Soddisfazione o rimpianto? Sarebbe stato meglio rischiare o è stato giusto accontentarsi, con Leclerc? E se Sainz non avesse avuto il problema al pit-stop dove sarebbe arrivato? Sono i quesiti che rimangono nella testa dei sostenitori della Ferrari, dopo la gara di Istanbul. Ma ci sono alcune certezze, che emergono chiaramente da un Gran Premio, ancora una volta, colmo di colpi di scena.
Siamo al termine del quarantaseiesimo giro. Charles Leclerc transita sul traguardo con poco meno di un secondo di vantaggio su Valtteri Bottas. Quella del monegasco è una fuga cominciata otto giri prima, quando il finlandese della Mercedes si ferma per il pit stop. Otto giri nei quali la Ferrari ha cercato di capire se fosse possibile tentare il colpaccio, arrivando al traguardo senza cambiare gli pneumatici. Non accade dal 1997. All’epoca fu Mika Salo, in una piovosa Monte-Carlo, a portare al traguardo in quinta posizione la sua Tyrrell, senza mai fermarsi. Ad Istanbul i piloti che ci provano sono tre: Leclerc che prova a vincere, Hamilton che tenta la rimonta su un non lontano Verstappen ed Ocon che prova a portare nella top ten una Alpine spuntata dall’inizio gara stile autoscontro di Fernando Alonso.
Nei primi giri dopo la sosta, il ferrarista limita i danni ed alimenta le speranze; un paio di errori, dovuti agli pneumatici, consunti al punto da perdere temperatura e grip su un tracciato ancora troppo umido, portano Bottas molto vicino alla Rossa. Così vicino che in Curva 1 la Mercedes torna in testa. Il sogno finisce, è il momento del pit stop. Quando Charles rientra, soffre. Riprende la pista al quarto posto, mentre arriva Checo Perez, che ha coperture calde e il compito di riprendere e sorpassare Lewis Hamilton, in quel momento terzo. Il ferrarista deve spingere subito, non può scaldare le sue nuove intermedie nel modo migliore e ne paga le conseguenze dopo un paio di giri, quando latita l’aderenza sul posteriore, perdendo la posizione su Perez e finendo per essere raggiunto da un Hamilton, che non riuscirà a superarlo perché il medesimo problema affligge la sua Mercedes.
Svanisce il podio, sfuma il sogno del colpaccio. Nel dopogara si accendono le discussioni sulla strategia, mentre al quarto posto di Leclerc, Carlos Sainz risponde con un’ottava posizione che gli frutta qualche punto e la consacrazione a “Driver of the day”, per la sua bellissima rimonta. Dunque? Chi ha ragione? Il muretto Ferrari che prima ci prova e poi, alla prova dei fatti, rinuncia a tentare fino in fondo? Chi dice che sarebbe stato giusto andare avanti fino alla fine senza fare la sosta? Chi, invece, dice che la soluzione giusta sarebbe stata quella di copiare le strategie di Bottas e Verstappen per portare casa il terzo posto?
A caldo, subito dopo la gara, i dubbi sull’opportunità del cambio di approccio del box Ferrari erano molti; tutto sommato se hai provato a mischiare le carte con una strategia estrema provaci fino alla fine, hai un tesoretto di una ventina di secondi – quelli del pit stop risparmiato – da gestire. Con tutti i dati, e con qualche immagine, a disposizione l’analisi è molto più semplice. La soluzione più conservativa è quella che avrebbe dato i migliori frutti: rientrando nei giri di Bottas e delle Red Bull, Leclerc si sarebbe assicurato terzo posto e podio. In quel momento, però, c’è la sensazione che si possa provare l’azzardo, una strategia avventurosa che, se va bene, potrebbe regalare un risultato eccezionale. Giusto provare.
Giusto anche non insistere. Perché il sogno si scontra con la realtà dei fatti: Leclerc aveva già commesso errori perdendo secondi preziosi, al momento del pit stop ha già perso la prima posizione ed ha un Verstappen in arrivo alle sue spalle. In quel momento Perez è a venti secondi di distacco, ma considerando il calo di prestazioni che avrebbe colpito il monegasco anche la terza posizione è difficilmente difendibile, rimanendo in pista. Oltretutto, le gomme sono già oltre il limite di utilizzo consigliato da Pirelli e rischiano di scoppiare, vanificando la prestazione e mettendo a rischio vettura e pilota. La chiamata ai box è giusta, non ci sono alternative.
