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Per una Federazione Internazionale che cola a picco, in Formula 1 possiamo invece ammirare una Aston Martin che si gode la straordinaria efficienza di un reparto legale capace di trasformare in punti il proprio lavoro certosino. In Austria, come accaduto anche a Jeddah, la protesta del team di Silverstone ha stravolto l’ordine d’arrivo, permettendo a Fernando Alonso e a Lance Stroll di sopravanzare, grazie ad un’azione che ha unito più componenti del team britannico. Analizziamola insieme.

Max Ver­stap­pen ha dom­i­na­to — come da pre­vi­sione — anche il Gran Pre­mio svoltosi in Aus­tria la scor­sa domeni­ca, ma la notizia da cop­er­ti­na, purtrop­po per i tifosi e, soprat­tut­to, per la Fed­er­azione Inter­nazionale, non è ques­ta. I track lim­its, infat­ti, sono sta­ti al cen­tro delle cronache per tut­ti i tre giorni, e han­no trova­to la loro mas­si­ma espres­sione (a liv­el­lo di impor­tan­za in sen­so neg­a­ti­vo) con la protes­ta di Aston Mar­tin, accol­ta qua­si imme­di­ata­mente, che ha ulte­ri­or­mente sot­to­lin­eato e mes­so con le spalle al muro l’inadeguatezza di un sis­tema che fa acqua da tutte le parti.

Il lay­out di Spiel­berg accen­tua quel­lo che nei fat­ti è diven­ta­to un prob­le­ma che la FIA non può più sot­to­va­l­utare. La perdi­ta di spet­ta­co­lo in For­mu­la 1 è — ahi­noi — un fat­tore pro­gres­si­vo e il pic­co di bassez­za lo si è rag­giun­to nel­la guer­ra di giri can­cel­lati, che ha fat­to venire il mal di tes­ta a chi ha prova­to a stare dietro ad una fol­lia sen­za senso.

Se da un lato osservi­amo un sis­tema che penal­iz­za quel che invece dovrebbe pro­muo­vere e difend­ere, dunque la FIA, dall’altro c’è invece chi anco­ra una vol­ta ha dimostra­to di saper­si incun­eare nelle falle pre­sen­tate da una ges­tione sceller­a­ta e super­fi­ciale, e par­liamo nat­u­ral­mente, come antic­i­pa­to, di Aston Mar­tin.

L’ambizione di Lawrence Stroll è quel­la di lau­rear­si Cam­pi­one del Mon­do nel giro di qualche anno e per far­lo sa bene che ogni aspet­to del­la scud­e­ria deve essere cura­to nei min­i­mi det­tagli. A Spiel­berg, così come già avvenu­to a Jed­dah ad inizio sta­gione, il patron canadese ha avu­to la dimostrazione palese che il repar­to legale è una vera e pro­pria macchi­na da guer­ra e, in questo momen­to, una mar­cia in più che si tra­duce anche in risul­tati sportivi.

Ma riavvol­giamo il nas­tro: al ter­mine del­la gara, Aston Mar­tin ha infat­ti pre­sen­ta­to alla Fed­er­azione una protes­ta for­male, appel­lan­dosi a vio­lazioni in tema di track lim­its in 1.200 casi non anal­iz­za­ti o non penal­iz­za­ti dai com­mis­sari durante la gara, rifer­en­dosi all’arti­co­lo 33.3 del Rego­la­men­to Sporti­vo.

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La FIA, chia­ma­ta ad accogliere una protes­ta tan­to enorme quan­to det­tagli­ata­mente illus­tra­ta, si è vista costret­ta a stravol­gere la clas­si­fi­ca finale. Un tri­on­fo, per la com­pagine di Sil­ver­stone, che ha por­ta­to i suoi due piloti a chi­ud­ere rispet­ti­va­mente in quin­ta e nona posizione, ottimiz­zan­do un week-end non pro­prio facilissimo.

L’azione legale di Aston Mar­tin, nel­lo speci­fi­co, è sta­ta celere (in relazione alla por­ta­ta del­la protes­ta) e pre­sen­ta­ta in modo speci­fi­co: un vero e pro­prio cap­ola­voro strate­gi­co, ma anche di fur­bizia. Come ripor­ta­to da Car­lo Vanzi­ni nelle sue Insta­gram Sto­ries, infat­ti, il team bri­tan­ni­co ha posizion­a­to in usci­ta di Cur­va 10 un uomo a con­trol­lare tutte le infrazioni: una sor­ta di guarda­li­nee, che ha appun­ta­to le irre­go­lar­ità facil­i­tan­do la stesura del fas­ci­co­lo da pre­sentare per la protesta.

