“Mi viene da vomitare. La condotta di Charlie Whiting ha portato alla morte di mio figlio, eppure non fu mai messo in discussione. Con Masi sono stati molto meno clementi, solo per essere stato arbitro di un Gran Premio”. Le parole di Philippe Bianchi, padre di Jules, non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Fanno riflettere, fanno abbassare gli occhi. In un silenzio carico di vergogna.
“Ogni tanto, la domenica, mi chiedo chi me lo faccia fare, quando mi reco su un circuito per correre come un imbecille senza sapere se poi alla sera tornerò a casa”. Parlava così il Campione del Mondo con la Ferrari, Jody Scheckter, nel lontano 1979. Eppure, il tema della sicurezza ha sempre svolto un ruolo da protagonista in questo romanzo lungo 70 anni. Numerosi gli episodi che hanno portato alla perdita di giovani talenti: tra questi il mai dimenticato Jules Bianchi, pilota francese pronto a mettersi al volante di una monoposto del Cavallino. Ma il fato, purtroppo, aveva in serbo per lui qualcosa di diverso. Ma facciamo un passo indietro.
È il 5 Ottobre del 2014. Sulle strade del circuito di Suzuka si respira, come ogni anno, un’atmosfera carica di tensione, mista all’umidità caratteristica dell’autunno giapponese. La direzione gara è in apprensione per le condizioni metereologiche che minacciano di sconvolgere il programma domenicale: il tifone Phanfone sta risalendo pericolosamente le coste dell’isola nipponica. Dopo aver valutato con attenzione le diverse opzioni, il Gran Premio prende comunque il via, ma sotto regime di Safety Car. Nonostante le difficoltà, le Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg sembrano dirigersi verso quella che sarà l’ennesima doppietta per le Frecce d’Argento. Al termine del 60° giro previsto, a tagliare il traguardo in prima posizione è il campione di Stevenage.
L’attenzione di tutti è però rivolta verso la Marussia numero 17. Al quarantatreesimo passaggio, infatti, Adrian Sutil perde il controllo della sua Sauber motorizzata Ferrari alla curva Dunlop, l’ultima di una delle sezioni più complicate dell’intero circuito. L’automobile del tedesco scivola sull’asfalto bagnato e finisce la sua corsa sul lato della pista, andando a colpire le barriere. Da questo punto in poi, la procedura necessaria prevederebbe l’ingresso della vettura di servizio per permettere lo spostamento dell’automobile incidentata in condizioni di sicurezza. Per qualche motivo, tuttavia, questo non avviene: al posto della Safety Car, ad entrare sul circuito è una gru addetta a rimuovere la Sauber danneggiata. Una distrazione, questa, che solamente 5.807 metri dopo porterà al primo incidente fatale nel mondo della Formula 1 dal Gran Premio di San Marino del 1994, che aveva aggiunto al paddock celestiale il leggendario Ayrton Senna.
Ad uscire fuori strada questa volta è Jules Bianchi. La Marussia, alla cui guida si trova il talento francese, perde aderenza a causa delle pozzanghere che costellano il tracciato di Suzuka. Quella che però gli si para davanti alla fine della sua corsa è una sorte totalmente opposta rispetto a quella toccata al collega alemanno.
A quasi otto anni di distanza, non si riportano episodi fatali nella classe regina, soprattutto grazie alle misure di sicurezza che, anno dopo anno, si fanno più rigide e perentorie. Ciononostante, Philippe Bianchi, padre di Jules, è tornato recentemente a ribadire come il continuo scarico di responsabilità seguito ai fatti di Suzuka non abbia fatto riscontrare la stessa rilevanza rispetto alle vicende del Gran Premio di Abu Dhabi dell’anno passato.
“Quando vedo l’enorme polemica che ha portato al licenziamento di Michael Masi, che ha sicuramente privato Lewis dell’ottavo titolo, non posso che stupirmi della clemenza che tutte queste stesse persone hanno mostrato durante la farsa guidata all’epoca da Charlie Whiting che ha portato alla morte di mio figlio Jules. Tante domande andrebbero poste. Ognuno accetta la propria coscienza, ma è impossibile non voler vomitare. Buonanotte a tutti. Jules, non ti dimentichiamo mai. Per sempre con amore”.
Per sempre, con amore. Vogliamo ricordarti così, Jules, e in nessun’altra maniera. Non importa se i responsabili abbiano subito o meno conseguenze proporzionate a quello che ti hanno tolto, a quello che ci hanno tolto. Per noi, ti troverai in ogni istante in quella piccola parte di cuore nascosta, che spesso rischiamo di dimenticare, ma che è necessario riportare alla memoria di tanto in tanto.
Ph. Marussia / Daimler AG ©
R.I.P. ??❤