In un campionato combattuto sul filo del mezzo punto, qualsiasi cambiamento tecnico può produrre un vantaggio in grado di regalare, o meno, un alloro mondiale a chi sarà in grado di fare la scelta più adatta anche in vista del 2022.
Quella dell’anno corrente è ormai destinata a passare alla storia quale una delle più combattute, entusiasmanti e avvincenti stagioni di Formula 1 che si siano mai viste. In aggiunta a ciò, tutte le scelte operate in ambito tecnico verranno inquadrate anche, se non soprattutto, in ottica futura, data l’enorme valenza di banco prova che il 2021 fornisce in vista del cambio regolamentare ormai prossimo.
Come precedentemente discusso, molte soluzioni viste in pista riguardano l’area del retrotreno, con la maggior parte degli interventi specificamente concentrati sul cambio al fine di liberare una significativa porzione di spazio attraverso cui far passare un maggior apporto d’aria, producendo un incremento del carico aerodinamico quale maggiore e vantaggiosa conseguenza. Tale accorgimento produce anche un importante ripercussione su tutta l’aerodinamica della vettura che necessita, in virtù della migliorata efficienza del diffusore, di ali più o meno scariche.
È essenziale tener conto, infatti, dell’importanza che le ali hanno nel bilanciare aerodinamicamente la vettura e, proprio per via del loro posizionamento, spesso producono anche una più alta resistenza indotta rispetto a quanto si otterrebbe con un dispositivo che viene alimentato esclusivamente da un fluido a bassa pressione, come esemplificato dal diffusore. Ridisegnando il profilo principale, noto come main-plane, è possibile infatti adottare un angolo di attacco minore e, dunque, un alettone che è in grado di bilanciare la monoposto senza incidere eccessivamente sulla resistenza all’avanzamento.
Il disegno del componente in questione dipende unicamente dalla configurazione di ciascuna monoposto e dalle necessità intrinseche della stessa che, nel caso delle due contendenti Mercedes e Red Bull, non potrebbero essere più differenti e che sono identificabili in un basso angolo di rake e basso drag per la tedesca, a cui si contrappongono l’alto rake e un altrettanto elevato carico per la vettura austriaca. Tali elementi hanno permesso di giocare, in momenti e secondo crismi mutevoli, con le dimensioni stesse degli alettoni, aumentando o riducendo valori di carico e di resistenza a seconda del layout del circuito e, al contempo, accelerando o rallentando l’usura delle mescole utilizzate.
Tuttavia, come di consueto accade nel mondo del motorsport, non esiste una formula univoca da seguire. Un sistema a più elevato angolo d’attacco e maggior carico può, infatti, evitare il deleterio pattinamento a cui le ruote andrebbero normalmente incontro in uscita di curva, ma porterebbe, al contempo, ad un aumento degli stress sostenuti dalle carcasse degli pneumatici proprio in fase di percorrenza, causando comunque un degrado non trascurabile durante l’arco della gara.
Con un occhio di riguardo verso l’immediato futuro, rappresentato dal prossimo appuntamento in quel di Sochi, si assisterà ad un ulteriore nuovo scenario in cui, piuttosto che in riferimento ad un trade-off tra carico e resistenza, sarà importante bilanciare l’assetto del veicolo in funzione delle gomme. E tale scenario è destinato a cambiare ulteriormente nel momento in cui si sbarcherà in Turchia, dove Mercedes ha mostrato, in occasione del freddo appuntamento di Ottobre 2020, non poche difficoltà nel mandare in temperatura le mescole anteriori.
Una volta giunti nel continente americano, in cui si arriva senza passare dalla tappa di Suzuka, altrimenti perfetta per le caratteristiche della RB16B, le condizioni dovrebbero presentarsi favorevoli nei confronti della Red Bull, dove l’impegnativo misto di Austin potrebbe realisticamente evidenziare le forze della vettura in questione lasciando, però, al contempo, un sufficiente margine alla Mercedes per via della presenza di spazi decisamente veloci. Una ulteriore incognita sarebbe data dalla seguente trasferta in Messico, dove le Power Unit tedesche hanno sempre mostrato grossi problemi di alimentazione a causa delle anomale condizioni di esercizio, salvo poi assistere ad un appianamento dei dislivelli prestazionali una volta giusti in Brasile. Escludendo l’incognita saudita, il circuito di Abu Dhabi dovrebbe, infine, rappresentare un terreno estremamente favorevole alla Red Bull, come visto in occasione della gara conclusiva del 2020, in cui è stato netto il dominio delle monoposto austriache.
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