L’arma che Mercedes schiererà nel 2022 si contraddistingue per un’impostazione aerodinamica estrema, forte di una rastremazione esasperata delle pance e di uno studio dei flussi tanto del sotto-vettura, quanto delle aree interne, figli di una cura semplicemente certosina. Scopriamone ogni singolo dettaglio.
Temuta, attesa, chiacchierata. Così si potrebbe descrivere l’alone che circondava la W13 prima che questa fosse presentata, nel corso di un doppio lancio in cui sono state mostrate tanto le immagini di una show-car, quanto quelle del veicolo reale destinato allo shakedown, fissato per la stessa giornata di venerdì 18 Febbraio. Dopo due stagioni passate sotto le insegne di un appellativo diverso dal solito, le Frecce di Brackley tornano ad esser finalmente argentate e, probabilmente, più agguerrite e interessanti che mai.
La nuova nata della Stella si contraddistingue, già ad una fugace occhiata, per le sagome esterne dominate da concetti aerodinamici ben precisi e che tendono a conferire alla W13 un’immediata connotazione filante ed estrema. Partendo dal frontale, si nota subito un muso lungo ed appuntito, ancorato al profilo principale dell’alettone, a sua volta dotato di una chiara sagoma “a cucchiaio”, al di sopra del quale si stagliano tre ulteriori profili ad incidenza crescente e che suddividono l’intero assieme in due aree distinte a seconda della funzione: una parte interna, votata alla generazione di vortici destinati ai cassoni di aspirazione del fondo, e una più esterna, destinata a migliorare l’effetto out-wash già esplorato in passato. Subito dietro si collocano le sospensioni, disposte secondo un’architettura di tipo push-rod, i cui triangoli sono stati collocati in posizione particolarmente alta e avanzata al fine di favorire un vero e proprio passaggio di aria nella zona sottostante, riducendo al minimo, o addirittura eliminando, qualsiasi interferenza con la portata fluida proveniente dall’anteriore.
Tuttavia, è nella sezione centrale che si evince, con assoluta chiarezza, il tema dominante che ha caratterizzato tutta l’impostazione del progetto curato dallo staff di James Allison, costituito da una vera e propria ossessione in materia di minimizzazione degli ingombri meccanici. Approfittando dell’introduzione della nuova benzina E10, che riduce del 5% le temperature dei gas combusti che scendono, così, sotto i 600°C e con radiatori che lavorano sulla soglia di ebollizione di 130°C, e del nuovo campo di depressione posteriore indotto dalla presenza dell’effetto suolo amplificato, sono state di molto ridotte le dimensioni delle pance, dei relativi imbocchi e dello spazio complessivo che queste occupano in fiancata. In questa area, dunque, trovano spazio una sezione d’ingresso a forma quadrangolare che è grande quasi la metà di quella vista sulla W12 e al lato della quale si erige una paratia verticale che, agendo da deviatore, spinge verso l’esterno il flusso proveniente dall’avantreno. Il leitmotiv continua ad essere evidente lungo tutta l’estensione delle superfici in carbonio che, facendo anche tesoro dei nuovi scarichi compatti di cui è dotata la nuova unità propulsiva M13, si stringono attorno alle testate del gruppo motopropulsore come su nessuna altra monoposto finora presentata. I presunti problemi di affidabilità, in parte paventati nel corso della passata stagione, sembrano essere definitivamente scongiurati, poi, proprio dal principio di depressione precedentemente descritto, che porta a scaricare dal retro l’aria calda prodotta dalle masse radianti e dall’unità ibrida.
Accurato e originale è stato anche il lavoro compiuto sul fondo, che si presenta, sempre al momento, con le forme più elaborate del lotto. Quest’ultimo evidenzia, infatti, un’ulteriore superficie verticale, che rientra tra le cosiddette “floor fences” definite dal regolamento, a cui fanno eco una sezione ondulata, collocata presso il bordo d’uscita laterale, che funge da generatore di vortice per via della forma irregolare conferita. Di ulteriore interesse è il piccolo rigonfiamento posto a monte dell’estrattore, ovvero poco prima dell’inizio della rampa dello stesso, a cui spetta l’energizzazione dei vortici destinati al diffusore e che risulteranno, così, potenziati. Completano il quadro una sospensione posteriore di tipo pull-rod, un cambio dagli ingombri laterali ridottissimi e dalla scatola allungata e, infine, un alettone posteriore dotato di un interessante supporto monopilone che integra la funzione DRS.
Con la W13, Mercedes punta a conquistare il nono titolo costruttori consecutivo, nonché complessivo, e per farlo si affida a concetti tanto interessanti quanto innovativi. La filosofia di Allison & Co. contrasta fortemente con quanto visto sinora e, in particolare, con Ferrari e la sua recentissima F1-75, che segue strade diverse attraverso concetti altrettanto differenti dovuti, in parte, anche ad un layout meccanico che deve far leva su una diversa disposizione interna in quanto a masse radianti e sistema di alimentazione. Con queste premesse, variegate come non si vedeva da tempo, la stagione 2022 non può che preannunciarsi spettacolare e, si spera, combattuta.
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