A confermarlo, ci sono le immagini degli pneumatici di Hamilton e, ancor più, le condizioni delle coperture di Ocon al termine della gara. Il francese è l’unico a finire senza pit stop e il suo passo conferma che richiamare i piloti era la cosa giusta da fare. Il pilota dell’Alpine ha tenuto un ritmo molto lento nel finale, rispetto alla Ferrari di Leclerc, nei primi 45 giri ha perso mediamente poco più di un secondo al giro, nelle ultime dieci tornate subisce il gap è di quasi due secondi al giro, nonostante le difficoltà della Ferrari. La seconda e la terza posizione erano in ogni caso non difendibili; il risultato non sarebbe cambiato, ma lasciar fuori Charles avrebbe esposto il pilota della Ferrari ad inutili rischi. Provarci, però, è stato giusto: se gli pneumatici avessero tenuto di più, sarebbe stato possibile sorprendere gli avversari. In una stagione in cui la Scuderia Ferrari non ha niente di importante da perdere la decisione di provare l’azzardo è stata corretta.
Oltre ad una vivacità strategica che nel passato recente non è mai stata una dote della Scuderia ed alla reattività con cui si è adattata alle diverse situazioni in pista, che era costata cara a Sochi, da Istanbul la Ferrari ricava anche altre importanti informazioni. Prima fra tutte la solidità nelle prestazioni delle due SF21, che dopo aver convinto in Russia si ripetono nella nebbia turca: competitivi in tutto il week-end, i due piloti sono stati protagonisti di una gara convincente. La grande rimonta di Sainz e la gara di Leclerc, condotta sempre vicino a Verstappen, sono due aspetti da mettere in grande evidenza.
Merito di questo inatteso balzo prestazionale è dovuto ai recenti upgrade portati nella parte ibrida delle Power Unit che alimentano le Rosse. Sono pochi decimi al giro, ma rendono più veloci in rettilineo le SF21, favorendo i sorpassi in gara. La conseguenza è che, se fino a qualche Gran Premio fa, Leclerc e Sainz raggiungevano avversari più lenti e lì si fermavano, oggi li superano e li staccano. Così si è aperto un gap interessante con McLaren, che pareva irraggiungibile dopo l’exploit monzese. Inoltre, l’impressione è che con questi ultimi aggiornamenti la vettura sia competitiva su ogni tipo di circuito, indice di qualità generale della monoposto. Come sempre, tra le note positive della gara ci sono i due piloti: la gara solida di entrambi hanno contribuito significativamente al risultato. In particolare, va evidenziata la prestazione di un Carlos Sainz arrembante sin dal via e protagonista di una bellissima rimonta.
Tra le poche note negative, il pit stop confusionario dello spagnolo, che si è ritrovato rallentato da Ocon al rientro in pista e poi velocissimo a pista libera. Senza quell’errore al cambio gomme sarebbe arrivato a ridosso di Norris, Gasly ed Hamilton, un obiettivo che al via sembrava irraggiungibile.
In sostanza, oltre alla consueta solida prestazione dei piloti, domenica abbiamo visto una monoposto affidabile che garantisce prestazioni. Senza qualche sbavatura, anche il lavoro dei box sarebbe stato perfetto, sia per la strategia che per la reattività. Sono soddisfazioni che vanno oltre il podio conquistato o perso, sono doti fondamentali di un team di successo, devono animare il team e rinfrancare i tifosi. Anche se Mattia Binotto è stato prudente ed ha mostrato un po’ di delusione nelle interviste post gara, ha confermato questa visione: la strada pare davvero essere quella giusta, le modifiche funzionano, c’è coerenza tra i dati delle simulazioni in fabbrica ed il comportamento della vettura in pista. Oggi questa situazione ha creato un vantaggio nei confronti della McLaren, in prospettiva 2022 c’è fiducia che le soluzioni adottate siano azzeccate e promettenti. Va dato atto a Mattia Binotto e ai suoi collaboratori di aver lavorato bene, nonostante critiche talvolta tanto frettolose quanto ingenerose.
Aspettiamo conferme da questi ultimi Gran Premi, soprattutto aspetteremo con ansia l’arrivo della nuova stagione e delle monoposto rivoluzionate. Scopriremo solo tra qualche mese se la Ferrari tornerà in lotta per vincere.
Ph. Ferrari Media Center ©️