Nonostante si ritenesse che con la nuova generazione di monoposto ad effetto suolo ci saremmo trovati di fronte ad una maggiore standardizzazione delle componenti, anche a livello di fondo, Ferrari e Red Bull ci hanno dimostrato come il canale Venturi, parte fondamentale delle vetture ad effetto suolo, sia il “luogo” dove gli ingegneri possono dare sfogo a tutta la propria inventiva.

La For­mu­la 1 ha da sem­pre nel suo DNA il ruo­lo di lab­o­ra­to­rio tec­no­logi­co volto a sper­i­menta­re e svilup­pare nuove soluzioni tec­niche pen­sate al fine di aumentare le prestazioni. Le diverse ere del­la mas­si­ma serie dimostra­no quan­to lo stu­dio del­la mec­ca­ni­ca e, suc­ces­si­va­mente, del­l’aero­d­i­nam­i­ca abbiano com­ple­ta­mente stra­volto il modo di prog­ettare e costru­ire le mono­pos­to più veloci del globo. Se, nel 2014, l’in­tro­duzione del­la Pow­er Unit ha rap­p­re­sen­ta­to la più grande riv­o­luzione per quan­to riguar­da il com­par­to propul­si­vo, il rego­la­men­to tec­ni­co introdot­to all’alba del­la pas­sa­ta sta­gione è defini­bile come il più grande salto in avan­ti degli ulti­mi decen­ni in ambito aero­d­i­nam­i­co.

Nonos­tante l’ef­fet­to suo­lo non fos­se asso­lu­ta­mente un fenom­e­no sconosci­u­to alla classe regi­na, questo è sta­to ripos­to al cen­tro di una nuo­va gen­er­azione di vet­ture. Al di là del sostanziale cam­bi­a­men­to sot­to il pro­fi­lo esteti­co delle mono­pos­to, la mag­gior quo­ta di gen­er­azione del cari­co aero­d­i­nam­i­co si è trasferi­ta dal cor­po vet­tura al fon­do, cos­ti­tu­ito da due canali Ven­turi.

Sec­on­do una ripar­tizione canon­i­ca, il cari­co aero­d­i­nam­i­co di una vet­tura da For­mu­la 1 proviene per cir­ca il 20% dall’alettone ante­ri­ore, per un’altra quo­ta analo­ga dal pos­te­ri­ore e per un cospic­uo 60% dal grup­po fon­do-dif­fu­sore. Per tale ragione, le mono­pos­to del­la sta­gione 2023 saran­no carat­ter­iz­zate da uno svilup­po ancor più spin­to e criti­co di quan­to non si sia già vis­to nel cor­so del 2022 per quan­to riguar­da quest’ultimo elemento.

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Scen­den­do più nel det­taglio, per capire come fun­ziona il fon­do di un’automobile da cor­sa bisogna par­tire dal­la sua strut­tura di base e, dunque, dal prin­ci­pio che la rego­la, ovvero l’effetto Ven­turi. Tale prin­ci­pio enun­cia che, dato un con­dot­to al cui inter­no scorre un flu­i­do, ad una riduzione del­la sezione del­lo stes­so cor­risponde un decre­men­to del­la pres­sione e, dunque, un aumen­to del­la veloc­ità delle par­ti­celle flu­ide che lo attra­ver­sano. Appli­ca­to al caso in ques­tione, ciò si tra­duce in un dis­pos­i­ti­vo dota­to di due rampe, una di ingres­so ad anda­men­to dis­cen­dente e una di usci­ta a svilup­po forte­mente ascen­dente, nel cui mez­zo si frap­pone una “stroz­za” che ha il com­pi­to di restrin­gere l’area com­p­lessi­va des­ti­na­ta al pas­sag­gio del flu­i­do al fine di ridurne la pres­sione e aumen­tarne, così, la veloc­ità. Gra­zie all’accelerazione impres­sa da ques­ta forzatu­ra geo­met­ri­ca, il flus­so è in gra­do di uscire dall’estrattore ad una veloc­ità mag­giore rispet­to a quel­la di ingres­so, pro­ducen­do un incre­men­to del cari­co aero­d­i­nam­i­co quale più ovvia con­seguen­za. In più, essendo il flu­i­do a bas­sa pres­sione, si pagano pochissi­mi pun­ti in ter­mi­ni di resisten­za all’avanzamento, sem­pre a pat­to di rimanere quan­to più pos­si­bile vici­ni al suo­lo al fine di garan­tire l’effetto sig­illo nec­es­sario a con­sen­tire uno scor­ri­men­to con­tin­uo e pri­vo di alter­azioni e, da qui, deri­va la ridot­ta altez­za da ter­ra delle nuove mono­pos­to ad effet­to suo­lo amplificato.