Un ricor­so pre­sen­ta­to sen­za tim­o­ri di fare un buco nell’acqua, che ha dimostra­to la pre­sen­za in ambito “politi­co” del­la scud­e­ria di Stroll. L’opera legale ha, però, avu­to bisog­no di un brac­cio oper­a­ti­vo per far valere le pro­prie ragioni in Direzione Gara: l’uomo des­ig­na­to è sta­to infat­ti Andy Steven­son, colui che nel pad­dock del cir­cuito di Spiel­berg si è reca­to dagli stew­ards con una quan­tità enorme di fogli per esporre la posizione del­la squadra.

Steven­son è il Diret­tore Sporti­vo del­la scud­e­ria ed è entra­to in For­mu­la 1 ai tem­pi del­la Jor­dan, restando in sel­la in diver­si ruoli in tutte le evoluzioni avute dal team fino all’attuale con­for­mazione. Un’esperienza trenten­nale, che in questi casi si fa sen­tire tutta.

È non per caso lui che ha il com­pi­to di dialog­a­re con la FIA ed avan­zare in modo for­male le proteste, ed è sem­pre lui che ha per­me­s­so alla scud­e­ria di Sil­ver­stone di rib­altare il risul­ta­to in Aus­tria così come a Jed­dah quan­do, con un’altra grande oper­azione che ha coni­u­ga­to la parte sporti­va con quel­la legale, fu com­pi­u­to un altro cap­ola­voro con molti pun­ti di con­tat­to con quel­lo real­iz­za­to in Austria.

In Ara­bia Sau­di­ta, infat­ti, Aston Mar­tin mise anco­ra una vol­ta a nudo la super­fi­cial­ità del­la FIA, che ave­va penal­iz­za­to Alon­so di 10 sec­on­di in quan­to ave­va ritenu­to erra­to il modo di scon­tare la prece­dente penal­ità di 5 sec­on­di. La pri­ma sanzione arrivò per l’errato posizion­a­men­to sul­la casel­la di parten­za del­lo spag­no­lo. La sec­on­da, invece, fu com­mi­na­ta in quan­to i mec­ca­ni­ci in verde ave­vano toc­ca­to con il cric la AMR23 numero 14 nei sec­on­di in cui bisog­na­va stare fermi.

Tralas­cian­do la tem­p­is­ti­ca sbal­la­ta del­la comu­ni­cazione del­la penal­ità, che arrivò dopo che Alon­so ave­va già fes­teggia­to il suo cen­tes­i­mo podio nonos­tante la bellez­za di 35 giri per pot­er comu­ni­care la deci­sione, la rispos­ta legale di Aston Mar­tin fu anche qui per­fet­ta e sen­za pos­si­bil­ità di repli­ca: il team di Sil­ver­stone mise sul­la scriva­nia dei com­mis­sari FIA ben sette casi in cui, in regime di penal­ità, le auto veni­vano toc­cate e soll­e­vate coi cric sen­za mai essere penal­iz­zate ulte­ri­or­mente. Dei prece­den­ti chiari, che ricon­seg­narono a Fer­nan­do Alon­so il podio rispe­den­do George Rus­sell in quar­ta posizione.

Il Gran Pre­mio d’Austria, dunque, ci las­cia in ered­ità due aspet­ti che viag­giano di pari pas­so ma su bina­ri in direzione oppos­ta. Il pri­mo, quel­lo pos­i­ti­vo per tut­to il movi­men­to, è la preparazione e l’attenzione di un team che cam­bia pelle giorno dopo giorno come Aston Mar­tin (in modo ambizioso, come dimostra la nuo­vis­si­ma sede). Un’attenzione ai det­tagli ed una per­son­al­ità nel soll­e­vare proteste che fan­no del­la squadra di Stroll una scud­e­ria des­ti­na­ta a dire la sua nel futuro di ques­ta For­mu­la 1.

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I con­no­tati vin­cen­ti per un prog­et­to molto ambizioso ci sono tut­ti: la grande vit­to­ria polit­i­ca in Aus­tria è un tas­sel­lo molto impor­tante per la squadra: alzare la voce ed ottenere ciò che si vuole non sem­pre è scon­ta­to nel­lo sport, ma Lawrence Stroll ci è rius­ci­to, già due volte in meno di metà sta­gione, lan­cian­do una metafori­ca sfi­da ai top team che nel giro di poco si augu­ra di fron­teggia­re anche in pista per il vertice.

L’altro aspet­to che purtrop­po la For­mu­la 1 por­ta via con sé dal Red Bull Ring è l’inca­pac­ità del­la FIA di pas­sare un week-end sen­za polemiche. Quel­lo aus­tri­a­co è sta­to un cli­max ascen­dente di deci­sioni poco com­pren­si­bili, ma soprat­tut­to affat­to coer­en­ti, cul­mi­nate con lo stravol­gi­men­to dell’ordine d’arrivo sca­tu­ri­to solo ed esclu­si­va­mente dal­la seg­nalazione di un team.

Una sen­sazione di super­fi­cial­ità e poca aderen­za con la direzione che sta pren­den­do la mas­si­ma serie che fa apparire sem­pre più lon­tane due entità che invece dovreb­bero agire all’unisono.

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