Un sogno svanito a pochi chilometri dalla fine. Il Gran Premio di Gran Bretagna, a sorpresa, ci ha offerto una Ferrari competitiva per tutto il week-end, con gli eventi della gara che stavano quasi per regalare a Charles Leclerc una clamorosa vittoria. Alla fine, il risultato è un secondo posto dal gusto dolce amaro, ma pregno di sensazioni positive.
È difficile individuare un momento simbolico del Gran Premio di Gran Bretagna, per la Ferrari. Gli episodi degni di nota, in pista, nel corso del week-end, sono stati numerosi ed è difficile individuarne uno che svetti sugli altri. Per riassumere quello che è avvenuto nel migliore dei modi, probabilmente, è necessario andare a cercare nel dopo gara, quando entrambi i piloti hanno affrontato le interviste con un’espressione delusa. Dopo un secondo ed un sesto posto, su un tracciato che avrebbe dovuto provocare indicibili sofferenze alla Scuderia ed ai suoi tifosi.
Per Carlos Sainz, l’espressione corrucciata è comprensibile, dopo un fine settimana reso complicato dal contatto con Russell nella Sprint Qualifying e dall’errore nel pit stop che lo ha condannato a soffrire dietro agli scarichi della McLaren di Ricciardo. Comprensibile, perché il potenziale della SF21 gli avrebbe potuto donare un risultato molto migliore del sesto posto in cui ha concluso alla bandiera a scacchi. Per Charles Leclerc, un secondo posto dovrebbe essere un risultato da celebrare con il più soddisfatto dei sorrisi, ma non è così. Infatti, la smorfia di delusione che accompagna il monegasco è evidente: nulla viene fatto per nasconderla. La reazione è comprensibile, per le modalità con cui è arrivato il risultato, dopo una gara condotta in testa e con un sorpasso a due giri dalla fine, ma è sorprendente perché fa trapelare qualcosa che, fino ad ora, anche nelle prestazioni più incoraggianti non si era mai percepito.

Anche dopo il Gran Premio di Monaco, la miglior occasione avuta in questa stagione dal team di Maranello, le reazioni erano quelle di chi aveva perso un’occasione più unica che rara, dovuta alla conformazione del circuito, più che alle doti della vettura. Senza dimenticare le disavventure che hanno tolto di mezzo Max Verstappen e che hanno attardato fino quasi alla bandiera a scacchi Lewis Hamilton, questa volta la Ferrari è apparsa, quasi d’incanto, competitiva al massimo livello. Ha stupito gli stessi piloti e addirittura i tecnici la prestazione di Silverstone. Più faticosa la parte finale con la gomma dura, rispetto alla Mercedes dello scatenato Hamilton, ma competitiva con tutti gli altri; splendente nel primo stint sulle medie, come sabato nella Sprint. Veloce e con poco degrado, meglio di tutti i team “terrestri” ed abbastanza vicina alle prestazioni delle due monoposto più forti del campionato.
Ha stupito tutti perché, oltretutto, questa improvvisa competitività è arrivata in un contesto doppiamente pericoloso: Silverstone è un tracciato che si temeva potesse creare problemi ed il caldo era considerato un possibile nemico per la SF21. La combinazione dei due fattori, avrebbe dovuto essere terribile ed avrebbe dovuto consegnarci una prestazione simile a quella del Paul Ricard, secondo l’opinione comune. Invece, si esce da questo week-end con maggiore consapevolezza, casomai per cercare di capire da dove viene tutta questa consistenza in modo da replicarla nelle occasioni future. Su circuiti considerati amici, come quello d’Ungheria, e su altri ritenuti meno favorevoli. Si riparte dal Regno Unito, anche con il chiarimento che Mattia Binotto ha voluto regalarci tramite Sky: dopo l’Austria, a quegli stessi microfoni, era uscita la preoccupante affermazione che il terzo posto nella classifica dei Costruttori non fosse un obiettivo; il Team Principal ha precisato che invece essere “primi degli altri” è un obiettivo, ma che il lavoro principale rimane sul 2022 di cui, proprio in questi giorni, abbiamo avuto un’anticipazione.

No, non ci siamo dimenticati dei piloti. In particolare, non ci siamo dimenticati di Charles Leclerc. In queste analisi, abbiamo sempre cercato di essere equilibrati nei giudizi su di lui; abbiamo evidenziato le sue prestazioni buone ed i suoi errori, come è giusto che sia. In questo fine settimana britannico, senza tanti giri di parole, è stato fenomenale. Ha mostrato tutto il suo talento, è stato consistente per tutta la gara, ha gestito con lucidità anche i momenti difficili in cui la Power Unit di Maranello sembrava dargli dei grattacapi. Non ha commesso errori ed è stato lucidissimo nei momenti chiave della gara: le partenze, la gestione del momento in cui si è trovato a dover superare Hamilton reduce dal contatto con Verstappen e l’attacco del Campione del Mondo nel finale di gara. In generale, un talento come Charles merita una vettura con cui lottare per la vittoria; ma questo Leclerc, quello del Gran Premio di Gran Bretagna, fa gridare a pieni polmoni. Di entusiasmo, di passione e di voglia di vederlo a bordo di una Ferrari davvero competitiva.
Alla fine, il sogno si è infranto. La fame di punti di Hamilton e la forza della sua Mercedes hanno rotto l’incantesimo e Charles è arrivato “solo” secondo; le piccole sbavature che Sainz ha dovuto subire nel corso del suo week-end lo hanno privato di una lotta molto vicino al gradino più basso del podio. Tuttavia questa Ferrari, all’improvviso ha regalato un sogno ai suoi tifosi.
Il sogno di vincere dieci anni dopo Fernando Alonso, nella settantesima ricorrenza della prima vittoria di una Ferrari in Formula 1 era grande e romantico; il sogno che forse si può cominciare a cullare è quello che la strada intrapresa sia quella giusta, per tornare a vincere non solo in occasioni particolari ed in circostanze eccezionali, ma con una frequenza degna della storia della Scuderia. Lo vedremo nel 2022, con le incognite dell’interpretazione delle novità regolamentari, ma ogni tanto è bello poter sognare.
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