Esteban Ocon vince il pazzo Gran Premio d’Ungheria, davanti all’Aston Martin di Vettel e a un Lewis Hamilton in rimonta. Verstappen solo decimo, con una gara da ricostruire a causa dello strike in partenza. Quarta la Ferrari di Sainz, che regala una mezza gioia al Cavallino dopo il ritiro di Leclerc.
Tensione, provocazione, adrenalina, guerra. Questo è il quartetto di fattori che si presenta come una grande nube grigia sul fine settimana ungherese. Nube che si tramuta in pioggia, che cade copiosa sull’ Hungaroring, la pedana pronta ad accogliere i suoi due contendenti al titolo. Due pugili, Max e Lewis, arrivati all’11esimo round di un mondiale tiratissimo.
Tutti in griglia pronti con le intermedie, l’acqua continua a bagnare l’asfalto. Ma non c’è più tempo per pensare, bisogna agire. La buona partenza è fondamentale in una pista in cui sorpassare è difficile. Si spengono i semafori, via. Ed è strike. Bottas tampona il posteriore di Norris, che tocca le due Red Bull. Il finlandese esce dai giochi, portandosi dietro Perez e la Ferrari di Charles Leclerc, colpita da Stroll, che frena sull’erba e sale sulla Rossa del monegasco, che a sua volta prende l’altra McLaren di Ricciardo. Un effetto domino che causa la bandiera rossa, e tanta rabbia.

Tra censure dei team radio e dichiarazioni senza sconti, il Gran Premio riparte con quattro monoposto in meno, con Hamilton leader, seguito da Ocon, Vettel e Sainz. Verstappen undicesimo. Ma le sorprese non finiscono qui: tutti, tranne il campione del mondo in carica piazzato sul rettilineo principale, partono dalla pit lane, scegliendo di sostituire le intermedie. Entra anche Hamilton ai box, ed è ultimo, regalando la testa della corsa ad Ocon, seguito da Vettel, Latifi, Tsunoda e Sainz. Finlandesi protagonisti in negativo, anche Raikkonen compie una scorrettezza uscendo dalla pit lane: per lui è unsafe release con dieci secondi di penalità. Al quattordicesimo giro Max attacca Schumacher, lo passa con tanto di ruotata, mentre alle sue spalle Hamilton compie un lungo. L’epta campione cambia gomme al 20esimo passaggio, lo segue Verstappen, entrambi optano per la Hard. L’olandese, dodicesimo rientra dietro Hamilton, decimo.
Il britannico, man mano continua a risalire la china, mentre il suo antagonista è ancora bloccato dietro Ricciardo. Trentaduesimo giro, ed Hamilton aggancia Tsunoda, all’esterno della curva 4. Ed è quinto. Ferrari reagisce, richiamando Sainz ai box. Al trentasettesimo passaggio, anche Vettel fa la sua sosta, per lui potrebbe essere davvero l’occasione della vita. Alonso prende temporaneamente il comando dopo il contrattacco al cambio gomme dell’Aston Martin da parte di Ocon, il francese passa dai box e rientra davanti a Vettel. Il neo quarantenne effettua il pit stop, ed è quinto. Lewis, intanto, è quinto. E può già gioire nel vedere Verstappen relegato fuori dalla zona punti. Alla quarantottesima tornata Hamilton monta la gomma soft per puntare alla vittoria, ricomparendo alle spalle del bicampione dell’Alpine. Max non molla, passa l’Alfa Romeo di Kimi e al cinquantunesimo giro è undicesimo. Hamilton attacca Alonso, che non ci sta: si difende, come solo un grande gladiatore sulle monoposto mondiali saprebbe fare. Proteggendo se stesso, protegge indirettamente anche il connazionale in Ferrari e il compagno di squadra, saldamente al comando.

Dieci giri al termine. Verstappen guadagna la decima posizione, ed è in zona punti, superando Ricciardo. Fernando resiste, fino a cinque giri dalla bandiera a scacchi. Un piccolo errore, e sufficiente per Hamilton per superare e rincorrere Sainz per prendersi la terza posizione. E ce la fa. E gli va bene così. Ma Ocon, firma un’impresa e scrive la storia. Porta una vittoria inaspettata all’Alpine, seguito da Vettel. Ed è così che la Formula 1 va in vacanza, dando appuntamento in Belgio. Per una seconda parte di mondiale, tutt’altro che scontata.
Ph. Alpine F1 Team / Aston Martin Cognizant F1 Team / Ferrari Media Center ©️