A Losail un’altra gara anonima, per la Ferrari. Risultato utile in chiave Mondiale Costruttori, buon lavoro dei piloti, supportati in modo eccellente dal team. Allo stesso tempo, nessuna possibilità di andare a prendere le vetture davanti, troppo lontane e performanti. Le SF21, nel mentre, sono alle prese con la gestione degli pneumatici.
Troppo lontane dal vertice. Dopo il Gran Premio di Turchia, la stagione della Ferrari ha vissuto all’insegna del semianonimato. Quattro week-end di gara, quattro buoni risultati, che hanno sancito prima l’aggancio, poi il sorpasso e – da ultimo – la creazione di un distacco importante nei confronti della McLaren per la conquista del terzo posto nella classifica dei costruttori. Questi quattro Gran Premi, però, hanno visto le monoposto di Maranello galleggiare al loro ritmo, con molta consistenza, pochi picchi di rendimento e ben lontane dalle posizioni di vertice. Una parziale eccezione è rappresentata dal Brasile, soprattutto nella Sprint Qualyfing Race, con il terzo posto di un Sainz superlativo.
Non si può fare a meno di osservare che in due di queste gare, Messico e Qatar, la lontananza dal vertice non si limita ad essere un riconoscimento dell’evidente superiorità di Mercedes e Red Bull; sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez era risultata imprendibile l’AlphaTauri di Pierre Gasly, nell’emirato davanti a Leclerc e Sainz si sono piazzate comodamente entrambe le Alpine e l’Aston Martin di Lance Stroll.
Le cause di questo risultato sono state esplicitamente richiamate da Mattia Binotto, che ha dichiarato essere queste le aspettative del team. Aggiunge Binotto, “di certo il 7° e l’8° posto non è quello a cui ambiamo, ma sapevamo che era una pista difficile per noi. Abbiamo sofferto l’usura, ma l’abbiamo gestita. Abbiamo cercato di fare un singolo pit stop chiedendo ai piloti di non spingere, se non alla fine. Ha funzionato soprattutto se guardi altri che hanno bucato. Questa Ferrari ha un problema di usura, ma la squadra l’ha saputa gestire”.
In una dichiarazione c’è tutta l’impotenza del team, che deve gestire una vettura sofferente per diversi peccati originali del progetto e che, nonostante i molti miglioramenti di cui ha goduto durante la fase finale della scorsa stagione ed in questa, non riesce ad essere sempre competitiva come vorrebbero squadra, piloti e tifosi. A Losail, come al Castellet, le condizioni erano tali da causare un’usura molto pesante delle coperture; esattamente come accadde in Francia, le SF21 hanno sofferto.
Una sofferenza cominciata durante le qualifiche, quando Charles Leclerc manca l’approdo in Q3 con un inspiegabile ritardo dal compagno di squadra. Aver trovato il problema tecnico che lo aveva rallentato, aver messo Carlos Sainz in Q3 con le gomme medie fa pensare ad una domenica positiva, a maggior ragione dopo le penalizzazioni di Bottas e Verstappen, che spingono lo spagnolo in quinta posizione sulla griglia di partenza. Soprattutto, Carlos è il secondo dello schieramento a partire con la mescola più adatta alle condizioni di gara, dopo Lewis Hamilton.
Invece, il passo di gara delle due Ferrari non è all’altezza delle attese, con Leclerc che rimane ancorato al tredicesimo posto da cui è partito e Sainz che perde la posizione su Verstappen ed Ocon. Durante la gara il comportamento remissivo dei due piloti è inspiegabile, la apparente mancanza di prestazione frustrante ed è solo la spiegazione data da Binotto a chiarire i motivi di questa poca brillantezza.
Alla fine, la scelta tattica paga grazie al fatto che diversi piloti sono costretti a fermarsi perché il degrado degli pneumatici li espone al rischio di una foratura. Il settimo ed ottavo posto non sono certo un risultato da festeggiare con clamore, ma il terzo posto nel Campionato Costruttori è sempre più vicino. Inoltre, a Losail ha funzionato tutto quello che deve funzionare in un team durante una gara: le tattiche, l’abilità dei meccanici per la sostituzione del telaio di Leclerc e per la bontà dei pit stop, la reattività con cui il team ha affrontato gli imprevisti tra cui il doppio pit stop dovuto al bloccaggio in Curva 1 da parte di Leclerc.
Ormai siamo alla fine di questo Campionato del Mondo, bisogna lottare non solo con l’usura degli pneumatici in pista, ma anche con quella dovuta alla stanchezza di una stagione intensa prima di riposare in vista del 2022. E non dimentichiamo, l’usura della pazienza dei tifosi della Rossa. Gli anni passano e si rinvia, di volta in volta, la riscossa.
La prossima stagione vivrà all’insegna delle novità regolamentari, che ridisegneranno le monoposto, e tutti i team hanno la speranza di aver azzeccato progetto e soluzioni originali. Anche la Scuderia Ferrari sventola il vessillo del 2022 per chiamare a raccolta la sua gente. E se il progetto fosse poco competitivo, se fosse completamente sbagliato? Il dubbio è lecito, come in passato i tifosi non darebbero vita a contestazioni di stampo calcistico, ma rimane il quesito su come verrà affrontato questo tipo di usura. Tutto sommato, a parte qualche spezzone di stagione nel 2010, 2012, 2017 e 2018, la Ferrari non è mai stata davvero all’altezza rispettivamente di Red Bull e Mercedes. Lo dimostrano Verstappen e lo stesso team di Milton Keynes, per come si battono con la Mercedes di Hamilton, ma anche la difficoltà che Bottas vive nel tenere il passo dell’olandese, mentre teneva perfettamente il ritmo delle Ferrari di Vettel e Raikkonen.
Una Ferrari non è al vertice per competitività dal 2008, anno in cui Massa perse il titolo all’ultima cura, stagione in cui si andavano esaurendo i benefici del metodo di lavoro adottato da Todt, Brawn e Byrne; dal 2009 in poi, tanta fatica, molte promesse, qualche illusione e la dura realtà dell’”anche quest’anno si vince l’anno prossimo”. Alla propria storia, alla mai usurata passione dei tifosi la Scuderia Ferrari deve un cambio di passo, la dimostrazione che la scuola di Maranello ha le capacità di lottare per i massimi traguardi e di interrompere il dominio della coppia Red Bull – Mercedes che si sono spartite gli ultimi dodici titoli. Altrimenti, anche i bambini potrebbero cominciare a non disegnare più le auto da corsa con il colore rosso.
Ph. Scuderia Ferrari Press Office ©