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Al fine di aumentare la por­ta­ta di questo effet­to, gli ingeg­neri han­no stu­di­a­to diverse soluzioni in gra­do di miglio­rare il con­trol­lo del flus­so all’interno dei canali. In par­ti­co­lare, soprat­tut­to se si osser­va un esem­pio estremo come quel­lo dato dal fon­do del­la Red Bull RB18, si può notare quan­to com­p­lessa e arti­co­la­ta sia la geome­tria che inter­es­sa le zone dei mar­ci­apie­di e del­la tran­sizione dal piano di rifer­i­men­to alla porzione di estrazione con­sen­ti­ta dalle nor­ma­tive. Per quan­to la zona cen­trale del­la vet­tura sia dom­i­na­ta da un cospic­uo ele­men­to sep­a­ra­tore dal­la carat­ter­is­ti­ca for­ma “a scafo”, gli altri com­po­nen­ti sono del tut­to uni­ci e var­i­ano da caso a caso. La non lin­ear­ità delle super­fi­ci che carat­ter­iz­zano la sezione di pop­pa, ben vis­i­bile nel­la ricostruzione 3D da noi ese­gui­ta, sot­to­lin­ea la volon­tà di ener­giz­zare il flus­so che scorre all’interno dei canali medi­ante gen­er­azione di vor­ti­ci, cosa che si rende pos­si­bile pro­prio da un insieme di forme arti­co­late che evi­tano il dis­tac­co del­lo stra­to lim­ite e che con­sentono, al con­tem­po, un effi­ciente rimesco­la­men­to pri­ma di giun­gere nell’estrattore, dove la geome­tria del dif­fu­sore e la pre­sen­za del­la beam wing fan­no il resto per aumentare il cam­po di depres­sione ret­rostante. Ele­men­ti, questi, che sono sta­ti poi ripresi da Fer­rari e McLaren pro­prio al fine di cer­care gli stes­si van­tag­gi ottenu­ti sul­la mono­pos­to anglo-aus­tri­a­ca, pur con le dovute dif­feren­ze. Nel caso del­la vet­tura ital­iana, infat­ti, il fon­do assume geome­trie com­ple­ta­mente dis­sim­i­le a causa del­la dif­fer­ente altez­za dal suo­lo e del diver­so “peso speci­fi­co” che i tec­ni­ci di Maranel­lo han­no attribuito a tale parte all’in­ter­no del­la filosofia prog­et­tuale alla base del­la F1-75, più impronta­ta su un equi­lib­rio gen­erale del sis­tema vei­co­lo, con le super­fi­ci alari esterne mag­gior­mente car­i­cate per pro­teggere gli pneu­mati­ci e con una altez­za da ter­ra lieve­mente supe­ri­ore al fine di con­trastare il fas­tidioso fenom­e­no del por­pois­ing. Di con­seguen­za, sulle vet­ture ormai note come Wing Car 2.0 non sarà nec­es­sario solo con­trol­lare il vol­ume d’aria al fine di ottenere la mas­si­ma por­ta­ta all’interno dei con­dot­ti, ma sarà estrema­mente impor­tante impara­re a gestire e, dunque, a con­trol­lare i para­metri pres­sor­ei e dinam­i­ci che ne carat­ter­iz­zano il movimento.

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Lo sta­to del­l’arte rap­p­re­sen­ta­to dal­la genial­ità di Adri­an Newey, mes­sa in prat­i­ca sul­la vet­tura del­la com­pagine di Mil­ton Keynes, ha chiara­mente dimostra­to quan­to l’in­ter­pre­tazione del rego­la­men­to con­sen­ta di imboc­care approc­ci dif­fer­en­ti per ottenere uno stes­so risul­ta­to. Negli anni pas­sati, tra gli aspet­ti tec­ni­ci più impor­tan­ti e osser­vati spic­ca­vano i barge­board, men­tre dal 2022 non li abbi­amo più visti com­par­ire con quel­la det­tagli­a­ta arti­co­lazione di par­ti stu­di­ate per sfruttare al mas­si­mo gli effet­ti di microaero­d­i­nam­i­ca. Questo non sig­nifi­ca, però, che la zona antecedente all’at­tac­co delle boc­che delle fian­cate e dei canali Ven­turi non sia di vitale impor­tan­za, non a caso le squadre han­no spe­so tem­po e risorse per trovare la con­fig­u­razione migliore in gra­do di con­net­ter­le con il pas­sag­gio dei flus­si per il fondo.

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La sec­on­da era del­l’­ef­fet­to suo­lo è appe­na com­in­ci­a­ta, per cui le soluzioni stu­di­ate dagli ingeg­neri per questo 2023 non si faran­no atten­dere anco­ra a lun­go . Ad ogni modo, lo svilup­po e la ges­tione dei flus­si, che per­me­t­tono a queste mono­pos­to di restare let­teral­mente incol­late all’as­fal­to, rap­p­re­sen­terà il per­no per rius­cire a garan­tire un gra­do adegua­to di cresci­ta delle prestazioni nel cor­so del campionato.

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