Sono stati dolori nel box argenteo nel corso di questo week-end azero dal sapore dolceamaro: un terzo ed un quarto posto insperati alla vigilia del Gran Premio di Azerbaijan, costituiscono il bottino portato a casa dai due alfieri del team di Brackley a un costo, però, davvero alto. L’ombra del porpoising si ingigantisce sulle teste del duo inglese di appuntamento in appuntamento, mostrando visibilmente i segni del proprio passaggio tanto sul veterano del team quanto sul giovane pupillo di King’s Lynn.
“Ci spiace tu debba guidare questa cassa di merda”.
Sta in queste parole forti e cariche di significato il clima che si respira da mesi ormai all’interno dell’ambiente Mercedes: esasperazione portata non tanto dai risultati ben al di sotto delle aspettative, quanto dall’amara constatazione del non essere riusciti, per l’ennesima volta, ad emarginare un saltellamento che non accenna a diminuire, ma anzi sembra aumentare le problematiche ad esso legate di volta in volta. Dopo l’anonimo fine settimana in terra monegasca, gli uomini della Stella non si aspettavano notevoli miglioramenti nello spostarsi sul secondo circuito cittadino in calendario, tanto imprevedibile quanto distruttivo se si pensa alle caratteristiche ben note della W13.
In preparazione a quanto sarebbe avvenuto sulle strade di Baku, la fazione capitanata da Mike Elliott che si occupa dello sviluppo della vettura nel corso della stagione ha apportato alla creatura nativa di Brackley una piccola modifica: è stata, infatti, osservata la presenza di un supporto di carbonio sul profilo alare che comprende il cono anti intrusione, nel punto in cui, a inizio anno, molti hanno contestato la sfumatura sospetta del regolamento sfruttata dagli ingegneri delle Frecce d’Argento. L’obiettivo principe di tale introduzione era, ovviamente, quello di limitare le vibrazioni, causa del saltellamento in rettilineo sofferto da Lewis Hamilton e George Russell: evidentemente, però, i calcoli fatti in fabbrica si sono dimostrati errati.

A pagarne le spese sono stati schiena e collo di chi, in quell’abitacolo stabile come gelatina, ci ha corso per 51 giri, da andare a sommare alle due giornate precedenti di bouncing senza sosta: nonostante le immagini di un sette volte iridato che a fatica si tira fuori dalla sua fedele ma, allo stesso tempo, infame compagna di viaggio, i commenti puntigliosi degli avversari che hanno definito la sua una farsa volta a spronare la Federazione Internazionale a cambiare il regolamento a loro favore non sono rimasti senza risposta. A prendere le difese dei suoi piloti, imperturbabile come suo solito, è stato Toto Wolff, che ha voluto affrontare l’acerrimo nemico in pista, Christian Horner, nell’ennesima battaglia a colpi di dichiarazioni intrapresa dai due:
“Alzare la vettura? Lo faremmo, ma non funziona per noi. Ad alta velocità, le gomme sono come degli ammortizzatori, dei veri e propri tamponi. Fanno sì che il telaio non si rompa. Anche se alzassimo il fondo, il saltellamento rimarrebbe da qualche parte. (…) La situazione per i piloti? Ci hanno detto di non riuscire nemmeno a vedere bene la curva prima del punto di frenata. Abbiamo scoperto che le forze che agiscono sul loro corpo sono di circa 6G: questi si concentrano sulla colonna vertebrale e sui fianchi, ma colpiscono anche la testa”.

Pare, dunque, che anche i vertici di casa Mercedes si stiano, col tempo, arrendendo al fatto che il progetto portato in pista per l’anno corrente abbia poco margine di progresso, dal momento che anche le soluzioni più ovvie alle difficoltà affrontate in queste settimane non soddisfano a sufficienza chi di dovere. Lo sguardo desolato dei membri della compagine della Stella ora è volto all’estremo quasi opposto del globo, dove, tra meno di una settimana, la Formula 1 farà il suo ritorno in quel di Montreal, dopo due anni di assenza forzata dalla pandemia. L’albo d’oro del tracciato costruito sull’isola di Notre-Dame ci mostra come, nelle edizioni passate, a conquistare la vittoria sia stato, ben sette volte su dodici, l’attuale vice Campione del Mondo con le antenate della stessa vettura che adesso lo tormenta. Urge, ora, una reazione diversa alle batoste che giungono sia dalle avversarie che dall’interno della propria fetta di paddock se non si vuole finire attaccati alle spalle, nella miriade di sensi disponibili, e finire al tappeto senza aver nemmeno tentato.
Ph. Mercedes-AMG PETRONAS Formula 1 Team ©
Chi è più bravo nella politica sporca vince! Ed è quello che è successo in questi lunghi 7 anni! Ci sarebbero molte cose da rivedere ma non si può purtroppo. E’ per questo che la formula uno ha perso molto della sua credibilità, dentro a quel pentolone burocratico ci son troppe mele marce!