A Zandvoort la Scuderia di Maranello regala l’ennesima performance sottotono, complici una vettura non all’altezza di Red Bull e Mercedes e i soliti errori ai box.
Niente di nuovo sotto il sole. Zandvoort certifica quanto precedentemente già segnalato dalla corsa di Spa, ovvero un’inferiorità tecnica che potremmo definire lampante della F1-75 nei confronti della rivale austriaca RB18. Non servono più nemmeno le eccezionali prestazioni sul giro secco di Sainz e Leclerc al sabato per dare delle speranze di vittoria alla domenica. Ciò che più spaventa è che questa perdita di passo gara si scontra anche con il ritmo ritrovato dalle frecce argento di Hamilton e Russell, ormai pronte a capitalizzare e raccogliere i frutti del gran lavoro svolto dai tecnici di Brackley dall’inizio della stagione.
La preoccupazione che investe i tifosi e il management della rossa è ormai quella di dover trovare le armi per difendere quella seconda posizione nel campionato costruttori che di volta in volta viene sempre più insidiata dalla compagine tedesca. Come se non bastasse, continua la saga di errori del muretto Ferrari, ormai minimo comune denominatore delle gare di una stagione al via colma di sogni e speranze, che si sono poi progressivamente infranti contro errori banali e a tratti, in tutta franchezza, imbarazzanti. In Olanda è stato Sainz il malcapitato, chiamato ai box in colpevole ritardo dal muretto, non dando di fatto il tempo ai meccanici di posizionarsi correttamente per effettuare il cambio gomme.
Sembra di trovarsi in una farsa teatrale scritta dallo storico Eduardo Scarpetta. Per chi non lo conoscesse, quest’ultimo è tra i più grandi commediografi italiani che hanno operato a cavallo tra l’800 e il ‘900, e le sue opere sono state spesso interpretate anche da monumenti del grande schermo, uno su tutti Totò. Scarpetta fu il primo in Italia a cogliere la vera essenza della farsa, trasponendo personaggi e situazioni comiche e stravaganti, ma mantenendo al contempo un livello di realismo che permettesse di evidenziare i vizi degli abitanti della sua città natale, Napoli (e più in generale dell’Italia stessa), rendendoli chiaramente visibili proprio per via di un realismo evidente e mai celato.
Come nelle opere di Scarpetta, al box Ferrari si è entrato in un circolo vizioso che fa degenerare personaggi reali ancora certamente pieni di tutte le doti che li hanno portati ad essere lì dove sono, in situazioni farsesche, tragicomiche, da cui non riescono ad uscire e che anzi si aggravano di volta in volta.
In tutto ciò, nonostante le critiche di chiunque, dalla stampa agli addetti ai lavori, dai tifosi della rossa ai semplici appassionati di Formula 1, all’interno della Scuderia sembra si voglia fare orecchie da mercante, fingendo di non sentire ciò che viene espresso da chi comunque, in questi anni, ne ha viste tante.
L’unica differenza rispetto al solito, è che questa volta il team principal Mattia Binotto ha ammesso l’errore, cosa mai accaduta quest’anno, pur giustificandolo. Il problema è divenuto ormai di fondo.
Tutte queste situazioni farsesche che si sono verificate durante l’anno, hanno acceso il riflettore del giudizio su tutto ciò che avviene ai box Ferrari, montando quello che potremmo definire sdegno nei tifosi e incredulità negli addetti ai lavori. Ciò fa sì che in certe situazioni, errori accettabili come quello avvenuto appunto domenica per situazioni contingenti vengano criticati molto pesantemente, forse più della mancanza di prestazioni.
Ora serve che qualcuno prenda di petto la situazione, restituendo serenità a tutti, dagli uomini di potere decisionale che agiscono al muretto a chi opera manualmente all’interno del box. E se per farlo sono necessari cambiamenti, non drastici ma ponderati, quel qualcuno deve prendersi oneri e onori della scelta, per far sì che l’anno prossimo si riparta da zero.
Perché, dopo un po’, vedere in scena sempre lo stesso copione stufa.
Ph. Scuderia Ferrari Press Office ©