Sergio Perez vince il Gran Premio d’Arabia Saudita, davanti al compagno di squadra Max Verstappen ed ad un grande Fernando Alonso, che raggiunge i cento podi in carriera in Formula 1. Una gara dal destino segnato fin dai primi giri, a causa di una supremazia disarmante della Red Bull e, ancora una volta, da una Ferrari in crisi nera.

1. ALONSO DI BRONZO. Sec­on­da cor­sa e sec­on­do podio con­sec­u­ti­vo per Nan­do. Lui e la Aston Mar­tin si sono ampia­mente con­fer­mati come la sec­on­da forza del Mon­di­ale. Red Bull è trop­po dis­tante e allo stes­so tem­po Mer­cedes e Fer­rari arran­cano, las­cian­do il team di Sil­ver­stone e il pilota spag­no­lo in una sor­ta di piacev­ole ter­ra di mez­zo, che potrebbe portare un gran numero di podi. Mica male. Off-top­ic: men­zione d’onore per il sor­pas­so di Stroll su Sainz nel pri­mo giro. Per dis­tac­co il più bel­lo del­la corsa.

Ph. Aston Mar­tin Aram­co Cog­nizant F1 Team ©

2. MONDIALE FINITO? Siamo solo alla sec­on­da tap­pa, è vero, ma forse, pos­si­amo già rispon­dere in maniera affer­ma­ti­va. Le Red Bull, in questo momen­to, fan­no uno sport a parte rispet­to a tut­ti gli altri, dunque la lot­ta iri­da­ta sarà esclu­si­va­mente inter­na al team anglo-aus­tri­a­co. È anche alquan­to improb­a­bile che Perez riesca a reg­gere a lun­go ter­mine il con­fron­to con Ver­stap­pen, il quale sem­bra lan­ci­atis­si­mo ver­so la con­quista del ter­zo Cam­pi­ona­to del Mon­do con­sec­u­ti­vo.

3. SCHERMAGLIE INTERNE. Max Ver­stap­pen non fa pri­gion­ieri. La con­fer­ma è giun­ta anco­ra una vol­ta dal­l’ul­ti­mo giro del Gran Pre­mio, quan­do ha fat­to seg­nare il giro veloce del­la gara dopo che il team gli ave­va esplici­ta­mente chiesto di non spin­gere. Una dis­obbe­dien­za che ricor­da tan­to la cor­sa del Brasile del­la scor­sa sta­gione, quan­do l’olan­dese decise delib­er­ata­mente di non far pas­sare Perez, pun­tu­al­iz­zan­do che mai avrebbe accetta­to una richi­es­ta del genere. Il mes­si­cano, come allo­ra, non avrà gra­di­to, e chissà che il rap­por­to tra i due non sia seri­amente vici­no alla rot­tura totale.

Ph. Scud­e­ria Fer­rari Press Office ©

4. FERRARI, E ADESSO? Era­no attese risposte dal­la Fer­rari. E le risposte sono arrivate, ma non cer­to quelle che ci si aspet­ta­va. Ses­to e set­ti­mo al tra­guar­do, pas­so gara inesistente e pic­cole frizioni tra i piloti. La SF-23 dove­va essere una mono­pos­to “sen­za prece­den­ti in ter­mi­ni di veloc­ità”, ma chi si sarebbe mai aspet­ta­to che si trat­ta­va, sem­plice­mente, di “veloc­ità nel tirar­si fuori dal­la cor­sa al tito­lo?”.

5. LA SOLITA MERCEDES. Cosa non si fa per un podio! Il ten­ta­ti­vo di far penal­iz­zare Alon­so, cer­can­do di avvaler­si di un cav­il­lo del rego­la­men­to per far salire Rus­sell sul podio, lo tro­vo alquan­to avvi­lente. E la cosa incred­i­bile, è che lo stes­so Rus­sell la pen­sa esat­ta­mente come me. Fer­nan­do ha stramer­i­ta­to la terza piaz­za. Nota a mar­gine per la Race Direc­tion: inam­mis­si­bile, anco­ra una vol­ta, assis­tere ad un sim­i­le oper­a­to. Tra la Safe­ty Car regala­ta a Red Bull e il ter­zo gradi­no del podio che pas­sa di mano per tre volte nel giro di cinque ore, risul­ta impos­si­bile non met­ter­si le mani tra i capel­li.

Ph. Red Bull Con­tent Pool ©

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