9 Gennaio 1977. La Wolf, scuderia che non aveva nemmeno una sede fisica e che vedeva i propri progettisti lavorare in un container nel giardino del padrone di casa, vince al debutto. Tra lacrime di gioia e braccia alzate al cielo, in Argentina si scrive una pagina di storia impossibile da dimenticare.
“Wolf amava la Formula 1 e ancor di più essere proprietario di un team. Era motivato a fare bene. Io rimasi stupito dalla cifra che mi fu offerta e, avendo interrotto i miei rapporti con la Lotus, accettai volentieri. A Dicembre eravamo trenta persone, che divennero poi quarantacinque nel corso della stagione, e Jody Scheckter era l’unico pilota. Amavo Jody. Coraggioso e sempre concentrato, era meticoloso nel pianificare le sessioni e dava sempre il 100%. Andavamo ai Gran Premi con due vetture, quella ufficiale e un muletto, mentre in fabbrica avevamo un terzo telaio da usare solo per i test. All’inizio non c’era una vera e propria sede: i designer lavoravano in un container di quelli che si vedono nei cantieri, posizionato nel giardino della proprietà di Wolf, mentre un secondo container era riservato all’amministrazione. Il box auto dietro l’officina era stato trasformato in un laboratorio per la lavorazione della fibra di Kevlar. Nel container, il capo progettista era Postlethwaite, coadiuvato da Patrick Head. Nel garage dietro l’officina, a lavorare sul Kevlar, c’era Ross Brawn, mentre per lo sviluppo aerodinamico chiamammo un giovane studente proveniente dall’università di Southampton, il cui nome è Adrian Newey”.
Con queste premesse e questi nomi, nel 1977 iniziava l’esperienza in Formula 1 della Wolf. Come emerge dal virgolettato, tratto dal libro di Peter Warr, ex team manager della Lotus poi passato alla Wolf, la passione era l’elemento trainante del team del magnate canadese appena sbarcato presso i lidi della massima serie. I nomi ora altisonanti, ma all’epoca tutti giovanissimi, facevano ben sperare, tuttavia la costruzione di un’auto da zero non è mai facile.
Carichi di dubbi e sogni, Scheckter e la Wolf si presentano al via del Gran Premio d’Argentina, il 9 Gennaio 1977. L’atmosfera era surreale. Il pericolo di attentati era alto, motivo per cui il parco Almirante Brown, dov’era situato il circuito, era letteralmente circondato da militari e polizia a cavallo. A chiunque venivano controllati i documenti, piloti e addetti inclusi, mentre per alcuni scattavano addirittura le perquisizioni. Tutti gli ingressi erano pattugliati.
La Wolf motorizzata Cosworth coglie un risultato discreto in qualifica, con Scheckter che scatta a centro gruppo, dall’undicesima casella. Pronti, via ed inizia la rimonta del pilota sudafricano, che dopo venticinque tornate si trova già sesto. Nell’arco di due giri, tra il ventinovesimo e il trentesimo, le due McLaren si ritrovano fuori dalla gara, con Jochen Mass a cui esplode il motore e James Hunt autore di una clamorosa uscita di pista quando era saldamente in testa. Scheckter è quarto. Davanti a lui solo Watson, Pace e Andretti. Il podio è lì ad un passo. Sognare è possibile.
Al trentottesimo giro Scheckter passa Andretti. È terzo. Al box Wolf si festeggia già, ma il bello deve ancora venire. Jody ha ritmo, la Wolf va bene e poco alla volta cerca di chiudere il gap con Carlos Pace.
Al giro 42 accade l’incredibile: Watson, ormai avviato verso una vittoria certa, viene tradito dal semiasse della sua Brabham — Alfa Romeo ed è costretto al ritiro. La vittoria è ormai una cosa a due tra Pace e Scheckter, ma il brasiliano è in crisi con le gomme e il suo ritmo crolla.
L’esperto sudafricano sente il profumo della vittoria e come uno squalo spalanca le fauci per divorare l’altra Brabham. Pace non ne ha più, le sue gomme sono ormai alla frutta e lotta per tenere la monoposto in pista. A sei giri dalla fine, Jody attacca. In uscita dalla chicane Ascari si butta all’esterno e tira la staccata in Curva 7, all’inizio del tratto misto. Pace non può nulla, Scheckter e la Wolf sono davanti.
Sei giri di amministrazione e preghiera per il sudafricano e il suo team. Nessuna rottura, nessun imprevisto. Sventola la bandiera a scacchi, Jody Scheckter e la Wolf tagliano il traguardo per primi, tra l’incredulità di tutti e il delirio ai box della scuderia canadese.
Vincere all’esordio non era minimamente immaginabile, neanche nel migliore degli scenari, e le lacrime di gioia di Walter Wolf sono lì a testimoniarlo. Come la Mercedes nel 1954, la Wolf aveva vinto una gara all’esordio nel Campionato del Mondo contro avversari già preparati alla competizione. La storia è scritta.
Il 9 Gennaio 1977 una nuova pagina venne aggiunta al libro dei miracoli della Formula 1, una pagina che profuma di soldi, presenti in abbondanza nelle tasche del magnate canadese, ma anche e soprattutto di passione e sacrificio. E sono certo che anche voi, che come noi amate questo sport, possiate sentire nascosto tra gli arzigogoli dell’inchiostro e nelle pieghe della carta persino l’odore dell’umidità che stagna nei container da cantiere posati sull’erba, da cui questa favola ebbe origine.
Ph. Crash Media Group — FavCars ©
Buongiorno newey nel suo libro di memorie dice che entra in formula 1 nel 1980 in Fittipaldi e non nel 77 in Wolf. Lorenzo Rondelli