Trecentosettantotto giorni dopo, Valtteri Bottas torna a vincere e lo fa con una gara perfetta come non vedevamo da tanto, troppo tempo.
“Guess who’s back, back again, Woodman’s back, tell a friend…” avrebbe cantato Eminem vedendo la gara di domenica scorsa. Se il brano “Without Me”, singolo d’esordio dell’album “The Eminem Show”, annunciava l’atteso ritorno sulle scene del rapper cresciuto a Detroit, il Gran Premio di Turchia segna invece la ricomparsa del pilota finlandese sul gradino più alto del podio.
Il paragone tra Bottas ed Eminem è quantomeno azzardato, ne sono consapevole. Eppure, me lo immagino canticchiare con fare egocentrico questa canzone sotto il casco, mentre il pubblico turco applaude e in radio si susseguono uno ad uno i complimenti degli uomini del suo team. È stata la prima scena che mi è venuta in mente dopo aver visto la corsa. Benché i due membri dell’equazione, quindi Eminem e Bottas, siano quanto di più diverso il genere umano possa offrire sotto molteplici punti di vista, il risultato è stato per tutti e due lo stesso: un successo inaspettato.
Il rapper era chiamato, nel 2002, a produrre un nuovo album due anni dopo lo spaventoso successo della sua precedente uscita “The Marshall Mathers LP”, un album che nella settimana della sua uscita era riuscito a vendere quasi due milioni di copie nei soli Stati Uniti. Giusto per darvi un’idea più chiara dell’importanza di quello che è stato il terzo album in studio dell’artista americano, questo è stato valutato tra i migliori album della storia del Rap da riviste quali Time, XXL e Rolling Stones. Secondo quest’ultima, l’album è il settimo per importanza storica e musicale tra quelli usciti nel primo decennio del nuovo secolo, nonché uno dei cinquecento migliori album della storia.
Insomma, ripetersi dopo un simile successo, era molto complicato, se non impossibile. Eppure, Eminem riuscì nell’impresa, e il ritornello di “Without Me” è stato l’inno di quel trionfo discografico. Sicuro di sé, sbruffone come uno dei migliori rapper del mondo deve essere, ha voluto far capire a tutti sin dal singolo di presentazione che Shady (questo il suo soprannome) era tornato e lo aveva fatto in grande stile, nonostante la diffidenza dei critici.
Woodman, invece, viene dal peggior periodo della sua carriera. Nonostante sia alla guida della miglior vettura del lotto, Valtteri non coglieva un successo da ben 22 Gran Premi, oltre un anno di astinenza. Prima dell’inizio del week-end turco, nessuno avrebbe scommesso un euro sulla sua vittoria. In primis perché ha due avversari fortissimi come Hamilton e Verstappen, poi perché ormai non ha più molto da dire, consapevole anche che qualunque cosa egli faccia in pista, l’anno prossimo sarà sempre alla guida dell’Alfa Romeo. Senza dimenticare il tragico fine settimana turco che ha vissuto il finlandese nella scorsa stagione, in quella che, anche per un danno alla vettura dopo un contatto avvenuto nelle prime fasi di gara, è stata forse una delle peggiori gare della carriera di Bottas, che chiuse quattordicesimo con all’attivo più testacoda che sorpassi. Eppure, anche qui, succede l’impensabile.
Sin dal venerdì la vettura è molto competitiva e Woodman sembra molto confidente. Dopo aver ottenuto una pole position dovuta alla penalità inflitta ad Hamilton per la sostituzione del motore termico, a Valtteri rimaneva una gara che si prevedeva ardua visto che affianco a lui partiva un certo Max Verstappen. Nonostante lo scatto da fermo non sia certo una delle specialità della casa, Valtteri parte benissimo e non lascia all’alfiere della Red Bull alcuna chance di sorpasso. Curva dopo curva, nonostante le insidiose condizioni del circuito, Bottas riesce ad imprimere il suo ritmo e a scappare via. Dopo aver gestito le gomme prima e azzeccato il momento migliore per fermarsi ai box poi, a frapporsi tra lui e la vittoria c’erano solo Charles Leclerc e la sua Ferrari, passati davanti con una strategia impavida e incosciente. Woodman espleta la pratica in men che non si dica, complici anche le pessime condizioni degli pneumatici del monegasco che fa una fatica incredibile a fare strada, e si fionda indisturbato verso la bandiera a scacchi.
Una gara perfetta quella del futuro pilota della casa di Hinwil, che riscopre quel talento che gli aveva permesso di mettersi in mostra ai tempi della Williams e che sembrava ormai perduto dopo cinque stagioni vissute all’ombra di Lewis Hamilton. Neanche un errore, una sbavatura nel corso dei 58 giri di gara lungo i sali e scendi del circuito di Istanbul, a certificare una vittoria quasi mai in discussione.
È vero, Hamilton è stato più veloce di lui per quasi tutta la gara e senza la penalità di dieci posizioni in griglia avrebbe probabilmente vinto la corsa a mani basse. È vero, la Mercedes in questo week-end sul circuito turco era imprendibile ed è altrettanto vero che la bianca Red Bull non ha mai dimostrato, in nessuna delle varie sessioni, di essere in grado di battagliare con le frecce d’argento, dimostrando un passo decisamente peggiore sin dalle prime battute. Alla fine di questo Gran Premio però, non ci sono condizionali che tengono. Valtteri ha fatto una gara ottima e si merita i complimenti di tutti. Chissà se rimarrà un caso isolato, il bacio d’addio di un marinaio che parte verso altri lidi, o se nelle prossime sei corse riuscirà a dare una svolta ad una stagione fin qui da dimenticare.
Chi vivrà vedrà, dice il proverbio, nel frattempo, signore e signori, indovinate chi è tornato.
Ph: Daimler AG ©️