In Francia, la Ferrari ha vissuto un altro week-end complicato, che ha visto sfumare una possibile vittoria per l’incidente di Leclerc ed un possibile terzo posto per una scelta strategica fatta sul filo del rasoio. A tal proposito, la domanda che tutti ci poniamo è: Carlos Sainz sarebbe potuto arrivare in fondo con le gomme medie mantenendo il terzo posto? Scopriamolo insieme.
In tanti si domandavano se Sainz fosse l’uomo giusto per la Ferrari, soprattutto dopo una prima parte di stagione altalenante. Ai più, che gli rimproverano un eccesso di zelo in battaglia, il madrileno ha risposto per le rime lo scorso week-end, sfoderando sorpassi eccezionali per tutta la gara. Proprio nel compiere uno di questi capolavori ai danni di Perez, è arrivata la chiamata dai box, con la voce di Adani che risuona ancora nella mente di Carlos: “Box, box confirmed, box confirmed”.

Ovvia la risposta negativa di uno stizzito Sainz, che stava cercando in tutti i modi di sopravanzare il coriaceo messicano e che gli era, di fatto, ormai affiancato.
Il pit arriverà lo stesso, il giro successivo, nonostante il parere non concorde del pilota. Carlos sarebbe voluto infatti rimanere in pista per tentare di mantenere il terzo posto, consapevole che con la sosta gli sarebbe stato impossibile andare poi a riprendere gli altri due. Lo stesso figlio d’arte aveva chiamato la sosta qualche giro prima, per le difficoltà nell’avvicinare Checo, salvo poi ricredersi una volta ingaggiato con la Red Bull.
Rueda e il pit-wall hanno invece deciso diversamente, nonostante l’ex pilota McLaren abbia dimostrato svariate volte di avere un ottimo senso tattico e di “sentire” la monoposto in maniera eccezionale, basta ricordare il Gran Premio di Monaco, dove la sua intuizione di non fermarsi a montare le gomme intermedie gli avrebbe fatto vincere la corsa, se non avesse trovato il traffico della Williams di Nicholas Latifi nel giro di rientro.

La domanda che tutti ci siamo fatti lo scorso week-end, e che continuiamo a porci è: Carlos sarebbe potuto arrivare in fondo con le stesse gomme mantenendo il terzo posto? Proviamo a dare una risposta a questo quesito, partendo dal presupposto che non siamo in grado di dare una risposta certa, non essendo in possesso dei dati relativi all’usura delle gomme, le loro temperature e tutto il resto, ma potendoci basare soltanto sui tempi sul giro e sul paragone con altri piloti.
Sainz ha superato Perez al giro 41, quando ne mancavano esattamente dodici al termine, ed è rientrato ai box per l’ultimo cambio gomme il giro successivo, quando le sue gomme avevano sulle spalle 24 giri.
Dal giro 32 al giro 38, ovvero quando il distacco tra le due monoposto si è ridotto tanto da avere un’influenza sul passo dei piloti, Sainz girava tra il minuto e 37.9 e il minuti e 38.5, prendendo come riferimento il migliore e il peggior giro nell’arco di tempo, senza segnali evidenti di drop o cali eccessivi di performance delle gomme.

Per capire il comportamento della mescola, prendiamo come metro di paragone Pierre Gasly, che come Sainz ha fatto il primo pit stop al giro 18 in regime di Safety Car, arrivando poi fino in fondo senza più fermarsi. Proprio al trentottesimo giro, il francese tira fuori uno dei migliori tempi dello stint, in 1:39.234, senza poi avere un calo di performance, tanto che, facendo la media aritmetica dei giri che vanno dal 38 al 49, ovvero quando la gara è entrata in regime di Virtual Safety Car, il risultato è 1:39.573.
L’incredibile costanza di passo di Gasly, lascia quindi intendere che non ci sarebbe stato un calo di prestazione tale da far sì che Carlos rischiasse qualcosa, anche a livello di tenuta fisica della gomma, considerando anche il fatto che, una volta ripresa la corsa, il pilota francese abbia abbassato il ritmo di sette decimi.
Ora, constatato che seppur su due vetture diverse ma in condizioni identiche, il drop della gomma che spaventava il muretto Ferrari non era, per i dati in nostro possesso, neppure probabile, cerchiamo di capire cosa sarebbe potuto succedere se Sainz fosse rimasto in pista. Proviamo quindi ad applicare quindi ai suoi tempi, il delta emerso dal calcolo della media dei tempi di Gasly, ovvero tre decimi e mezzo.
Il risultato porterebbe i tempi del madrileno ad essere addirittura più lenti, anche se di poco, rispetto a quelli messi a segno dal messicano, che, spinto alle sue spalle da George Russel, ha girato con una media di 1:38.268 dal giro 43 all’ingresso della VSC, ovvero circa gli stessi tempi messi a referto da Sainz prima che raggiungesse Perez in pista.

Di fatto, possiamo concludere che, seppure il degrado della gomma media non fosse così accentuato, risulta alquanto improbabile che Sainz avesse potuto arrivare ad ottenere un distacco dal terzo posto di oltre cinque secondi, tale da permettergli di concludere il Gran Premio sul podio, anche sommando i cinque secondi di penalità al tempo finale.
Questa volta, nonostante i dubbi iniziali, sembra proprio che in Ferrari abbiano fatto la scelta giusta, permettendo a Carlos di ottenere il massimo, considerando anche il punto addizionale assegnatogli per aver registrato il giro più veloce in gara, togliendo anche, per quanto ormai conti poco, un punto al bottino del leader Max Verstappen.
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