singapore è l’equivalente della Monte-Carlo di Leclerc. Un Leclerc che, intanto, deve accontentarsi di restare a guardare un compagno di squadra che ha firmato una domenica importante. Perché l’importanza e il valore di una prima posizione per la Ferrari, oggi, occupa molto spazio. In un’annata nera, è tornata a vincere dopo più di un anno di digiuno. Un segnale significativo, rappresentato con fierezza dalla presenza del team principal Vasseur sul podio.

Un segnale, che distrugge ogni profezia. Perché Red Bull non ha vinto, non è salita sul podio, non c’è stata.
E a fermarla, è stata la più inaspettata.
La manifestazione sportiva del potere immenso di una sintonia semplicemente perfetta.