La tanto attesa RB18 si è mostrata, finalmente, nella sua veste definitiva, calamitando tutta l’attenzione su se stessa per un concentrato di novità che lo staff di Adrian Newey ha preferito tener nascosto fino al via dei test di Barcellona. Addentriamoci, dunque, nell’analisi della vettura partorita dal team del geniale ingegnere in forza alla Red Bull.
Adrian Newey, si sa, è una tra le personalità più ammirate e acclamate non solo della Formula 1, ma di tutto il panorama delle competizioni automobilistiche. La sua capacità interpretativa costituisce un autentico oggetto di studi e porta sempre ad immaginare su quale riga del regolamento o dettaglio tecnico andrà a soffermarsi nel prossimo futuro.
Per tale ragione, la presentazione della showcar che anticipava la livrea della futura RB18 ha lasciato un forte amaro in bocca, spegnendo parte dell’entusiasmo riposto nell’evento. Tuttavia, si è trattato unicamente di rimandare l’attesa all’inizio dei test che, grazie anche alla puntualità dei fotografi, ha permesso di rivelare le forme della vettura firmata Red Bull in tutta la loro sensazionale natura.
Partendo dal frontale, la nuova nata della scuderia anglo-austriaca presenta un alettone a quattro profili fortemente improntati alla generazione dell’effetto outwash, con un main-plane “a cucchiaio”, collocato ad di sotto del cono frontale che è, a sua volta, dotato di una forma molto stretta, smussata e sulla quale trova spazio il classico foro di ventilazione che, in maniera simile a quanto operato da altri, svolge anche una funzione di riduzione del ristagno del flusso altrimenti tipico di quell’area. Immediatamente alle spalle si presenta un caratteristico sistema cinematico di tipo pull-rod che, per quanto concettualmente simile a quello già visto sulla McLaren MCL36, presenta un triangolo superiore estremamente inclinato verso il retro, probabilmente al fine di gestire appositamente, e con diverso obiettivo, i flussi che investono la zona.
Completamente inedita e innovativa è la porzione centrale della vettura, che apre, con la sua architettura interamente nuova, ad una terza filosofia tecnica e interpretativa in materia regolamentare. Basandosi sempre sui medesimi concetti di gestione dell’outwash e dell’effetto Coanda già introdotti dalla AlphaTauri AT03, essa espande tali definizioni mediante una serie di raffinatezze mai viste e che puntano a migliorare l’adesione dei flussi attorno a delle pance particolarmente elongate e scolpite attraverso le quali convogliare quanta più aria possibile verso la zona del diffusore. Nello specifico, la RB18 crea due canali di scorrimento distinti e separati attraverso una apposita canalizzazione costituita dal prolungamento della porzione inferiore dell’imbocco della pancia, potenziando contemporaneamente gli effetti sopracitati nella parte sottostante ed evitando deleteri rimescolamenti che ne ridurrebbero l’efficacia.
Ma non è tutto.
Al fine di recuperare parte dei benefici perduti con la messa al bando dei bargeboard, lo staff di Newey ha provveduto a modellare delle doppie paratie verticali, le cosiddette “floor fences” collocate ai lati dei cassoni di aspirazione del Venturi, nonché a fornire delle sagome squadrate, rivolte verso l’esterno, ad elementi quali il supporto longitudinale dello specchietto, ora assimilabile a un vero e proprio deviatori di flusso e allo specchietto stesso, dotato di un chiaro taglio obliquo se osservato dall’alto. Interessante è anche un dettaglio della fiancata che, dotato di una forma semicilindrica con ampio smusso frontale, potrebbe tanto assolvere alla funzione di soffiaggio del flusso caldo della pancia, quanto a quella di nolder utilizzato per favorire l’adesione dei filetti fluidi lungo la fiancata o, ancora, alla più semplice attività di sensore. Tutte soluzioni, queste, che potrebbero tutte essere copiate dal resto dello griglia, qualora dovessero rivelarsi vincenti.
Degno di interesse e originale è anche il retrotreno. Dotato di sospensioni posteriori push-rod che permettono di adottare un diffusore a maggior angolo di rampa, sfoggia un estrattore privo dei tagli laterali finora visti sulle monoposto della concorrenza, Ferrari e Mercedes su tutti, a cui si somma una doppia beam-wing ben più elaborata di quelle utilizzate sugli esemplari rivali appena citati, peraltro accompagnate da due generatori di vortici ad estensione orizzontale e che, in posizione pressoché verticale, promettono di agevolare l’estrazione dell’aria dal fondo. Di modeste dimensioni è, infine, lo sfogo dell’aria, che consente il passaggio anche dello scarico principale e di quello della singola valvola wastegate e attorno alle quali si stringe un supporto monopilone che integra il sistema di azionamento del DRS.
Funzionerà? Sarà in grado di riportare il Mondiale Costruttori nuovamente nelle mani della compagine di Milton Keynes? Come sempre, è troppo presto per saperlo. Per ora, però, non resta che ammirare l’ennesimo capolavoro di inventiva firmato da quel genio sempreverde, chiamato Adrian Newey.
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