L’appuntamento di Spa-Francorchamps verrà ricordato come il Gran Premio fantasma, la gara mai corsa che però ha lo stesso assegnato punti pesanti in chiave campionato. Eppure, nonostante i piloti non siano scesi in pista a gareggiare, il fine settimana belga permette di fare riflessioni e trarre conclusioni importanti. Pertanto, anche se in condizioni strane, tornano le cinque pillole, rubrica in cui il nostro Riccardo Ronchini analizza i cinque fatti principali del Gran Premio del Belgio.

1. CAMPIONATO FALSATO? Tagliamo subito la tes­ta al toro: oggi i pun­ti non dove­vano essere asseg­nati, per nes­suna ragione al mon­do. Non abbi­amo vis­to nep­pure un min­u­to di gara vera, solo delle sem­pli­ci tor­nate dietro alla Safe­ty Car. Nes­suno si è mer­i­ta­to di con­quistare pun­ti impor­tan­ti e bisogna pre­cis­are che forse ques­ta vol­ta Hamil­ton ave­va ragione: il cam­pi­ona­to rischia di essere fal­sato. In una sta­gione così tira­ta e com­bat­tuta, che si deciderà con ogni prob­a­bil­ità nelle ultime tappe, i pun­ti asseg­nati in quel di Spa potreb­bero avere un peso speci­fi­co enorme. Sarebbe sta­to sicu­ra­mente meglio las­cia­re la clas­si­fi­ca invari­a­ta e pen­sare al Gran Pre­mio d’Olanda.

2. UN TEATRINO EVITABILE. Nonos­tante l’or­rore riguar­do l’asseg­nazione dei pun­ti, Michael Masi ieri, dal pun­to di vista del­la sicurez­za, ha pre­so la deci­sione gius­ta. Le con­dizioni per cor­rere, infat­ti, non ci sono mai state e tut­ti i piloti han­no sem­pre richiesto la sospen­sione del­la ses­sione. Il vero prob­le­ma era la man­can­za di vis­i­bil­ità, causa­ta dalle cas­cate d’ac­qua gen­er­ate dal pas­sag­gio delle mono­pos­to. Quel­lo che res­ta dis­cutibile, tut­tavia, sono le modal­ità con cui si è arrivati a ques­ta deci­sione, con i con­tinui rin­vii ogni dieci minu­ti di una parten­za che, già dalle sedi­ci, era chiaro non sarebbe mai avvenu­ta. Inoltre, quelle due tor­nate finali dietro la Safe­ty Car e la cel­e­brazione del podio san­no pro­prio di pre­sa in giro, per tut­ti i tele­spet­ta­tori e per tut­ti quei mer­av­igliosi tifosi che han­no aspet­ta­to tre ore sot­to l’ac­qua una gara che mai si sarebbe disputata.

3. RUSSELL MERITA LA MERCEDES. Lo abbi­amo det­to tante volte per Charles Leclerc e lo rib­a­di­amo anche per il buon George. Date una macchi­na a questo ragaz­zo, se la meri­ta. Cer­ta­mente deve crescere e miglio­rare sul pas­so gara, cer­ta­mente non è anco­ra un top dri­ver, ma ha tutte le carte in rego­la per diventare uno dei piloti più for­ti del­la sua gen­er­azione e il giro del saba­to lo tes­ti­mo­nia. Per una deci­na di sec­on­di è sta­to in pole, con una Williams, ter­mi­nan­do comunque al sec­on­do pos­to. Siamo sta­ti tut­ti tes­ti­moni di un vero e pro­prio cap­ola­voro, anche Toto Wolff, che spe­ri­amo pren­da la deci­sione che tut­ti stan­no aspettando.

4. SABATO DI POLEMICHE. Anche la qual­i­fi­ca ha gen­er­a­to non poche polemiche riguar­do la ges­tione del­la direzione gara. Ovvi­a­mente sti­amo par­lan­do del tan­to dis­cus­so inci­dente di Lan­do Nor­ris. Pre­mes­so che il gio­vane bri­tan­ni­co ha sbaglia­to, per­ché si sarebbe dovu­to pren­dere meno rischi (soprat­tut­to ad Eau Rouge), in questo caso Masi, avrebbe dovu­to sospendere la ses­sione, spe­cial­mente con­sideran­do che due dei tre piloti in pista, Nor­ris e Vet­tel, ave­vano lamen­ta­to via radio gran­di dif­fi­coltà nel con­trol­lo del­la vet­tura, ed in par­ti­co­lare il teu­ton­i­co ave­va richiesto a gran voce l’e­s­po­sizione del­la bandiera rossa. Lan­do se l’è cava­ta solo con un gran colpo al gomi­to, tut­tavia il ris­chio cor­so è sta­to vera­mente enorme.

5. QUEL CASCO, QUEL MALEDETTISSIMO CASCO. Men­zione d’onore per Mick Schu­mach­er, che nel fine set­ti­mana di Spa ha volu­to indos­sare un cas­co spe­ciale, che pre­sen­ta­va la stes­sa livrea indos­sa­ta dal padre esat­ta­mente tren­t’an­ni fa, nel giorno del suo esor­dio nel­la mas­si­ma serie auto­mo­bilis­ti­ca. Un gesto roman­ti­co che non è pas­sato inosser­va­to ai mil­ioni di appas­sion­ati in tut­to il mon­do, ripor­tan­do alla memo­ria ricor­di mer­av­igliosi, fat­ti prin­ci­pal­mente di tri­on­fi rossi. E chissà che pro­prio questo rosso non sia scrit­to anche nel des­ti­no del gio­vane Mick.

Ph. Red Bull Con­tent Pool / Williams Rac­ing Pho­tos / Haas F1 Team ©️