Verstappen vince il Gran Premio di Francia, nella domenica da dimenticare di Charles Leclerc, uscito di scena per aver perso il controllo della sua F1-75. Completano il podio le Mercedes di Hamilton e Russell, mentre Sainz chiude quinto, dopo una prestazione di sorpassi e penalità da scontare.
Un’altra occasione per puntare in alto. Un’altra pole position che deve essere tramutata in vittoria. A Le Castellet, Charles è chiamato ad ottenere il massimo, perché dalla notte rossa nel deserto son già trascorsi 4 mesi, perché rendere più pesante la saccoccia dei punti serve ad andare in vacanza col cuore più leggero.
Due punte contro una, due Tori contro un Cavallino. E si parte. Leclerc scappa, mentre Lewis inaugura il suo trecentesimo Gran Premio mangiando Perez e piazzandosi terzo e Sainz, dal fondo, sale in sedicesima posizione. Ocon non comincia bene la gara di casa, beccandosi 5 secondi di penalità per il contatto con l’AlphaTauri di Tsunoda poco dopo il via. Il Campione del Mondo in carica come un’ombra segue il ferrarista, tenta l’attacco, tenendolo sotto pressione, facendosi vedere, istigandolo all’errore, al volante di una RB18 veloce come un razzo. Mentre l’inquadratura è ferma al duello tra i due, Sainz è dodicesimo.
13 su 53. Charles si toglie dalla zona DRS, la F1-75 numero 55 entra in quella dei punti e Russell, quinto, si avvicina a un Perez che non riesce in alcun modo a prendere la Mercedes di Hamilton. La gomma della rossa monegasca inizia a mostrare del blistering, mentre al sedicesimo giro Verstappen entra ai box, montando la gomma bianca, per rientrare nel traffico alle spalle di Norris e in settima posizione, per poi passarlo appena un giro dopo. Sainz passa Ricciardo, ed è nono. Diciottesimo giro e improvvisamente, la Ferrari di Charles viene inquadrata contro la barriera. Un errore, un urlo di rabbia, e tutto finisce. È Safety Car.
La corsa riparte, con Verstappen, Hamilton, Perez, Russell, Alonso e la rossa superstite di Sainz in quinta posizione ma con 5 secondi di penalità comminata per aver ostruito il passaggio della Williams in pit lane dopo la sua sosta. Trentesima tornata, e Sainz è autore di un sorpasso coraggioso alla Signes su Russell: è quarto, e ora va a caccia del messicano della Red Bull. I successivi dieci passaggi non mescolano le carte in tavola, fino a quando Carlos attacca, ci prova, resiste, ritenta e porta a casa un soprasso straordinario. Arriva anche Russell, che tocca il messicano, mentre Sainz entra ai box per scontare la penalità e, forse, per togliere il punto addizionale a Verstappen.

A tre giri dal termine, è Virtual Safety Car per il ritiro di Zhou, e il trenino composto da Verstappen, Hamilton, Perez e Russell, si ricompatta. E il britannico passa la seconda Red Bull. Due Mercedes a podio, con Sainz quinto davanti ad Alonso, Norris, Ocon, Ricciardo e Stroll a chiudere la top 10.
“Sono al livello più alto della mia carriera. Ma se faccio questi errori essere a un livello alto non serve a niente. Pensavo che la radio fosse spenta, altrimenti quell’urlo me lo sarei tenuto per me. Se a fine anno perdo il mondiale per 32 punti, è colpa mia”.
Queste parole, però, sono tutto quello che resta. Quello che resta di una domenica in cui poteva esserci tutto, per Charles. E invece, non c’è stato niente.
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