Nel 2022 non abbiamo assistito a inaspettati miracoli in casa Alfa Romeo. E proprio di un miracolo, ci sarebbe stato bisogno, per salvare una partnership, quella di Stellantis (e Ferrari) con Sauber, che ormai aveva lanciato segnali di un irrimediabile declino. Se da una parte fa male vedere calpestato il sogno di Sergio Marchionne e degli appassionati del marchio del Biscione, dall’altra è forse meglio così. Questa Alfa Romeo, con la sua gamma di modelli ridotta all’osso e novità che giungono tardive, ha ormai poco in comune con uno sport ricco, dinamico e pulsante come la Formula 1 moderna. Audi, che subentrerà ad Hinwil nel 2026, sarà invece all’altezza della rivoluzione che ci aspetta?
“Una gran figata”, così Marchionne aveva definito, poco più di cinque anni fa, il ritorno in Formula 1 di Alfa Romeo, che lui stesso aveva saputo costruire con l’astuzia e la lungimiranza che lo hanno reso un modello per l’imprenditoria mondiale. In occasione dell’annuncio ufficiale dell’ingresso in Formula 1 al fianco di Sauber, celebrato nel Dicembre del 2017 con un evento ad hoc al Museo di Arese, il manager italo-canadese aveva espresso con commozione la propria soddisfazione per questo risultato:
“Con questo annuncio ridiamo all’Alfa Romeo il palcoscenico che le spetta per la sua storia in Formula 1, e restituiamo alla Formula 1 un marchio che ha scritto un pezzo importante della sua stessa storia”.

Il ritorno nel Circus a trent’anni dall’ultima apparizione, avvenuto nel 2018 sotto l’egida del Gruppo FCA, portò inizialmente Alfa a comparire in qualità di title sponsor, ma con la promessa di un graduale coinvolgimento a livello tecnico. L’arrivo ad Hinwil di Simone Resta, ex Ferrari, fu un segnale chiaro in questo senso e permise un recupero prestazionale di Alfa Romeo Sauber nell’anno di esordio in tandem con la casa milanese del Biscione.
La scomparsa di Marchionne, avvenuta lo stesso anno, segnò però ben presto la deriva del progetto che egli stesso aveva delineato. Diversi i cenni di allontanamento: dal cambio di denominazione, alla scomparsa della bandiera italiana nel logo, al trattamento riservato all’italiano Antonio Giovinazzi. Sono solo alcuni esempi dei vari passi che hanno portato ad uno scollamento di intenti, fino al naturale epilogo, con l’annuncio, nel 2022 appena trascorso, del divorzio tra Sauber ed Alfa Romeo e del subentro di Audi.

La Casa di Ingolstadt, infatti, ha annunciato lo scorso Agosto che entrerà come fornitore di Power Unit dal 2026, anno in cui i regolamenti della Formula 1 imporranno nuovi motori con un maggior contributo della parte elettrica e con utilizzo di carburanti 100% sostenibili (a produzione zero di CO2) entro il 2030.
Il telaio della monoposto verrà prodotto ad Hinwil, al quartier generale di Sauber, mentre Audi dedicherà alla produzione di propulsori per la massima serie una nuova sezione dello stabilimento di Neuburg.
Si tratta di un investimento colossale, che non spaventa però un gigante come Audi: la Formula 1 sta vivendo uno stato di grazia, con l’espansione negli Stati Uniti ed in Medio Oriente, bacini di mercato assolutamente interessanti per l’azienda dei Quattro Anelli.

Lo sviluppo commerciale intrapreso da Audi è in linea con l’evoluzione tracciata dalla classe regina: proprio dal 2026 il produttore tedesco ha annunciato che presenterà solo nuovi modelli elettrici, lasciando i modelli a combustione (per il momento) senza eredi. Si tratta di un investimento da 18 miliardi totalmente concentrato sull’elettrico, che verrà effettuato in parallelo allo studio e alla produzione delle Power Unit di Formula 1 in linea alla nuova era tecnica: addio MGU‑H, in favore di una maggior potenza elettrica prodotta dal solo MGU‑K, più semplice da gestire.
A confermare le ragioni della scelta è stato lo stesso presidente del CdA Audi, Markus Duesmann:
“Il Motorsport è parte integrante del dna Audi. La Formula 1 è al tempo stesso una vetrina globale per il nostro marchio e un laboratorio di sviluppo altamente sfidante”.

La rivoluzione ormai è in atto ed è giusto cedere il posto a chi sa starne al passo. Sarà interessante vedere come Audi riuscirà ad introdursi da neofita in un panorama di team già altamente competitivi. La speranza è che la transizione energetica venga recepita dalla Formula 1 con azioni sincere e davvero utili al duplice scopo, salvare l’ambiente e divertire, non con misure “di facciata”. La grande capacità di innovazione, i fondi a disposizione di Audi e la passione per il Motorsport dei suoi uomini potrebbero aiutare la massima serie a rendere tutto davvero sostenibile.
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