Altro giro, stessa corsa: nelle settimane che hanno separato il Gran Premio di Monza da quello di Singapore, le premesse che ruotavano attorno all’ambiente Mercedes, complici le caratteristiche e la conformazione del tracciato asiatico, facevano presagire un risultato importante, sebbene nessuno a Brackley volesse nominare la parola “vittoria”. Eppure, condizioni metereologiche e qualifiche tirate dove sorpassare non è un gioco da ragazzi hanno negato, ancora una volta, il successo al duo britannico.
Marina Bay. Sabato 15 Settembre 2018. La W09 di Lewis Hamilton, nonostante sia a un passo dal regalare al britannico il suo quinto titolo iridato, con dei tempi sul giro nelle prime due sezioni di qualifica mai brillanti sembra non voler rendere semplice il compito a cui è chiamato il suo pilota. Ma è proprio qui che, pochi minuti dopo, verrà scritta una pagina di storia della Formula 1 recente, grazie ad un giro che verrà ricordato per sempre come uno dei più emozionanti e sensazionali della carriera dell’ora sette volte Campione del Mondo: un secondo e tre rifilati al suo tempo precedente gli regalano la pole, a detta sua, “più completa dell’intera carriera”.

A distanza di quattro anni da un periodo ben più florido per la scuderia anglo-tedesca, partire dalla prima piazza la domenica sembrava un’utopia, finchè la W13 non ha messo piede in pista: nonostante i report delle prove libere mostrassero prestazioni altalenanti, la monoposto di Brackley giunge al sabato carica di aspettative che, tuttavia, vengono sgretolate al termine del Q3. Il fuoriclasse di Stevenage, infatti, deve accodarsi alle solite Ferrari e Red Bull, con George Russell eliminato, addirittura, al termine del Q2.

L’alba del nuovo giorno sull’isola non porta con sé buone notizie, con una tempesta tropicale a rovinare i piani del muretto delle Frecce d’Argento: a cogliere in contropiede la scuderia capitanata da Toto Wolff ci ha pensato l’umidità riscontrata sul tracciato, ben maggiore rispetto a quanto ipotizzato a dispetto del team. A contornare il tutto, poi, ci hanno pensato le temperature dell’asfalto, più basse di qualche grado rispetto a quanto sperato dal muretto del duo britannico: tutto questo avrebbe portato, alla fin fine, ad un assetto non particolarmente corretto sulla vettura del numero 44, definita da quest’ultimo over-bilanciata e priva di temperatura sull’anteriore.
A frenare l’attacco quantomeno ad uno dei due gradini del podio maggiormente alla portata, vista la situazione sfavorevole, ci ha pensato anche lo stesso Hamilton, con un errore che raramente abbiamo visto commettere da parte sua: un lungo deciso a parcheggiare la sua auto contro le barriere gli è costato un risultato che sarebbe potuto valere come oro colato sull’onda di entusiasmo che avrebbe portato un riavvicinamento in classifica costruttori nei confronti dei colleghi di Maranello.

Ad oggi, con solamente cinque appuntamenti all’orizzonte e con i contorni della stagione in corso essenzialmente delineati, le possibilità che Mercedes riduca il gap di 66 punti costruito dal Cavallino Rampante sugli ultimi passi falsi della prima sono al livello minimo, ma non c’è tempo per rimuginare sul passato: il Giappone è già alle porte, con un fine settimana che si preannuncia tutto fuorché semplice per gli uomini agli ordini di Toto Wolff. Fermarsi ora non è un’opzione.
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