Sul tracciato di Zandvoort, la casa del leone, va in scena una gara a fasi alterne dal punto di vista dello spettacolo. Nonostante Virtual e Safety Car, tuttavia, a vincere è ancora una volta Max Verstappen, l’idolo locale, che, sfruttando al meglio una RB18 dominante, torna nuovamente sul gradino più alto del podio, davanti al proprio pubblico. Restate con noi per scoprire i voti di tutti i protagonisti di giornata.
Max Verstappen, voto 10: in questo momento, il binomio composto dall’olandese e dalla sua RB18 è semplicemente inarrestabile, tanto in qualifica quanto in gara. Nemmeno l’ingresso della Safety Car, con conseguenti strategie volte a scombinare le carte nel finale, riesce ad incrinare le sicurezze del Campione del Mondo in carica, che conquista così il secondo successo in due edizioni del proprio Gran Premio casalingo. IL RE LEONE.
George Russell, voto 8.5: in qualifica delude parzialmente le attese, anche a causa della bandiera rossa esposta proprio negli istanti finali in seguito ad un incidente che ha visto protagonista Sergio Perez. La corsa però racconta altro, con il nativo di King’s Lynn che sfodera un passo strepitoso, riuscendo a risalire la china. Risulta infine decisiva la strategia discutibile attuata dalla Mercedes, che sceglie di premiarlo montandogli gomme soft nuove, grazie alle quali Russell riesce a sopravanzare il proprio compagno di squadra e a chiudere secondo. PRESCELTO?

Charles Leclerc, voto 8: ora come ora, più del terzo posto conquistato a fatica, onestamente, non gli si può chiedere. In qualifica sfiora il miracolo, chiudendo a soli ventuno millesimi dal tempo di Verstappen; in gara, invece, deve fare i conti con una F1-75 che, ormai, pare solamente una coppia sbiadita di quella osservata fino a pochi appuntamenti fa. Dire cosa stia succedendo alla Rossa è compito arduo, tuttavia, alla luce di quanto osservato a Zandvoort e a Spa, tenere alto il morale diventa difficile persino per chi, come Charles, dichiara imperterrito di non voler mollare mai. INTRISTITO.
Lewis Hamilton, voto 9: probabilmente, a livello di prestazione pura, quella confezionata in terra olandese è stata la migliore performance stagionale del sette volte iridato della scuderia di Brackley. Ad affossarlo, tuttavia, questa volta è stata la strategia eccessivamente conservativa adottata dagli uomini del suo muretto box, i quali hanno deciso di far rientrare per un pit-stop in regime di Safety Car il solo Russell, condannando di fatto Hamilton al quarto posto. TRADITO?
Sergio Perez, voto 4.5: un week-end disastroso, il suo. Male in qualifica, peggio in gara. Come se non bastasse, oltre ad accusare distacchi difficilmente spiegabili su una pista corta come quella di Zandvoort nel confronto con Verstappen, il messicano si rende protagonista di un autentico blocco di “bottassiana” memoria ai danni delle due Mercedes, con la differenza che, mentre il buon Valtteri si limitava a difendere al meglio delle sue possibilità la propria posizione, Perez ha provveduto addirittura ad alzare notevolmente il ritmo, rallentando oltre modo i piloti impegnati a battagliare con lui. IN IMBARAZZO.

Carlos Sainz, voto 5: se in qualifica era riuscito ad avvicinarsi parecchio al proprio compagno di squadra, altrettanto non si può dire parlando della sua corsa. Lo spagnolo del Cavallino Rampante, infatti, non ha mai trovato il ritmo, risultando decisamente più lento del proprio vicino di box e non solo. A mettergli i bastoni tra le ruote, inoltre, è stato ancora una volta il muretto della Ferrari, che prima lo ha condannato ad un pit-stop clamorosamente lento, per poi, sul finire della gara, regalargli un graditissimo “unsafe release”, motivo di penalità. Insomma, non proprio il massimo. BENE MA NON BENISSIMO.
Scuderia Ferrari, voto 4: nuovo Gran Premio, nuovo disastro. Il trattamento riservato a Carlos Sainz nel corso della prima sosta ai box è l’emblema della confusione che attualmente regna sovrana nei garage degli uomini in rosso. Le strategie, infatti, continuano a fare malamente cilecca, rivelandosi talvolta estremamente dannose, come nel caso sopracitato. Cambierà qualcosa prima o poi? MISTERO.
Mercedes, voto 4: gli strateghi agli ordini di Toto Wolff nello stabilire quale tattica adottare con la vettura di Hamilton sembrano aver preso esempio dai colleghi della Ferrari, replicando quanto fatto da questi ultimi con Leclerc a Silverstone, ovvero un suicidio sportivo. Il sette volte iridato, infatti, è stato abbandonato a sé stesso, in quanto lasciato in pista con gomme medie usate che non gli hanno lasciato scampo. Probabilmente sarebbe stato più corretto lasciare Russell a protezione di Hamilton per consentire a quest’ultimo di scaldare al meglio i propri pneumatici, cosa che nella peggiore delle ipotesi avrebbe consentito comunque ai due piloti di chiudere rispettivamente in terza e in quarta posizione. ABBAGLIO.

Direzione gara, voto 4: come si fa ad optare per una Virtual con Bottas fermo nel rettilineo dei box, quando è chiaro che per il tipo di zona interessata sarebbe stata necessaria una Safety Car? È questa la domanda che ci siamo fatti tutti. In Formula 1 si parla tanto di sicurezza, talvolta anche a sproposito: sarebbe il caso di interessarsi a questo tema quando davvero è importante farlo. CHI PREDICA BENE RAZZOLA MALE.
Sebastian Vettel, voto 4: sebbene avvisato del fatto che una volta lasciata la pit-lane si sarebbe ritrovato davanti ad Hamilton e Perez, in quel momento in lotta tra loro, il buon Seb ha fatto come se nulla fosse, piazzando la sua AMR22 in mezzo alla traiettoria ideale e facendo perdere diversi secondi al nativo di Stevenage. Non il migliore dei comportamenti, non tanto dal punto di vista della sportività, che di certo non manca al tedesco, quanto dal punto di vista dello sport in sé, nei confronti del quale Seb sembra ormai essere sempre più un corpo estraneo. GITA DELLA DOMENICA.
Yuki Tsunoda & AlphaTauri, voto 0: l’atteggiamento mostrato da scuderia e pilota in occasione del ritiro dell’AT02 numero 22 è stato semplicemente vergognoso, una vera mancanza di rispetto verso l’intero contesto in cui si stava svolgendo la gara. In un primo momento, infatti, l’alfiere nipponico aveva parcheggiato la propria monoposto temendo di avere una gomma non fissata correttamente. La squadra, che non era dello stesso avviso, gli ha però intimato di ripartire, motivo per cui, sebbene si fosse slacciato le cinture, Tsunoda ha ripreso la sua corsa, procedendo lentamente verso i box, dove i suoi meccanici avrebbero potuto riallacciargli le cinture. Ultimate tutte le procedure del caso, Yuki è stato quindi rimandato in pista, salvo poi fermarsi pochi metri dopo. Viene allora spontaneo chiedersi cosa volesse fare la sua scuderia rimandandolo in pista: se i problemi tecnici lamentati dallo stesso Tsunoda erano effettivamente reali, gli uomini del muretto non potevano far sì che questo si fermasse subito? E ancora: che senso aveva, a pochi giri dalla fine, rimandare in pista il giapponese, che ormai aveva accumulato un distacco incolmabile? MILLE DOMANDE.
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