Una prestazione ancora una volta anonima, per una vettura poco performante, che nonostante i corposi upgrade “dimagranti” previsti per il Gran Premio di Austin, attende con trepidazione di lasciare il testimone alla W14, sua erede designata grazie alla quale sia Hamilton che Russell sperano di poter competere, chi nuovamente, chi per la prima volta, per la vittoria.
Numerosi sono stati gli episodi che hanno destato scalpore nel corso del week-end nipponico, la totalità dei quali con protagoniste le due scuderie che, da inizio anno, si sono date battaglia fuori e dentro la pista: la Mercedes, tanto nel singolo appuntamento quanto nell’intera stagione, si pone per l’ennesima volta ai margini, con un bottino di punti scarso sebbene le condizioni fossero particolarmente favorevoli alla guida dei suoi due alfieri.

Con un Lewis Hamilton costretto, anche in quest’occasione, a subire la vista dello scarico dell’Alpine (in questo caso con al volante Esteban Ocon) per la maggior parte dei passaggi sotto la bandiera e un George Russell che non si schioda dall’ottava piazzola rimediata in qualifica, la creatura di Brackley ha riscoperto lo stesso tallone di Achille che, ad oggi, le ha negato la vittoria: le prestazioni povere di competitività dimostrate in rettilineo, tuttavia, potrebbero ora aver trovato una controparte di performance più che sufficienti nelle rimanenti sezioni del tracciato.

A detta di Andrew Shovlin, capo degli ingegneri delle Frecce d’Argento, l’errore commesso dalla sua scuderia è stato alla base, ancor prima di scendere in pista con i visibili presupposti cervellotici: nel corso del consueto briefing settimanale pubblicato sui propri canali social dalla compagine anglo-tedesca, il genio britannico ha ammesso che la scelta di correre con il massimo carico aerodinamico in maniera da regalare al duo di alfieri inglesi un tempo sul giro migliore date le condizioni in cui si sarebbe svolta la gara non ha pagato, a differenza di quanto invece si aspettava il muretto argenteo.
Nonostante la pioggia si sia poi effettivamente presentata alle porte della Formula 1 nella giornata di domenica, gli eventi meteorologici che più volte in passato avevano promosso soprattutto il sette volte Campione del Mondo non si sono rivelati un asso nella manica per il team capitanato da Toto Wolff, che, a distanza da qualche giorno dal fine settimana in quel di Suzuka, rimpiange il non aver preferito un livello minore di downforce.

Piccoli dettagli, questi, che in un mondo rapido e spietato come quello della classe regina non vengono perdonati: con solamente quattro appuntamenti ancora in calendario, infatti, gli otto volte iridati faticano ancora a tenere il passo di chi lì davanti fa un ritmo tutto suo, e vedono quel tanto agognato, ma ancora non agguantato, successo trasformarsi in un piccolo punto di luce a cui aggrapparsi, più per orgoglio che per necessità. La testa, ora, va ad Austin, su un tracciato sul quale la Stella ha trionfato cinque volte se si guarda alle ultime sette edizioni: la sensazione, però, nonostante gli aggiornamenti previsti, è che quest’anno riconfermarsi sarà più complicato che mai, in un 2022 dove nulla è più come prima.
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