Per una gara al cardiopalma, ricca di emozioni e colpi di scena, tornano le cinque pillole, rubrica in cui il nostro Riccardo Ronchini analizza i cinque eventi principali del Gran Premio di Ungheria.

1. LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI. E chi l’avrebbe mai det­to che il buon Ocon avrebbe vin­to la cor­sa? Nes­suno. Cer­to, ci è volu­ta tan­ta for­tu­na e una mega caram­bo­la, ma dal momen­to in cui si è ritrova­to leader è sta­to sen­sazionale. Mai una sba­vatu­ra e sem­pre pre­ciso, nonos­tante l’enorme pres­sione impostagli da Sebas­t­ian Vet­tel, che ha fat­to di tut­to per vin­cere. Una gara da pilota maturo, che ha saputo cogliere al volo la pri­ma grande occa­sione del­la car­ri­era. Bra­vo Este­ban, il sog­no si è final­mente avverato.

2. E SONO DUE PER SEB. In atte­sa del verdet­to finale del­la FIA sul­la ques­tione car­bu­rante, non si può non elo­gia­re Sebas­t­ian. Bra­vo e for­tu­na­to a stare fuori dai guai al pri­mo giro, per poi fare il suo dovere alla per­fezione, por­tan­do nuo­va­mente a podio la sua Hon­ey Rid­er. Pec­ca­to, per­ché la vit­to­ria era lì alla sua por­ta­ta, ma il suo rit­mo se con­fronta­to con quel­lo di Ocon era pres­soché iden­ti­co e all’Hungaroring sor­pas­sare non è affat­to sem­plice. Nonos­tante tut­to, dovesse essere con­fer­ma­to il risul­ta­to, siamo al sec­on­do podio in undi­ci gare, con una vet­tura tutt’altro che velocis­si­ma. Non male per un pilota dato più volte per finito.

3. ANVEDI CHE PILOTA NANDO. Quel duel­lo con Hamil­ton è sta­to sem­plice­mente entu­si­as­mante. Dife­sa da man­uale, da vero cam­pi­onis­si­mo. Anco­ra una vol­ta, Fer­nan­do ha dimostra­to quan­to sia anco­ra tra i migliori in pista, nonos­tante i quarant’anni appe­na com­piu­ti. Una battaglia che è risul­ta­ta cru­ciale anche per la con­quista del­la vit­to­ria di Ocon. Team play­er vero.

4. AGRODOLCE FERRARI. Non può che essere col­ma di ram­mari­co la domeni­ca di Charles Leclerc. Dopo la pri­ma cur­va sarebbe infat­ti sta­to sec­on­do e poi chissà. Un gran­dis­si­mo pec­ca­to, spe­cial­mente per­ché nel con­tat­to con Stroll, il mon­e­gas­co è total­mente incolpev­ole, passeg­gero del­la sua SF21 sen­za avere alcu­na pos­si­bil­ità di sal­var­si. Dall’altra parte del garage è sta­ta una grande gara quel­la di Car­los Sainz, che par­ti­to quindices­i­mo ha chiu­so quar­to, ceden­do il podio ad Hamil­ton sola­mente a tre giri dal­la fine. Res­ta una grande cor­sa, che per­me­tte al team di Maranel­lo di portare a casa pun­ti impor­tan­ti nel­la lot­ta per il ter­zo pos­to del Mon­di­ale Costruttori.

5. DOPPIO COLPO SUL MONDIALE. Sil­ver­stone e l’Hun­garor­ing si sono riv­e­late due tappe alquan­to indi­geste per Ver­stap­pen. Se in Inghilter­ra almeno una pic­co­la parte delle colpe pote­va essere impu­ta­ta a lui, a Budapest, invece è sta­to total­mente incolpev­ole, anzi, guardan­do l’on board ha addirit­tura fat­to di tut­to per stare lon­tano dai guai. Tan­ta sfor­tu­na per l’olandesino volante, che in due set­ti­mane ha per­so anche la lead­er­ship del mon­di­ale, dilap­i­dan­do trentadue pun­ti di van­tag­gio: un vero e pro­prio dram­ma sporti­vo. E Hamil­ton si sfre­ga le mani.

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