La squalifica comminata prima della Sprint Qualifying del sabato è piombata come una tegola sulla corsa mondiale di Hamilton. Ma quali sono le ragioni esatte che hanno portato ad una così eclatante debacle?
Ha fatto e farà sicuramente discutere la decisione presa dal collegio dei commissari che, in quel di San Paolo del Brasile, ha inflitto una pesante qualifica a Lewis Hamilton e alla sua Mercedes numero 44 a causa di una irregolarità tanto evidente, quanto grave, evidenziata sulla sua F1 W12 in fase di verifica tecnica.
Tuttavia, la concitazione del momento e la concomitanza con l’indagine sul “tocco” compiuto da Max Verstappen in regime di parco chiuso hanno causato non poco marasma attorno alla vicenda, spesso togliendo chiarezza ad una situazione che, in realtà, non è poi così difficile da interpretare, regolamento alla mano.
Il regolamento FIA per la categoria spiega, come qualsiasi altro regolamento tecnico, quali sono i limiti dimensionali che gli elementi aerodinamici devono rispettare in fase operativa, pur dovendo limitare le verifiche degli stessi a procedure puramente statiche a causa dell’impossibilità, coi mezzi attuali, nel far ciò a veicolo in movimento. Nello specifico del nostro caso, vengono stabilite una distanza minima di 10 mm e una distanza massima di 85 mm che il profilo superiore deve garantire dal main-plane, ovvero quello principale sottostante, tanto a DRS aperto, quanto a sistema chiuso.
La convalida di tali distanze avviene attraverso una dima, la cui terminazione è composta da un disco avente il diametro della dimensione di verifica, dunque di 10 e di 85 mm a seconda del caso, che deve esser spinta attraverso la luce tra i profili posteriori con una forza applicata di 20 N. Tale dato è necessario ad accertare la presenza di una resistenza minima da parte degli elementi sottoposti a verifica e, qualora questa non sia percepita da parte del tecnico verificatore, è quasi certa la presenza di una irregolarità nel funzionamento del sistema.
Nel caso di Mercedes e, in particolare, della vettura numero 44, è stata evidenziata una chiarissima illegalità nel rispetto del limite superiore, ovvero quello degli 85 mm a DRS aperto, che ha portato direttamente ad una squalifica nei confronti dell’inglese, così costretto a partire dall’ultima casella all’inizio della Sprint Qualifying. Ciò mette in evidenza anche il mancato rispetto delle tolleranze previste dal regolamento stesso, quantificabili in circa 1–2 mm massimi, e dunque anche ad un possibile guadagno in velocità di punta dovuto alla maggior efficacia dell’apertura del sistema di riduzione del drag sul dritto.
Le spiegazioni di un così clamoroso errore, però, sono tutt’altro che chiare, anche se ipotizzabili.
La Mercedes è parsa essere piuttosto in affanno in vista della trasferta brasiliana. Il materiale logistico di cui il team avrebbe dovuto disporre in tempi regolari è, infatti, arrivato piuttosto in ritardo, innescando una probabile catena di errori che ha portato proprio alla mancata verifica e messa a punto del sistema DRS. In attesa di eventuali spiegazioni, ciò che resta è un errore che potrebbe pregiudicare pesantemente il mondiale della scuderia di Brackley e del suo pilota di punta, tra l’altro ulteriormente penalizzato di cinque posizioni in griglia a causa degli interventi fatti in materia di Power Unit, che rischia di perdere importantissimi punti in un campionato che si gioca sul filo della singola cifra.
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