Nata per rappresentare il canto del cigno del motore termico della Casa di Hethel, la Lotus Emira si appresta a suggellare passione e meccanica, grazie al fantastico V6 da 406 cavalli, capace di regalare emozioni uniche alla guida.

“The last of its kind”. Uti­lizzi­amo ques­ta parafrasi, ricol­le­gan­do­ci anche al mantra del­la nuo­va Maserati MC20 (the first of its kind), per intro­durvi alla Lotus Emi­ra, ulti­ma endoter­mi­ca del­la sto­ria del brand di Hethel.

Un gioiel­lo chiam­a­to a rac­cogliere il tes­ti­mone di Elise, Exige ed Evo­ra, e a grat­i­fi­care i puristi che desistono dal “silen­zioso guidar” del­la propul­sione elet­tri­ca, e che amano sen­tire anco­ra il rom­bo del motore alle loro spalle.

Ma per capire il pre­sente, bisogna conoscere la sto­ria, in questo caso quel­la glo­riosa del­la Casa di Col­in Chap­man, che riecheg­gia anco­ra oggi in questo nuo­vo mod­el­lo, pun­ta di dia­mante che por­ta avan­ti il carat­ter­is­ti­co uso di motori rel­a­ti­va­mente com­pat­ti, uni­ti alla leg­gerez­za dei cor­pi vet­tura tali da mas­simiz­zare la resa sia in ter­mi­ni di bilan­ci­a­men­to che di aerodinamica.

Ed è pro­prio da qui, che è par­ti­to il lavoro dei tec­ni­ci ingle­si, capaci di plas­mare la vet­tura par­tendo da una cel­lu­la abi­ta­ti­va molto resistente e leg­gera, real­iz­za­ta attra­ver­so l’impiego di estrusi di allu­minio incol­lati tra loro, con un peso di cir­ca 100 kg.

Ele­men­ti impor­tan­ti che regalano alla vista un con­cen­tra­to di ele­gan­za e tec­ni­ca sen­za eguali, per il suo ormai pic­co­lo seg­men­to in cui si inserisce. Ispi­ra­ta alla hyper­car elet­tri­ca Evi­ja, la nuo­va Emi­ra sfog­gia un design con­tem­po­ra­neo, con super­fi­ci scol­pite e linee ben definite.

Risaltano le due prese d’aria sul cofano ante­ri­ore, model­la­to con maes­tria da due tagli che per­me­t­tono di ottimiz­zare i flus­si, che anche nel­la zona del­la fian­ca­ta, riescono ad essere incanalati sino al pos­te­ri­ore. Un con­nu­bio capace di gener­are depor­tan­za con l’incremento del­la veloc­ità, con­sen­ten­do alla Emi­ra di vantare una stra­or­di­nar­ia aderen­za in cur­va, garan­ten­dole pre­ci­sione e rispos­ta sul piano del­la manovrabilità.

Ma veni­amo al cuore pul­sante del­la pic­co­la bel­va bri­tan­ni­ca, che bat­te in bel­la mostra, sot­to il lunot­to in vetro pos­te­ri­ore. Un V6 sovral­i­men­ta­to con V a 60° 3.5 litri ben­z­i­na, dal nome in codice 2GR-FE di orig­ine Toyota.

Un propul­sore dal­la erogazione rego­lare, capace di spin­gere con forza e dol­cez­za al con­tem­po, in gra­do di farvi godere sino ai 7.000 giri. Su di esso, sono inter­venu­ti i tec­ni­ci ingle­si, con mod­i­fiche sia alla aspi­razione che allo scari­co, mon­tan­do can­dele più per­for­man­ti e aggiun­gen­do un olio di diver­sa gradazione, oltre ad instal­lare un com­pres­sore vol­u­met­ri­co Edelbrock.

Mod­i­fiche che han­no per­me­s­so di portare i 280 cav­al­li di parten­za a quo­ta 406, coa­d­i­u­vati da 420 Nm di cop­pia mas­si­ma, per uno 0–100 dichiara­to in appe­na 4,3 sec­on­di e una veloc­ità mas­si­ma supe­ri­ore ai 290 km/h.

Pura libidine per gli aman­ti del­la gui­da, con risul­tati frut­to del peso vet­tura che fer­ma l’ago del­la bilan­cia a 1.450 kg. A scari­care a ter­ra tut­ti questi cav­al­li ci pen­sa il cam­bio man­uale a sei marce, di serie, con innesti più pre­cisi rispet­to ai prece­den­ti mod­el­li, dota­to di movi­men­ti più con­tenu­ti con gli splen­di­di lever­ag­gi del castel­lo in bel­la vista, pro­tet­ti soltan­to da una griglia di plastica.

Ma se tut­to ciò non dovesse appa­gare la vos­tra sete di veloc­ità, sap­pi­ate che sarà in arri­vo un mod­el­lo anco­ra più per­for­mante, dota­to del motore quat­tro cilin­dri 2.0 litri AMG M139 da 365 cav­al­li e 430 Nm di cop­pia massima.

Val­ori che potreb­bero non cat­turare il vostro inter­esse, ma che diven­tano oro se abbinati al cam­bio ad otto marce a doppia frizione, capace di mas­simiz­zare il minor aggravio di peso, oltre a garan­tire una miglior ges­tione del­la coppia.

Il tut­to si tradur­rà in uno scat­to 0–100 km/h in appe­na 4,2 sec­on­di e un val­ore di emis­sioni pari a 199 g/km, minore rispet­to al V6 con i suoi 258 g/km.

Ma la matu­rità del­la pic­co­la nata inglese si ravvisa anche negli interni, capaci di stupire per la cura ris­er­vatagli non appe­na si sale a bor­do. La plan­cia è ben cura­ta, rivesti­ta in pelle, lon­tana anni luce dal min­i­mal­is­mo di Elise ed Exige. Davan­ti agli occhi padroneg­giano i due scher­mi: quel­lo del­la stru­men­tazione, da 12,3 pol­li­ci, e quel­lo touch del sis­tema mul­ti­me­di­ale, da 10,3 pol­li­ci, che dispone delle con­net­tiv­ità Android Auto ed Apple CarPlay, oltre ad un impianto audio deg­no di nota del­la KEF.

Ven­gono man­tenu­ti i tasti fisi­ci prin­ci­pali, come quel­lo per gestire il cli­ma, sep­a­rati dagli altri e più facili da richia­mare all’occorrenza.

Da men­zionare anche la capac­ità di cari­co, che stupisce per un totale, sec­on­do Lotus, di ben 359 litri. Non male, per col­oro che dovran­no divider­si tra un track day e dover fare la spesa.

Ma veni­amo alla doman­da che tut­ti vi starete ponen­do. La pic­co­la bel­va d’oltremanica, infat­ti, non scende a com­pro­mes­si nem­meno nel prezzo.

Infat­ti, per pot­er­si portare a casa la Type 131, è nec­es­sario sbor­sare una cifra di poco supe­ri­ore ai 102.000 euro nel­la vari­ante First Edition.

Porsche Cay­man e Alpine A110 sono avvisate: la terza inco­mo­da è in arrivo.

Ph. Lotus ©

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