Era il 1966 e gli americani erano di nuovo tornati a conquistare in Europa. Il palcoscenico fu la Francia e la 24 Ore di Le Mans. Dopo il rifiuto ricevuto da parte Enzo Ferrari alla propria proposta di acquisto, Henry Ford II e la Ford Motor Company avevano dato inizio ad uno scontro entrato nella storia contro il Drake e la Casa di Maranello.

Nel­la sto­ria delle corse motoris­tiche ci sono state tante gran­di sfide, ma ce n’è una in par­ti­co­lare di cui tut­ti han­no sen­ti­to par­lare, un po’ per il velo di leggen­da che aleg­gia intorno ad essa e un po’ gra­zie alle sale cin­e­matogra­fiche, gra­zie ad un film che ne ha rac­con­ta­to le vicende.

Sti­amo par­lan­do del­la 24 Ore di Le Mans del 1966, l’edizione che vide la leggen­daria battaglia tra Fer­rari e la poten­za statu­nitense Ford.

Ma l’accesa rival­ità tra la Casa di Maranel­lo gui­da­ta da Enzo Fer­rari e la super­poten­za indus­tri­ale di Detroit coman­da­ta da Hen­ry Ford II, ha in realtà inizio qualche anno pri­ma, nel 1963.

La Ford Motor Com­pa­ny vol­e­va incre­mentare la pro­pria immag­ine e, insieme allo stra­or­di­nario man­ag­er Lee Iacoc­ca, Hen­ry Ford II indi­viduò nelle corse auto­mo­bilis­tiche la vet­ri­na per­fet­ta per pub­bli­ciz­zare la pro­pria azienda.

L’esempio che Iacoc­ca e Ford pre­sero come rifer­i­men­to fu pro­prio la Scud­e­ria di Maranel­lo, ma per rag­giun­gere un tale liv­el­lo di noto­ri­età a liv­el­lo sporti­vo ser­vi­va tem­po e soprat­tut­to molto denaro.

 

L’idea fu quel­la di acquistare l’intera Casa di Maranel­lo per farne il pro­prio repar­to corse, for­ti del fat­to che il Drake si trovasse in ristret­tezze eco­nomiche e, nel mag­gio del 1963, par­tirono le trat­ta­tive. Le par­ti trovarono un accor­do arrivan­do alla creazione di due soci­età dis­tinte: una per la pro­duzione delle vet­ture stradali e l’altra per l’attività sporti­va. Quan­do però il Drake, revi­sio­n­an­do l’accordo, si accorse di alcune restrizioni iner­en­ti l’attività sporti­va, tra cui un lim­ite di spe­sa mas­si­mo di 450.000.000 di lire, trasalì e rifi­utò. Questo per­ché l’u­ni­co vin­co­lo che Enzo ave­va pos­to all’ac­cor­do, era quel­lo di avere la totale ges­tione del repar­to sporti­vo. Fu così che prese l’in­chiostro vio­la e cer­chiò sull’accordo la frase, appun­tan­do una frase che non las­ci­a­va adi­to a frain­tendi­men­ti: “No, non ci siamo!”.

Hen­ry Ford II non accettò lo smac­co di essere sta­to rifi­u­ta­to in questo modo e giurò vendet­ta a Enzo e alla Fer­rari, fuo­co ali­men­ta­to quan­do l’avvocato Agnel­li approf­ittò del man­ca­to accor­do con la casa statu­nitense rius­cen­do a met­tere nell’orbita FIAT la casa di Maranello.

Con queste pre­messe a Detroit ven­gono investi­ti 10.000.000 di dol­lari per costru­ire, da zero, la vet­tura che dovrà con­sumare la vendet­ta con­tro Ferrari.

Così, il 1° aprile 1964, la nuo­va Ford GT40 pog­gia per la pri­ma vol­ta le ruote su un cir­cuito. L’au­to allesti­ta da Eric Broadley, prog­et­tista del­la Lola scel­to da Hen­ry Ford II, ave­va un’altezza di soli 1,02 metri e sot­to il cofano mon­ta­va un V8 da 5 litri, ma i piloti Jo Sch­less­er e Roy Salvodori, notarono dei seri prob­le­mi di affid­abil­ità e sta­bil­ità nei ret­ti­linei. Dopo due mesi, tre esem­plari del­la GT40, che nel frat­tem­po ave­vano cam­bi­a­to il motore con un più equi­li­bra­to V8 da 4200 cc³, ven­nero schierati alla 24 ore di Le Mans, sen­za rius­cire nep­pure a tagliare il traguardo.

