Honda con le spalle al muro, probabilmente costretta a svenarsi per mettere le mani su AlphaTauri, pena sacrificare per sempre il lavoro fatto negli ultimi dieci anni. Il ritorno di Ford al fianco di Red Bull. Le ambizioni di Audi e di chi, in Formula 1, intende ancora entrare, come Cadillac, Panthera Asia e Porsche, rimasta a bocca asciutta e desiderosa di fornire le Power Unit ad una Williams che, sotto sotto, vorrebbe anche rilevare. Questo, è l’incredibile quadro che emerge a tre anni dal via della prossima rivoluzione tecnica. Come finirà? Ad oggi è impossibile dirlo.
Tra patti appena siglati, nodi da sciogliere e decisioni ancora da prendere, il caldo argomento dedicato al regolamento Power Unit del 2026 è più scottante che mai. Difficile immaginare un terremoto in grado di sconvolgere gli attuali equilibri, ma pare evidente come Federazione Internazionale e Liberty Media (ultimamente protagonisti di una guerra che li vede in contrapposizione) spingano entrambe per avallare gli ingressi di nuovi team nel Campionato del Mondo. Ed è proprio qui, che urge ora concentrare la nostra attenzione. In data 3 Febbraio 2023, la FIA ha diramato la lista ufficiale dei motoristi che intendono presentarsi ai nastri di partenza del Campionato del Mondo del 2026, anno in cui, come anticipato, prenderà piede la prossima rivoluzione tecnica.
La notizia è giunta in coppia con l’annuncio della partnership tra Red Bull Powertrains e Ford Performance, le quali fonderanno le loro risorse per sviluppare in maniera totalmente autonoma i propulsori del team di Milton Keynes. Oltre a questo nuovo sodalizio, all’interno della lista figurano altri cinque nomi: Ferrari, Mercedes, Renault, Honda e Audi. La futura collaborazione siglata da Red Bull implica, inesorabilmente, la definitiva separazione tra il colosso austriaco e Honda. La storia recente della Casa di Tokyo è assai colma di decisioni discutibili e inaspettate, a partire da quella che ha portato il colosso nipponico e la scuderia anglo-austriaca a dirsi addio nel momento in cui questa si apprestava a vincere due Campionati del Mondo Piloti consecutivi.
Motivo per cui, nel 2022, Honda è tornata (per quanto possibile) sui propri passi, continuando a collaborare con la neonata RBPT e comparendo sulle due RB18 con il logo HRC. Infine, lo scorso mese di Agosto, i vertici giapponesi ci hanno ripensato definitivamente, rinnovando la partnership tecnica con Red Bull fino al 2025.
Con lo sbarco di Ford (che mancava in Formula 1 dal lontano 2004), Honda si trova quindi in una situazione di limbo: è a tutti gli effetti iscritta alla entry list dei motoristi 2026, senza, tuttavia, alcun team a cui fornire Power Unit. Capire come da ora in poi si muoverà lo storico brand nipponico è imprevedibile, ma c’è uno scenario che forse più di tutti gli altri stuzzica il palato degli appassionati, ovvero il ritorno con un team ufficiale. E la strada più semplice per riuscirci sarebbe quella di rilevare AlphaTauri, che nel 2018 aveva anticipato la squadra madre adottando i propulsori Honda e sacrificando quella stagione nel nome dello sviluppo.

In ogni caso, l’acquisizione dell’intera formazione di Faenza sarebbe un’operazione di enorme portata e ci sarebbe da fare i conti con Red Bull, di certo poco disposta, almeno per il momento, a perdere la struttura satellite. Un altro nome che negli scorsi mesi era stato ripetutamente affiancato a Red Bull è quello di Porsche, la quale non ha mai nascosto l’interesse di entrare in Formula 1. Il naufragio della trattativa con gli austriaci non sembra aver spento l’entusiasmo della casa tedesca, che nelle ultime settimane ha velatamente bussato alla porta della Williams Racing. Il team di Grove ha sentenziato che non ci sarà alcuna cessione delle strutture a possibili acquirenti, ma non c’è stata menzione per quanto riguarda un possibile cambio di fornitore. La squadra è attualmente motorizzata Mercedes, eppure gli arrivi di Albon nel 2022 (ex titolare di casa Red Bull, ndr) e di Logan Sargeant nel 2023 sottolineano come Williams (nonostante l’arrivo di James Vowles, ex capo stratega Mercedes) si sia defilata dal ruolo di team satellite della squadra di Brackley, che ha ricoperto fino a pochi anni fa preparando piloti come Bottas e Russell al salto di qualità.

Attualmente si tratta di mere speculazioni, dal momento che Porsche non risulta nemmeno iscritta come motorista, ma se si presenterà l’occasione giusta i vertici del costruttore di Zuffenhausen non se la lasceranno di certo scappare. In questo mare di dubbi, c’è chi, come Audi, ha già messo in chiaro cosa vuole fare da grande: ad Agosto era stato annunciato il suo ingresso nel Circus come motorista, mentre a fine Ottobre è arrivata la conferma della partnership con il gruppo Sauber (della quale ha recentemente acquistato diverse quote). Non si sa con certezza se il marchio tedesco abbia effettivamente acquisito la maggioranza, che gli garantirebbe il controllo pressoché totale del team Formula 1, ma si tratterà sicuramente di una rivoluzione per l’attuale Alfa Romeo.
Insomma, l’attuale entry list dei fornitori 2026 pare avere le sembianze di un puzzle, in parte già risolto ma ancora da definire nel suo insieme. In questa cornice, potrebbero giocare un ruolo chiave i nuovi team tanto ambiti da FIA e Liberty Media. Nell’ultimo biennio, la Formula 1 ha vissuto una crescita vertiginosa a livello di pubblico e incassi, e questo ha spinto molti a valutare il proprio ingresso nella massima categoria.

Le candidature più insistenti sono quelle di Panthera Asia, che già durante la pandemia aveva tentato di iscriversi al Mondiale 2022 sfruttando i cambi regolamentari, ma senza successo, e il gruppo formato da Cadillac e Andretti Global, che proprio nel momento clou ha trovato l’opposizione della quasi totalità delle squadre presenti. L’aggiunta di una o più scuderie significherebbe, per gli altri team già iscritti, una diversa ripartizione dei montepremi e degli introiti, come spiegato da Toto Wolff lo scorso Maggio:
“Sono sicuro che se avessimo una squadra americana con un pilota americano, sarebbe molto vantaggioso. Ma oggi abbiamo dieci team. Dividiamo il montepremi tra queste dieci squadre. Abbiamo investito somme considerevoli negli ultimi dieci anni. Ognuna di noi ha probabilmente investito più di un miliardo in progetti nel corso degli anni. Quindi se dovesse approdare in F1 una squadra, come puoi provare che stai portando più soldi di quanti ne stai effettivamente spendendo?”
Inoltre, non è assicurato che questi nuovi team sarebbero in grado di esprimersi sin da subito sugli altissimi livelli di competitività delle altre squadre. Haas ci riuscì nel 2016, andando a punti alla prima apparizione in quel di Melbourne, ma guardandoci ancora più alle spalle ricordiamo le catastrofiche parabole di HRT, Virgin Racing e Caterham, incapaci di segnare un singolo punto per più di tre stagioni consecutive.
E del passato, come si suol dire, è assolutamente necessario fare tesoro.