La nuovissima creatura della scuderia faentina toglie finalmente i veli, mostrando un’interessante scelta interpretativa che prevede pance cucite attorno all’unità Honda e sagomate per sfruttare al meglio sia l’effetto outwash che quello Coanda. Preannunciando, tra le altre, alcune novità che ritroveremo anche sulla “cugina” d’oltremanica.
Altro giro, altra corsa. O meglio, quarto giro di presentazioni, se si esclude il lancio di livrea targato Red Bull, e ancora un’altra, differente interpretazione regolamentare. A far la sua comparsa è, questa volta, la AlphaTauri AT03 che, come appena detto, si presenta in una veste completamente diversa da quella vista sulle vetture mostrate nei giorni scorsi da Haas, Aston Martin e McLaren.
La monoposto faentina, la terza realizzata sotto le rinnovate insegne del brand modaiolo di casa Red Bull, si contraddistingue immediatamente per alcuni dettagli che saltano all’occhio e che finiscono per diventare sempre più caratterizzanti con lo scorrere delle superfici sotto gli occhi dell’osservatore.
Partendo dal muso, si nota subito come questi assuma una forma bassa e allungata che sporge oltre il profilo principale dell’alettone, al quale si ancora mediante una sezione appiattita che suddivide il main-plane in due porzioni completamente distinte, al contrario di tutte le altre monoposto menzionate in cui l’elemento principale non viene reciso. I profili alari seguono l’ormai noto andamento rastremato verso l’esterno al fine di recuperare l’effetto outwash tanto osteggiato dai nuovi regolamenti e questa, così come le aree appena citate, fungerà quale importante fulcro attorno al quale sviluppare ulteriormente il concetto aerodinamico in questione, facendo presagire il debutto di nuovi elementi già a partire dai test pre-stagionali di Barcellona.
Spostando subito lo sguardo sulla porzione centrale, si carpisce immediatamente il grande lavoro svolto al fine di imprimere, tanto all’intera monoposto quanto all’area in questione, una precisa funzione aerodinamica. Sfruttando i ridotti ingombri trasversali della Power Unit Honda, che adotta, ricordiamo, un sistema di aspirazione a geometria variabile che opera in direzione longitudinale e che concentra, tra gli altri, i sistemi di raffreddamento di ERS e olio cambio nella parte sovrastante l’aspirazione, da cui la caratteristica suddivisione della presa d’aria, i tecnici capitanati da Jody Ennington hanno prodotto delle forme che non solo risultano essere cucite perfettamente tanto attorno alle masse radianti quanto all’intero sistema motopropulsore, ma che permettono anche di sfruttare logiche fluidodinamiche ben precise che si dimostrano critiche nella gestione dei flussi che investono la monoposto, con conseguenti e importanti ricadute sul carico aerodinamico complessivo. Seguendo dei criteri già utilizzati e visti nel mondo della Formula 1 a partire dal 2017 ad oggi, si è provveduto, infatti, a replicare un effetto outwash attraverso la predisposizione di una rientranza, scavata all’interno della porzione inferiore dell’imbocco quadrangolare della pancia, che ha il compito di spingere all’esterno il primo dei flussi provenienti dall’avantreno al fine di garantirne un più efficiente funzionamento del gruppo fondo-diffusore grazie al mancato effetto “inquinante” altrimenti generato da un contatto tra un flusso ad alta pressione con uno a pressione più bassa, tipico di un fondo vettura, evitando una conseguente instabilità aerodinamica. Il secondo flusso viene, invece, convogliato verso il retrotreno attraverso la sagomatura discendente conferita alla porzione superiore della pancia, a cui si somma il contributo dato dal soffiaggio, scavato nel punto in cui il profilo in questione viene a contatto col fondo, al fine di produrre un forte effetto Coanda che permette di mantenere i filetti fluidi perfettamente attaccati alle pance e da cui possono trarre vantaggio tanto la beam-wing, quanto l’estrattore. Tali concetti, ampiamente noti e utilizzati sulle vetture della massima serie già all’inizio della scorsa decade, come nel caso della Red Bull RB6 e dei suoi famosi scarichi soffiati, testimoniano appieno la cura che gli ingegneri faentini hanno avuto nella messa in opera di questa monoposto, la cui veste aerodinamica si contraddistingue immediatamente per originalità e differenziazione soprattutto se paragonata alle altre recentemente analizzate.
A chiusura di questa analisi è opportuno sottolineare la semplicità dell’alettone posteriore e del diffusore sottostante che, mostrati unicamente attraverso dei semplici rendering, non lasciano intendere quale sarà la vera forma da assumere una volta giunti sul suolo catalano. A fornire una parziale anticipazione su quella che sarà la AT03 definitiva, ma anche la vera Red Bull RB18, è, però, l’architettura cinematica, che prevede un sistema push-rod all’avantreno e pull-rod al retrotreno e che si pone in contrasto col sistema a puntone tanto anticipato e discusso durante la pausa invernale. Questa area, come di consueto, è acquisita direttamente dalla casa madre di Milton Keynes, che fornisce l’intero blocco motopropulsore e le sospensioni, almeno quelle posteriori, al proprio team satellite e che vengono adottate, per riflesso, anche sulla monoposto della casa madre.
Ma per saperne di più, però, bisogna ancora aspettare…
Ph. Scuderia AlphaTauri ©️