Nella fantastica cornice del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, ha fatto il suo debutto la terza erede della stirpe Pagani: la Utopia. Una vera e propria “utopia”, appunto, lontana dal significato attuale di automobile, elettrificata e connessa. Prodotta in appena 99 esemplari alla modica cifra di 2,15 milioni di euro, tasse escluse, raccoglie splendidamente il testimone lasciatole da Zonda e Huayra.
È il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano ad ospitare la presentazione ufficiale della nuova hypercar Pagani, auto pronta a scrivere il terzo capitolo della storia automobilistica del brand modenese, intitolato: Pagani Utopia.
“Presentare la nostra nuova vettura a Milano in questa cornice straordinaria del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ha un sapore particolare — commenta Horacio Pagani -. Leonardo è stato molto creativo qui a Milano, credo abbia vissuto un bellissimo periodo in questa città. L’artista ha influito moltissimo nella mia vita fin da quando ero ragazzo, è stato l’ispirazione dei concetti fondamentali di Arte e Scienza che ci guidano nel nostro lavoro. E quindi essere nel museo che porta il suo nome e avere accanto alla nostra auto i suoi disegni originali è per me un’emozione veramente indescrivibile”.
Infatti, proprio per la presentazione della nuova auto di casa Pagani, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana ha permesso che sei disegni originali, dedicati anche gli studi sull’aria, lasciassero temporaneamente i caveau per dare vita alla mostra temporanea ‘Le forme dell’aria: da Leonardo a Pagani Utopia’.
Linee pulite, sinuose e senza tempo. Osservando con attenzione la carrozzeria della nuova Pagani Utopia è possibile notare l’assenza di alcuni elementi presenti, invece, nelle progenitrici: nella parte anteriore spariscono le alette mobili sul bordo del cofano della Huayra, mentre la presa d’aria inferiore presenta un disegno articolato per convogliare al meglio il flusso dell’aria. Non ci sono gli spigoli della Zonda, mentre restano i tipici sottili fari a mandorla come per Zonda e Huayra.
Horacio Pagani aveva pensato all’aerodinamica attiva già nel 1991, molto prima che diventasse prassi. Per la Utopia, il team da lui capitanato ha deciso di optare per portiere che si aprono verso l’alto e non ad ala di gabbiano come per la precedente stradale: per conservare un’armonia estetica, si è lavorato nel fondoscocca per incanalare opportunamente l’aria e spostare la deportanza al 54% sull’asse posteriore. Questo, pensate, le consente di raggiungere i 350 km/h (chiaramente autolimitati). Ed è proprio per questa ragione che Pirelli ha sviluppato gli pneumatici P Zero Corsa, specifici per la Utopia e con misure di 21’‘ per gli anteriori e 22’’ per i posteriori.
Sebbene le prestazioni non rappresentino quel che interessa davvero ai clienti, come ha tenuto a precisare lo stesso Pagani, la Utopia è decisamente un auto veloce. A ruggire sotto il cofano troviamo un motore 6.0 V12 biturbo Mercedes-AMG privo di qualsiasi forma di elettrificazione: una scelta in controtendenza con le principali supersportive moderne, ma perfettamente in linea con la filosofia di pensiero della casa modenese.
“Mercedes voleva che installassimo un V8 biturbo da 1.000 cavalli, con componente ibrida. Tuttavia, un motore del genere avrebbe significato un aumento decisivo del peso e l’impossibilità di montare un cambio manuale – ha sentenziato Pagani – perciò abbiamo insistito per il V12, un motore che Mercedes non produce più. Hanno impiegato cinque anni per progettarlo di nuovo e adeguarlo alle normative ambientali più stringenti”.
L’unità scelta eroga dunque 864 CV e 1.100 Nm di coppia (contro gli 840 CV raggiunti soltanto sulla serie limitata Huayra Imola, ndr), scaricati sulle ruote motrici posteriori tramite un cambio automatico sequenziale a sette rapporti, o, per la gioia dei puristi, manuale con lo stesso numero di marce. Il peso a secco totale della vettura è di soli 1.280 kg.
Niente schermi: entrando nell’abitacolo della Pagani Utopia, ciò che salta agli occhi è infatti la quasi totale assenza di display digitali. Si tratta di una scelta voluta dallo stesso Horacio Pagani che, a seguito dei feedback dei clienti, ha deciso di creare una plancia fatta di soli strumenti e comandi analogici. L’unica connessione con la modernità è lo schermo del cockpit di fronte al guidatore.
Gli interni sono completamente rivestiti in pelle e alluminio, tutti rigorosamente lavorati a mano: ogni elemento è un richiamo al mondo dell’alta orologeria. Le bocchette d’aerazione, inoltre, hanno una forma circolare e sembrano essere quasi sospese sulla plancia. Infine, il cambio manuale con i leveraggi a vista trasforma anche i componenti meccanici tradizionalmente nascosti in capolavori di ingegneria e design.
