A Zeltweg le Ferrari percorrono strade differenti. La regolarità di Sainz e la gara flipper di Leclerc alla fine portano un sesto e settimo posto che portano i piloti ad equivalersi, sfruttando quello che è l’attuale potenziale della vettura. Tutto sommato, è la storia di questa stagione, fino ad oggi.
Mancano cinque giri alla fine, in uscita da Curva 3 Carlos Sainz prende la scia della Mercedes di Lewis Hamilton, apre il DRS e lo sorpassa. Un’immagine rara ed incoraggiante, ma non così positiva. Prima di tutto, perché la Ferrari non è in lotta con il Campione del Mondo, ma è doppiata; inoltre, la decina di giri passata in scia del britannico, impedisce allo spagnolo di tentare il recupero nei confronti di Lando Norris.
Così Carlos è sesto, dopo una gara solida e priva di sbavature. Approfitta di un problema tecnico di Ricciardo, per entrare in zona punti, soffre quando si ritrova in un trenino di vetture che si trascinano a vicenda con il DRS, ma dimostra tutta la sua forza quando gli avversari rientrano per il pit stop. A quel punto, Sainz lavora per recuperare posizioni andando lungo ed esibisce un passo solidissimo, uno dei più veloci in pista in quei frangenti. La scelta lo premia, si ritrova settimo, si sbarazza velocemente di Stroll e dà l’impressione di poter raggiungere la McLaren di Norris. A rallentarlo, paradossalmente, la Mercedes di Hamilton.
La regolarità è il segno distintivo con cui Sainz ha caratterizzato la sua prima parte di stagione. Non accende la fantasia con mosse mozzafiato, ma porta costantemente il suo contributo alla causa. Il risultato è che continua ad essere considerato il miglior pilota tra quelli che hanno cambiato team e che in classifica non è lontano dal suo compagno di squadra: solo Alonso è meglio posizionato, ma si confronta con Ocon, non con Leclerc.

Il monegasco è l’esatto opposto di Sainz. Più propenso ad errori, ma anche autore di sorpassi bellissimi e rimonte clamorose. Anche nel Gran Premio di Stiria, il copione della sua gara è questo. In partenza, si ritrova affiancato ad Alonso e Gasly in uscita di Curva 1 e, nel tentativo di rientrare in scia più rapidamente possibile, pizzica la posteriore sinistra del francese. L’Alpha Tauri si ritrova con lo pneumatico forato a subire un ritiro immediato, la Ferrari deve sostituire l’ala anteriore, rimettendo in pista Charles al penultimo posto.
Errore di valutazione, ingenuità o semplice sfortuna che sia, la risalita di Leclerc è inarrestabile. Arriva alle spalle del gruppo in cui è coinvolto Sainz, non riesce a liberarsi di Ricciardo, anticipa il secondo pit stop e da lì risale, fino al settimo posto. I sorpassi sono tanti, alcuni particolarmente difficili e spettacolari; in un paio di occasioni, con Raikkonen e Alonso, ci sono ulteriori contatti in cui ad essere esposta, in entrambe le occasioni, è la posteriore destra della Ferrari. La fortuna, in questi casi, assiste Charles che non subisce ulteriori, beffardi, danni.
Leclerc mostra e dimostra doti eccezionali, sfodera prestazioni abbacinanti come i giri di qualifica, che gli hanno fruttato straordinarie posizioni di partenza, o i sorpassi di oggi. Il suo potenziale è indiscutibile ed al livello dei migliori piloti, degli Hamilton e dei Verstappen. A frenarlo, sicuramente le monoposto che ha a sua disposizione perché, senza scomodare i disastri della SF1000, anche la SF21 ha carenze che gli impediscono di rivaleggiare con le altre stelle del Campionato. Che sia per immaturità, che sia per generosità e per il desiderio di andare oltre i limiti della vettura, gli errori ci sono e vanno limitati. Non è un dramma, basti pensare alla reputazione che aveva fino a un paio di stagioni fa Max Verstappen; il merito dell’olandese è stato quello di correggersi, anche se c’è voluto tempo. A Leclerc è richiesto fare il medesimo salto di qualità: eliminare i bassi, mantenendo gli altissimi che contraddistinguono il suo repertorio, lo porterà nel gotha dei piloti di quest’era della Formula 1.

Anche il team dovrà migliorare. Perché se molti lo dicono già oggi, è certo che quando Charles Leclerc avrà dispiegato il suo potenziale, sarà davvero necessario dare una macchina a questo ragazzo. I passi in avanti, ad una settimana dal disastro francese, sono stati evidenti con un passo gara molto interessante. Senza i problemi patiti dai due piloti, stare davanti anche a Norris sarebbe stato un obiettivo alla portata. Anche la reattività nelle strategie è un punto a favore della Scuderia, in altre occasioni meno pronta ad adeguarsi alle situazioni contingenti.
La coperta rimane comunque corta, perché questo miglioramento in gara ha richiesto di sacrificare le prestazioni in prova, condannando i due alfieri di Maranello ad una partenza da posizione più arretrata rispetto agli ultimi Gran Premi. Non si può dimenticare che il punto di partenza era la SF1000, ma allo stesso tempo non si può continuare a pensare da dove si è partiti: c’è tanta strada da fare, per team e piloti. Soprattutto, ed è accaduto anche oggi, al termine della gara, non è un buon segno sentir dire dai protagonisti – piloti o tecnici – che non sanno il motivo per cui sono andati come sono andati. Bene o male che sia. Se non si conoscono le cause delle buone e cattive prestazioni, il ruolo del caso è troppo importante e, quindi, non si può pensare di puntare al successo. Per vincere bisogna dare ai piloti delle vetture per combattere con gli altri team. Ad armi pari.
Ph. Ferrari Media Center ©️