Il ritorno in terra inglese per Mercedes si è rivelato, dal punto di vista dello spirito, estremamente prolifico, con il secondo podio consecutivo e un passo che sembra essere tornato agli albori della sua competitività. La W13 pare abbia imboccato la strada per l’ascesa definitiva, ma nessuno in casa della Stella osa dirsi completamente soddisfatto: il gap non è ancora stato colmato e il ritorno alla vittoria non è scontato.
Il Gran Premio di Gran Bretagna, conclusosi da qualche giorno, ha marcato il ritorno sulla pista di casa di entrambi i piloti Mercedes: 400.000 persone per l’intera durata del fine settimana sono accorse sulle tribune per applaudire e acclamare i due ad ogni occasione disponibile e siamo sicuri che l’appuntamento più vecchio in calendario non le abbia deluse. È stata una domenica ricca di emozioni e colpi di scena, non priva di polemiche, ma che ha regalato agli spalti gremiti un week-end da ricordare.
Dopo due giorni di pioggia e di clima tipicamente inglese, le speranze degli alfieri delle Frecce d’Argento di riuscire a conquistare un risultato importante (lungi da chiunque pronunciare la parola “vittoria”, un po’ per scaramanzia, un po’ perché la fiducia non è ai massimi storici) sembravano essere state vaporizzate con l’arrivo della sessione di qualifiche, dove ci si aspettava un passo estremamente migliore, ma che ha visto Lewis Hamilton e George Russell aggiudicarsi rispettivamente la quinta e l’ottava piazza per il giorno seguente; nulla di straordinario se si pensa agli eventi passati. Eppure a prevalere la domenica sono la grande esperienza dell’uno e il pronto intervento dell’altro.
Poco dopo lo spegnimento dei semafori, infatti, abbiamo assistito ad una partenza fulminante del sette volte iridato: tuttavia, a fare grande rumore è l’incidente agghiacciante che coinvolge diversi piloti, tra cui Guanyu Zhou che, dopo aver percorso l’intera via di fuga capovolto nell’abitacolo, termina la sua corsa contro le barriere a pochi metri dai tifosi sulle tribune. E anche se il sabato del giovane pupillo di King’s Lynn non è stato dei migliori, il suo gesto in seguito al mostruoso impatto vale più di ogni prestazione: una corsa verso la vettura distrutta per sincerarsi delle condizioni del collega è il primo pensiero a riempire la testa di Russell che, a dispetto della sua giovane età, ha dimostrato a tutti quali valori dovrebbero prevalere nello sport che tanto amiamo.

Eppure, l’uomo che il pubblico britannico stava aspettando dal venerdì precedente si prende tutta la scena: il sette volte Campione del Mondo intrattiene e diverte i suoi sostenitori per l’intera durata del Gran Premio a suon di giri veloci e battaglie mozzafiato, frutto di una monoposto che, mai come questa settimana, si è sentita a proprio agio sull’asfalto. Il terzo posto del nativo di Stevenage porta addirittura con sé dell’amaro per ciò che sarebbe potuto essere se non fosse stato per qualche piccolo errore di chiamata: alla base di questo risultato, però, troviamo settimane di duro lavoro e sacrificio che Andrew Shovlin, capo degli ingegneri di pista della Stella, ha voluto commentare così:
“Nelle prime gare stavamo letteralmente lottando per sopravvivere. E mentre i nostri problemi di rimbalzo hanno giustamente suscitato molto interesse nelle prime corse, perché eravamo nella parte peggiore del gruppo, se guardate alle nostre performance a Silverstone, credo che in realtà Mercedes sia vicina alla parte migliore della griglia: non siamo certo i migliori, ma siamo ben lontani dall’essere i peggiori. Non sappiamo se potremo lottare per il secondo posto nel campionato, ma non escludiamo di lottare per il primo, anche se sembra sempre più un’ipotesi remota. Stiamo andando avanti a pieno ritmo per cercare di sviluppare questa vettura e di entrare nella lotta, perché è di gran lunga la cosa più importante: dimostrare che siamo in grado di risolvere questi problemi”.

La fiamma nel box d’argento, dunque, sembra essere tutto tranne che affievolita: la piena coscienza di ciò che una coppia di piloti affiatata e dedita può conquistare quando aiutata da un mezzo affidabile è esattamente ciò che serviva alle donne e agli uomini di un team che, dopo una prima parte di stagione poco promettente, pare sia tornato ad adottare l’attitudine necessaria per non affondare e risalire le acque anche quando tutto rema contro.
L’ennesimo scoglio da affrontare, ora, è il rientro nella tana del nemico: 50.000 orange sono attesi per l’ormai prossimo Gran Premio d’Austria e l’atmosfera si preannuncia infuocata. È necessario, tuttavia, trasformare questa variabile presumibilmente nemica in carica agonistica se si vuole cavalcare l’onda dell’entusiasmo frutto delle ultime settimane e approfittare dell’ambiente disteso per fare uno sgambetto tanto agli avversari quanto alle idee costruite a partire dagli scorsi mesi. Il ritorno a casa non sta, infatti, ad indicare un luogo fisico: deve essere rappresentato dalla riappropriazione di quel gradino talmente alto da sfiorare il cielo, perché quella è la casa a cui ambire se si vuole essere vincenti.
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