Un condensato di follia, numeri senza senso e paura: ecco a voi la Porsche 917/30 Can Am.

Vi abbi­amo recen­te­mente par­la­to del­la Porsche 919 Hybrid EVO, definen­dola come uno dei prog­et­ti meglio rius­ci­ti del­la Casa tedesca nonché una delle vet­ture da cor­sa più incred­i­bili mai sviluppate.

Ma se vi dices­si­mo che esiste un’auto che fa del­la pau­ra e del­la fol­lia i prin­ci­pali stru­men­ti per conquistarvi?

Bene, mette da parte tut­ti gli scetti­cis­mi e tenete­vi pron­ti, inizia un viag­gio nel­la follia.

Cana­da, anno 1966. Ispi­rati dalle com­pe­tizioni europee rego­late dal­la FIA, in par­ti­co­lare quelle rel­a­tive al Grup­po 7, SCCA e CASC (due dei più impor­tan­ti enti rel­a­tivi al mon­do delle corse auto­mo­bilis­tiche in Nord Amer­i­ca) deci­dono di dare orig­ine ad una nuo­va serie che, a dif­feren­za di qual­si­asi com­pe­tizione prece­dente, avrebbe dato asso­lu­ta lib­ertà agli ingeg­neri nel­la creazione di leg­geris­si­mi e poten­tis­si­mi mostri.

Porsche arri­va sola­mente alla fine degli anni Ses­san­ta con la 908 Spi­der, auto ris­er­va­ta ai team con minori poten­zial­ità eco­nomiche che, con un numero di cav­al­li vapore net­ta­mente infe­ri­ore rispet­to alle avver­sarie, per la mag­gior parte amer­i­cane, riesce a con­quistare una sola vit­to­ria al Road Atlanta nel 1970.

In quel­lo stes­so anno, Porsche decide di recu­per­are le conoscen­ze imp­ie­gate oltre­o­ceano e pre­sen­ta la 917/PA, ver­sione scop­er­ta del­la 917 che tut­ti conos­ci­amo come icon­i­ca parte­ci­pante alla 24 Ore di Le Mans.

Non anco­ra sod­dis­fat­ti però, gli ingeg­neri tedeschi pro­pon­gono l’an­no seguente una nuo­va vet­tura, man­te­nen­do lo stes­so propul­sore Box­er a 12 cilin­dri, ma con impor­tan­ti evoluzioni aero­d­i­namiche. I risul­tati sono impres­sio­n­an­ti e la nuo­va 917/10, questo il suo nome, affi­da­ta alle sapi­en­ti mani di un pilota velocis­si­mo come Jo Sif­fer, rag­giunge il quar­to pos­to in Cam­pi­ona­to nel 1971.

La vera riv­o­luzione tut­tavia avviene nel 1972, gra­zie all’intuito del respon­s­abile del­lo svilup­po del­la vet­tura, Roger Penske.

Viene rad­i­cal­mente mod­i­fi­ca­to il propul­sore con l’aggiunta di una cop­pia di enor­mi tur­bo­com­pres­sori. La poten­za svilup­pa­ta si aggi­ra ora attorno ai 900 CV e, con­sid­er­a­ta la grande cubatu­ra del propul­sore, anche il fenom­e­no del tur­bo lag non com­pro­mette la guid­abil­ità. Nel 1972 la nuo­va vet­tura di Porsche, chia­ma­ta 917/10K, vince sei gare su nove por­tan­do il pilota George Follmer al titolo.

Nel­lo stes­so anno la Casa di Stoc­car­da pre­sen­ta la vera pro­tag­o­nista di questo arti­co­lo: la 917/30, prob­a­bil­mente una delle vet­ture più incred­i­bili ad aver mai cor­so su un trac­cia­to. Rispet­to alla sua prog­en­i­trice, la 917/30 ave­va un pas­so mag­gio­ra­to, un nuo­vo frontale e una nuo­va coda carat­ter­iz­za­ta da un enorme ed effi­cace alet­tone pos­te­ri­ore. Aggior­na­men­ti stret­ta­mente nec­es­sari, dato che sot­to il cofano si nasconde un motore da 5,4 litri box­er a 12 cilin­dri sovral­i­men­ta­to da due tur­bo­com­pres­sori Eberspach­er (gen­eral­mente imp­ie­gati sui camion). In qual­i­fi­ca questo aut­en­ti­co mostro toc­ca­va la poten­za mas­si­ma di 1580 CV E 1112 Nm di cop­pia men­tre durante le gare, per ques­tioni legate all’affidabilità, veni­va rego­la­to attorno ai 1200/1300 CV. Tut­to questo si ripro­pone in prestazioni da urlo: gra­zie al cam­bio a 4 rap­por­ti abil­mente gesti­to (nel­la mag­gior parte dei casi) dal pilota amer­i­cano Mark Dono­hue e agli 849 kg di peso totali, la 917/30 rag­giunge­va i 100 km/h da fer­ma in 1,9 sec­on­di, i 320 km/h in 10,9 sec­on­di, pros­eguen­do poi fino alla veloc­ità mas­si­ma di cir­ca 400 km/h.

Purtrop­po, la sto­ria di ques­ta bel­va non ha un lieto fine. Dal 1973 il Cam­pi­ona­to Can Am si avvia ver­so un lun­go ed inelut­ta­bile decli­no, dovu­to prin­ci­pal­mente ai costi insosteni­bili e alla crisi petro­lif­era, tan­to che nel 1974, la Can Am viene tem­po­ranea­mente sospe­sa e la Porsche 917/30 scom­pare dai circuiti.

Attual­mente esistono anco­ra sei 917/30 tra musei Porsche e facoltosi collezion­isti pri­vati. Tut­tavia, alla visione di una vec­chia auto in pen­sione, prefe­ri­amo decisa­mente quel­la di un ter­ri­bile mostro immer­so in un son­no pro­fon­do, pron­to a risveg­liar­si alla bisogna per regalare ton­nel­late di adren­a­li­na a chi­unque sia il for­tu­na­to sedu­to al volante.

Ph. Pin­ter­est ©