Una prima uscita, quella andata in scena sotto il cielo stellato del Bahrain, che ha mostrato luci e ombre alle donne e agli uomini di casa Mercedes. Nonostante il terzo posto conquistato da Lewis Hamilton e il quarto di George Russell, sembra proprio che la W13 fatichi a contenere l’esuberanza di quelle che si sono confermate le prime due forze del campionato, una Ferrari ritrovata e una Red Bull con grandi problemi di affidabilità.
Il week-end della Mercedes aveva consegnato risultati contrastanti sin dalla prima giornata di libere, con dei tempi relativamente alti rispetto a quelli delle rivali dirette. Le tre sessioni di prove, infatti, hanno mostrato la tendenza più o meno già osservata durante le due sedute di test invernali: tanto porpoising e il nuovo design innovativo, quasi privo di pance, che non porta i risultati registrati al simulatore.
In un paio di occasioni, tuttavia, entrambi i piloti sembrano reagire, regalando a tratti dei settori viola che fanno ben sperare il muretto argenteo e che, allo stesso tempo, portano gli avversari a credere che la squadra tedesca abbia nuovamente bluffato per l’intera pausa. Questo piccolo lampo di positività viene però smorzato in qualifica: nel corso del sabato pomeriggio non c’è spazio per la finzione. La congrega capitanata da Toto Wolff, infatti, non riesce a mettere in bisaccia un posizionamento più alto che il quinto posto di Lewis Hamilton il nono piazzamento di George Russell.
Nella prima domenica di gara, la storia non cambia: nonostante la buona partenza di Hamilton (che lo fa risalire di una posizione al termine del primo giro), il numero 44 ammette via radio al suo ingegnere di pista, Peter Bonnington, di non riuscire a contrastare la velocità in rettilineo della F1-75 e delle vetture della scuderia del Campione del Mondo in carica che si trovano di fronte a lui.
Russell, dal canto suo, recupera in fretta due posizioni, piazzandosi davanti ad uno straordinario Kevin Magnussen. Al decimo giro, il campione inglese apre le danze in pit lane, montando, a sorpresa di tutti, la mescola più dura tra quelle messe a disposizione da Pirelli: lo stesso fa il numero 63, pochi giri dopo: una scelta, questa, che si rivelerà subito non azzeccata, con Lewis che finisce lungo all’uscita dai box ed entrambi i piloti che non riescono a mandare in temperatura la gomma. Dopo tre soste e 55 passaggi, è un problema che affligge entrambe le monoposto di Milton Keynes a regalare, con un po’ di fortuna, il podio al vice Campione del Mondo, seguito dal nuovo collega.
Sensazioni contrastanti, quindi, quelle emerse in casa della Stella a tre punte nel primo dei 22 (presto 23) appuntamenti di questa nuova era della Formula 1: una performance sviluppatasi nella terra di nessuno, contornata dal fatto che gli ultimi sei piloti a prendere la bandiera a scacchi fossero tutti motorizzati Mercedes. Quel che è certo, è che meccanici e ingegneri avranno tanto su cui lavorare durante questa settimana che ci separa dal prossimo Gran Premio dell’Arabia Saudita, che, l’anno scorso, aveva visto un Lewis Hamilton scoppiettante conquistarsi la vittoria che lo ha portato a battersi ad armi pari con Max Verstappen ad Abu Dhabi.
Che le Mercedes possano ricominciare a fare male agli avversari, ancora una volta, dal caldo arabico?
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