Per descrivere la Mercedes W11, potremmo utilizzare un numero infinito di aggettivi. Potremmo essere banali e dire che è stata veloce e dominante, oppure ricordarla come incredibilmente raffinata ed estrema, ma, nel 2020, la nuova nata di Brackley era molto più di tutto ciò: era semplicemente imbattibile.
Le aspettative per il Mondiale 2020 erano estremamente alte. Molti degli addetti ai lavori, prevedevano una serrata lotta a tre per le posizioni di vertice, tra Ferrari, Mercedes e Red Bull. Ci si aspettava che sia la scuderia italiana che quella anglo-austriaca, avrebbero finalmente colmato il gap con il team di Brackley, potendo regalare quindi agli appassionati grande spettacolo. Anzi, secondo alcuni, Mercedes sarebbe stata addirittura costretta ad inseguire i rivali. La realtà, però, ben presto si rivelò completamente diversa. Siamo a Barcellona, sul tracciato del Montmelò, classica sede dei test pre-stagionali della Formula 1. Durante la messa in onda di una ripresa on-board della vettura di Hamilton, si vede chiaramente che il volande della monoposto numero 44 si muove avanti ed indietro. Sgomento generale.
“E adesso cosa si sono inventati questi?”
È questa la reazione generale del paddock. La risposta arriva prontamente: si tratta del DAS o, più precisamente, del Dual Axis Steering. In altre parole, la scuderia di Brackley aveva escogitato un sistema tale per cui, andando a cambiare la posizione del volante, si andava a modificare la convergenza degli pneumatici anteriori. In particolare, nel momento in cui il volante veniva tirato in direzione del pilota, si passava ad un angolo di convergenza positivo, il quale permetteva di ridurre la superficie di contatto tra gomma e asfalto, riducendo così la resistenza aerodinamica e conseguentemente ottenendo un vantaggio prestazionale. Una trovata semplicemente geniale, che, oltre a garantire un vantaggio in termini di prestazione, aiutava i piloti a mantenere sempre la corretta temperatura di utilizzo delle gomme.
Tuttavia, non era il solo DAS a rendere la W11 una vettura straordinaria. Le varie componenti aerodinamiche, infatti, erano state studiate alla perfezione: un vero e proprio vestito d’alta classe cucito su misura. Il musetto, nella sua forma stretta ed allungata, prevedeva la presenza di un profilo del cape sottostante, che aiutava ad indirizzare il flusso verso i bargeboard, i quali aumentavano la velocità e indirizzavano lo stesso verso il fondo, che di conseguenza riusciva a generare un carico aerodinamico superiore alla concorrenza.
Fondo vettura che, anch’esso, era stato studiato sapientemente dagli ingegneri di Brackley, i quali decisero di posizionare sul componente in questione delle vere proprie aperture. Queste ultime creavano potenti vortici che, assieme al flusso principale, andavano a lambire il fondo stesso. L’obiettivo era quello di ripulire le turbolenze generate dalle ruote, evitando che queste perturbassero il moto dell’aria lungo la base della vettura, alterandone quindi la capacità di sviluppare il corretto carico aerodinamico. Obiettivo perfettamente centrato, tant’è che la W11 era in grado di generare livelli di downforce senza eguali che, insieme alla potenza del motore Mercedes, la rendevano imbattibile in qualunque condizione.
Il rullino di marcia per il Campionato 2020, stradominato da Lewis Hamilton, fa semplicemente paura. Diciassette gare disputate, condite da tredici vittorie, otto giri veloci e quindici, si avete capito bene, quindici pole position. Uno score da vera e propria regina, che certamente ci permettere di issare la W11 tra le migliori monoposto di Formula 1 di ogni epoca.
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