BUDAPEST, HUNGARY - JULY 23: Race winner Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing celebrates on the podium during the F1 Grand Prix of Hungary at Hungaroring on July 23, 2023 in Budapest, Hungary. (Photo by Francois Nel/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202307230526 // Usage for editorial use only //

Verstappen s’incorona re del “ring” della Formula 1 nella domenica dell’occasione persa, della corferma e dell’imprevedibilità.

Va bene, non fa più notizia. Ma come si fa a non evi­den­ziare un dominio asso­lu­to? Il “dom­i­na­tore” si potrebbe chia­mare, il temu­to e invin­ci­bile Max Ver­stap­pen. Quel­l’avver­sario che nes­suno, ma pro­prio nes­suno, riesce a scon­fig­gere. Ancor più temu­to di quel­la McLaren del 1988, che face­va davvero paura.

L’ha super­a­ta, Red Bull, quel­la McLaren. Quel­la mono­pos­to di Sen­na e Prost che si è fer­ma­ta solo a Mon­za, per un nas­tro intrec­cia­to di coin­ci­den­ze e, forse, di destino.

E oggi, come sta­tis­ti­ca, fa sicu­ra­mente poco rumore, per­ché quel­li era­no altri tem­pi, quel­li di una For­mu­la 1 più umana, più spi­eta­ta, più mist­i­ca e inedi­ta. Eppure, tra 35 anni, questo “oggi” sarà parag­o­na­to a un nuo­vo ciclo che suben­tr­erà in For­mu­la 1 chissà per mano di chi e per quanto.

Andare trop­po in là, comunque, mette ansia. Res­ti­amo alla domeni­ca ungherese. Se non ci fos­se il Dom­i­na­tore, quan­to sarebbe inter­es­sante, questo cam­pi­ona­to? La McLaren è suben­tra­ta all’As­ton Mar­tin. Quel­lo che pote­va essere con­sid­er­a­to un exploit è sta­to smen­ti­to con il sec­on­do pos­to di Norris.

Perez, forse pizzi­ca­to dal pepe aggiun­to in AlphaTau­ri, aggius­ta un week-end par­ti­to col “bot­to”. Il sir delle sette bellezze diven­ta re del saba­to e but­ta — anche se lon­tanis­si­ma, ma comunque mai dire mai — l’oc­ca­sione dopo neanche una cur­va per una parten­za dis­as­trosa. Chi­ude quar­to, anco­ra davan­ti al ses­to Rus­sell, ma comunque davan­ti a chi in ques­ta sta­gione è una mete­o­ra, spae­sa­ta nel­lo spazio defini­to da cor­doli e rettifili.

Ph. Red Bull Con­tent Pool ©

La mete­o­ra Fer­rari. Sem­pre sot­to i riflet­tori, illu­mi­na­ta dalle luci delle polemiche e delle rif­les­sioni, dalle parole e le buone inten­zioni. Per poi… Puff. Sparire e spro­fon­dare quan­do è lei a essere chia­ma­ta a dover emanare luce.

La cresci­ta del­la McLaren, è la dimostrazione che cam­biare in cor­so d’opera non è mai una mis­sione impos­si­bile. Sem­pre se lo si fa con cog­nizione. Per­ché c’è chi, anco­ra, l’ar­ma con cui lottare e difend­er­si nelle battaglie in pista, non l’ha capita.

La Fer­rari è impreved­i­bile, facile da inter­pretare quan­to un arti­co­la­to pen­siero filosofi­co o matem­ati­co. Un’incog­ni­ta costante, che deve fare i con­ti con altre undi­ci gare. Pesan­ti, ad oggi, come un macig­no. Per­ché l’Hun­garor­ing dove­va esser­le ami­ca. E invece…

Ma las­ci­ate­mi chi­ud­ere col sor­riso. Non pos­so non fare un plau­so per il pri­mo Gran Pre­mio che ha seg­na­to il ritorno di Ric­cia­r­do in For­mu­la 1. Davan­ti a Tsun­o­da, super­stite del­l’­ef­fet­to domi­no innesca­to da Zhou, e con una AlphaTau­ri. Almeno lui non ha delu­so le aspettative.

Ph. Red Bull Con­tent Pool ©

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *