Contraddistinta da soluzioni tecniche tanto raffinate quanto interessanti, la nuova nata di Woking punta ad una massimizzazione della prestazione aerodinamica attingendo pienamente dal proprio know-how, portando alla luce soluzioni destinate a far scuola. Scopriamo insieme i dettagli più interessanti all’interno di questa prima occhiata ravvicinata.
Tra le nuove vetture finora presentate, tre se si esclude la Red Bull che, di fatto, costituisce solamente un tramite attraverso cui lanciare la livrea, diversi sono stati gli aspetti in grado di colpire l’attento occhio degli osservatori o, semplicemente, degli appassionati più curiosi. Basti pensare, ad esempio, alla freschissima Aston Martin AMR22 che, con le sue pance lunghe e alte, mette subito in discussione le linee interpretative da seguire.
In tale contesto, la McLaren MCL36 risulta già essere la monoposto dotata del maggior numero di soluzioni destinate a vedersi tanto in pista quanto, forse, sulle altre monoposto di Formula 1. Per quanto limitata possa essere la veridicità, almeno in totalità, di ciascun angolo delle nuova nata di Woking, molteplici sono gli elementi in grado di far discutere e, conseguentemente, generare interesse e curiosità.
Da un punto di vista complessivo, la vettura color papaya colpisce subito per la coerenza tecnica adottata nella sua impostazione, che sfocia in un disegno complessivamente equilibrato e molto lineare che, in linea puramente teorica, non si distacca dalla scuola di pensiero degli anni recenti. Partendo dal frontale, ritroviamo un alettone che, ancora una volta, è votato all’effetto outwash che, se comparato a quello della connazionale AMR22, è decisamente più ricercato e estremo, come testimoniato dai quattro intagli ribassati posti tra le paratie e i profili alari dell’alettone, in modo da trarre il maggior beneficio tanto osteggiato dal nuovo regolamento e dai legislatori FIA. Concettualmente simile a quello di casa Aston è, invece, il modo in cui il cono frontale si raccorda col secondo profilo, inducendo a identificare questi quale uno degli aspetti maggiormente soggetti a variazioni in occasione dei prossimi test pre-stagionali.
Sempre nell’area in questione spunta uno degli elementi più anticipati della monoposto, ovvero la ritrovata architettura pull-rod in luogo del push-rod comunemente utilizzato. Tale soluzione permette di abbassare il baricentro grazie alla ricollocazione dei gruppi molla-ammortizzatore e terzo elemento verso il basso, sacrificando spazio altrimenti riservato a soluzioni aerodinamiche in grado di energizzare il vortice destinato al fondo. Tuttavia, essendo queste nuove vetture dotate quasi universalmente di un muso piatto, non è possibile definire vantaggi o svantaggi di una soluzione specifica, lasciando il giudizio finale al solo cronometro.
La zona centrale è caratterizzata da delle pance molto rastremate e da una zona Coca-Cola di dimensioni importanti che, per questo, nascondono le gibbosità del plenum appartenente alla Power Unit Mercedes sottostante. Particolare è, poi, l’imbocco stesso delle fiancate, che si divide in una superficie molto snella collocata superiormente e alla quale si contrappone una massiccia sezione inferiore i cui ingombri sono definiti quasi interamente dal cono anti-intrusione, spostato dalla parte superiore a quella inferiore per migliorare lo scorrimento dei flussi in quella area della vettura che sfocia nel retrotreno. Apprezzabile anche la finezza rappresentata dal piccolo profilo deportante collocato alla base dell’Halo, importante nell’azione di raddrizzamento del flusso turbolento altrimenti generato dall’ingombrante specchietto.
E se l’alettone posteriore propone poco di nuovo rispetto a quanto già visto sul concept FIA, ad eccezione del monopilone a collo di cigno che incorpora il sistema di azionamento del DRS, a dimostrarsi particolarmente interessanti sono le soluzioni relative ai cestelli dei freni. Anziché realizzare delle protuberanze attraverso le quali incanalare l’aria, i tecnici capitanati da James Key hanno prodotto degli incavi attraverso cui far passare il flusso destinato al raffreddamento dei dischi e delle annesse pinze, minimizzando il drag altrimenti prodotto e il relativo disturbo che interesserebbe le pance. Qualora la pista dovesse avvalorare il funzionamento di queste ultime, potremmo assistere ad una soluzione in grado di fare scuola.
Altrettanto interessante è l’architettura delle sospensioni posteriori, articolate secondo uno schema multilink che si distacca completamente da quanto visto finora e che punta a trarre beneficio dalla generazione di vortici che l’interazione tra i profili multipli, costituiti dagli steli delle sospensioni, a tutto vantaggio della beam-wing e dell’interazione che questa ha col sottostante diffusore, la cui estrazione risulterebbe di molto potenziata.
Tra quelle presentate finora, la McLaren risulta sicuramente la monoposto più raffinata ed equilibrata, votata tanto alla riduzione del drag tanto quanto alla massimizzazione del carico aerodinamico. Grazie al sapientissimo uso di elementi abbondantemente noti nel mondo della Formula 1, la monoposto di Woking si propone quale intelligente risposta a dei regolamenti che, come evidente, aprono un’infinità di nuove strade in grado di stimolare la fantasia dei tecnici.
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