Dopo la delu­sione del 1964, la ges­tione del prog­et­to GT40 pas­sa in mano a Car­rol Shel­by, ex-pilota vinci­tore del­la 24 ore di Le Mans nel 1959, noto ai più per aver real­iz­za­to la mit­i­ca AC Cobra.

Shel­by, par­tendo dal­la base di Broan­d­ley, real­iz­za una nuo­va ver­sione del­la GT40, la MkII, carat­ter­iz­za­ta da numerosi miglio­ra­men­ti tec­ni­ci e da un pos­sente motore di 7 litri, sem­pre V8.

La rin­no­va­ta sporti­va amer­i­cana si riv­ela la macchi­na da bat­tere tri­on­fan­do alla 2000 kilo­metri di Day­tona, pri­ma tap­pa del cam­pi­ona­to mon­di­ale sport pro­totipi. Il 1965 sem­bra essere quin­di l’anno gius­to, tan­to che la Ford arri­va sul cir­cuito del­la Sarthe con ben sei esem­plari, otte­nen­do la pole posi­tion con l’e­quipag­gio for­ma­to da Phil Hill e Chris Amon, ma anche in ques­ta occa­sione nes­suna delle GT40 arri­va sot­to la bandiera a scacchi.

Si arri­va quin­di al 1966 e la casa di Detroit inizia alla grande il Mon­di­ale Sport Pro­totipi, coglien­do due suc­ces­si con Ken Miles e Lloyd Ruby, alla 24 Ore di Day­tona e alla 12 Ore di Sebring.

È il momen­to del­la resa dei con­ti e Ford ques­ta vol­ta fa sul serio: alla 24 Ore di Le mans, per con­trastare l’egemonia di Maranel­lo che dura dal 1960, schiera ben otto vet­ture, di cui tre gestite dal team Shel­by Amer­i­ca, tre dal­la scud­e­ria Hol­man & Moody e altre due del team inglese Alan Mann.

La Scud­e­ria di Maranel­lo risponde con tre esem­plari del­la ormai con­sol­i­da­ta 330 P/3: due gesti­ti diret­ta­mente dal­la Fer­rari e la terza gesti­ta dal team amer­i­cano NART.

Nelle qual­i­fiche la Ford dom­i­na piaz­zan­do quat­tro GT40 nelle prime quat­tro posizioni: pole posi­tion per l’e­quipag­gio Gurney/Grant davan­ti a Miles/Hulme, Whitmore/Gardner e McLaren/Amon.

Le prime fasi di gara vedono una sten­ua resisten­za del­la Fer­rari con­tro lo strapotere delle GT40, finchè, alla dici­as­settes­i­ma ora di gara, anche l’ultima Fer­rari rimas­ta in gara con Loren­zo Ban­di­ni e Jean Guichet, è costret­ta ad alzare bandiera bian­ca a causa di prob­le­mi tecnici.

Le GT40 han­no quin­di stra­da lib­era ver­so la vit­to­ria asso­lu­ta. In casa Ford però com­in­ciano a suben­trare ordi­ni di scud­e­ria per decidere a chi ver­rà asseg­na­ta la vit­to­ria. Alla fine si opta per asseg­narla a chi si tro­va al coman­do all’ultimo pit-stop. L’equipaggio prescel­to è quel­lo di Miles/Hulme, ma per dar anco­ra più vig­ore alla vit­to­ria, Hen­ry Ford II ordinerà alle tre GT40 che occu­pano le prime tre posizioni, di arrivare in para­ta alla bandiera a scac­chi, per evi­den­ziare la schi­ac­ciante supe­ri­or­ità del­la casa dell’Ovale Blu in ter­ra francese.

All’ultima tor­na­ta la Ford GT40 di Ken Miles ral­len­ta, facen­dosi rag­giun­gere dalle altre due GT40, gui­date da Bruce McLaren e da Ron­nie Bucknum.

Miles taglia per pri­mo il tra­guar­do per pochi metri, ma la vit­to­ria ver­rà asseg­na­ta all’equipaggio Mclaren/Amon, in quan­to, essendo par­ti­ti più indi­etro rispet­to a Miles, han­no per­cor­so più stra­da nell’arco delle 24 Ore.

Dopo ques­ta vit­to­ria, dom­i­nate da con­tro­ver­sie interne, Ford domin­erà a Le Mans per i tre anni suc­ces­sivi, men­tre Fer­rari coglierà la pro­pria vendet­ta qualche anno più tar­di in ter­ra amer­i­cana, alla 24 Ore di Day­tona, rispon­den­do anche lei con un arri­vo in para­ta sul­la sopra ele­va­ta del cir­cuito statunitense.

Cronache di sport e di miti, che si fon­dono e si mescolano diven­tan­do leggenda.

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