È quanto mai lontano il dolce sapore della vittoria sotto il terso cielo stellato del Bahrain per gli uomini di casa Mercedes, obbligati, per la seconda volta in due anni, ad un avvio di stagione tormentato da nuovi dubbi e constatazioni difficili da mandare giù, ma che non fanno altro che confermare la deriva di fronte a cui la Stella continua a trovarsi, ad un anno di distanza.
Se Toto Wolff ha voluto piazzare la W13 all’entrata della fabbrica targata Mercedes per ricordare ai suoi uomini il punto più basso raggiunto dal team e, da lì, spronarli come solo i veri leader sanno fare a lavorare per rialzarsi nel breve termine, è difficile immaginare che posto sarà riservato alla sua erede qualora essa non dovesse compiere un balzo in avanti in materia di competitività.

Il destino della W14 non poteva che essere pesantemente marcato dal pessimismo, mettendo in conto che ci ha pensato lo stesso team principal della Stella a gettare la spugna sul progetto ancora prima che il Gran Premio del Bahrain prendesse effettivamente il via: con il capitano ad abbandonare il timone nella serata di sabato, la nuova creatura di Brackley si è ritrovata, ancora una volta, in balia di quelle stesse onde che, sul finire del 2022, sembravano acqua passata.
A rendere il boccone di Sakhir, se possibile, ancora più amaro, però, ci ha pensato soprattutto Aston Martin, cliente della compagine anglo-tedesca: quest’ultima si è vista prima sorpassare in pista da un Fernando Alonso al top della forma e, poi, costretta ad applaudire la prestazione di una vettura debitrice in gran parte alla Stella per quanto riguarda la fornitura di Power Unit, cambio e sospensioni, per non parlare di quella galleria del vento che, anche questa volta, ha fregato la Stella nello studio dei dati pre-stagionali.

Come analizzato da Motorsport.com, i problemi della Freccia Nera sono da ricercare nella loro totalità nella parte anteriore della vettura, dal momento che il retrotreno è condiviso con chi, il podio, se lo è conquistato di forza. La fiducia che il numero uno della scuderia otto volte iridata ha riposto tanto nel suo reparto tecnico quanto in quello aerodinamico (capeggiati, nell’ultimo decennio, da Mike Elliott) si starebbe, di fatto, sgretolando davanti all’evidenza.
Per il secondo anno di fila, infatti, il disegno privo di pance, che a primo acchito aveva terrorizzato gli avversari, ora spaventa le tasche e l’orgoglio del box d’argento, costretto a prendere una decisione di vitale importanza nell’arco di tempo più breve possibile. Le suggestioni che, in seguito ai test invernali, avevano ipotizzato la presenza di una versione alternativa della W14 non sembrano più così remote, con lo stesso Toto Wolff ad indicare, via Auto Motor und Sport, la necessità di invertire la rotta in maniera radicale.
A premere in maniera ripetitiva sulla coscienza del numero uno di Brackley, però, è la convinzione che i problemi riscontrati sulla genitrice della monoposto del 2023 fossero stati risolti già in corso d’opera l’annata passata, salvo poi lasciare sgomenti tifosi e addetti ai lavori con un Lewis Hamilton e un George Russell a quasi un minuto di distacco dai colleghi. Un déjà-vu in grado di riportare alla mente fantasmi del passato che sono stati mandati via con una mole di lavoro che, ad oggi, Mercedes non può permettersi di rinnovare.
In attesa di vedere cosa porterà con sé il week-end di Imola (deadline per un pacchetto di aggiornamenti che la Stella prevede di mettere in pista proprio in Italia), le prossime quattro occasioni che avrà a disposizione il team per cercare di comprendere l’incomprensibile porteranno, verosimilmente, una gravosa aura di disillusione intorno al box otto volte Campione del Mondo: toccherà a quest’ultimo stringere i denti per evitare di farsi sopraffare dalle proprie inconsapevolezze al fine di evitare di annegare in un turbine di disfattismo già tristemente abitato negli ultimi dodici mesi.
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