In una gara dalla triplice anima, il caso e il caos si mescolano tra loro per restituire un esito assolutamente inaspettato, che regala a Sergio Perez il primo successo stagionale. E tanto Red Bull, quanto Verstappen, ringraziano.
Doveva essere un week-end di gara tranquillo. E, invece, si è trasformato in uno dei più concitati ed imprevedibili Gran Premi visti finora, con buona pace dell’immenso marasma andato in scena nel 2020.
A Baku, la Red Bull arriva con tanto di pronostici favorevoli, forte dell’ottimo risultato ottenuto lungo le contorte strade del principato. L’assetto della RB16B, che sembra privilegiare un carico più elevato, si è dimostrato essere più valido di quello di una Mercedes che, al netto del risultato, è parsa quantomeno opaca e, stranamente, lontana dal podio, probabilmente a causa dei soliti limiti intrinseci del duo costituito da basso rake e passo lungo che, soprattutto su un cittadino a bassa velocità di percorrenza come Monaco, non consente di sviluppare le prestazioni che altrimenti si vedrebbero su altre piste e in altre circostanze.
In aggiunta a ciò, la scuderia anglo-austriaca si presenta anche in testa al mondiale col suo pilota di punta e con una già cospicua fila di punzecchiamenti reciproci tra Toto Wolff e Christian Horner. Le recenti discussioni sulla flessibilità delle ali ha, infatti, esacerbato i dissapori che già intercorrevano tra i due, ormai ufficialmente in rotta di collisione tra loro e in perfetta sintonia con quella che è la battaglia che entrambi portano avanti in pista con le rispettive squadre, impegnate a racimolare quanti più punti possibili in un campionato che si prospetta essere più acceso che mai e combattuto sul filo della singola cifra.
Il recente fine settimana azero si contraddistingue anche per l’alto numero di lunghi di cui si sono resi protagonisti i beniamini della Formula 1, finiti a muro senza distinzione alcuna. Tra questi vi è anche Max Verstappen, che testimonia, tra i tanti, quanto secche e insidiose siano le curve a novanta gradi offerte da questo singolare circuito cittadino. Fortunatamente, l’incontro con le barriere di sicurezza non porta a danni di particolare o irrimediabile gravità, evitando conseguenze di alcun tipo in vista delle vicinissime qualifiche, in cui il duo Red Bull si piazza in terza e sesta posizione per mano dell’olandese e del messicano, rispettivamente.
La prima parte di gara segue un andamento alquanto prevedibile e parco di acuti, con Verstappen che si porta in testa già al sesto giro e nonostante un presunto fenomeno di clipping ostacolasse il sorpasso sul leader del momento, Charles Leclerc, persino lungo il rettilineo. Nel mentre, anche Sergio Perez non perde occasione per guadagnare posizioni e, con buona pace della concorrenza, divora tutti i propri rivali già nel corso del primo giro, portandosi subito in seconda piazza. Da qui in avanti, la gara sembra essere destinata ad un prosieguo così regolare da apparir noioso, tale è la costanza del ritmo delle vetture di testa, veloci e consistenti anche con le fresche mescole dure che sono state montate nel corso del tredicesimo giro, col rientro in pista particolarmente agevolato anche dalla sosta lenta accorsa a Lewis Hamilton. Ma l’imprevisto, si sa, è sempre in agguato.
Il primo colpo di scena è costituito dal pericoloso botto che l’incolpevole Lance Stroll subisce a causa dell’improvviso afflosciamento dello pneumatico posteriore destro, che lo porta rapidamente e inavvertitamente a muro e con conseguenze, per lui, fortunatamente nulle. Vettura distrutta a parte, il canadese esce indenne dal proprio abitacolo, lasciando dietro di se una striscia di detriti e alcuni, non nuovi, dubbi che tornano ad aleggiare circa la tenuta degli pneumatici Pirelli lungo un circuito che, in passato, si è già mostrato propenso ad incidenti di questo tipo.
Soste e Safety Car a parte, la gara del duo Red Bull sembra proseguire indisturbata almeno fino al quarantasettesimo passaggio, quando il pilota olandese sbatte contro le barriere del rettifilo a causa di una foratura. La massiccia presenza di detriti, unita alla pericolosa posizione che la monoposto ha assunto dopo l’impatto, porta all’istituzione della bandiera rossa già nel giro seguente, in cui è possibile osservare scene che testimoniano appieno tutta la frustrazione di un pilota che, dall’essere in testa al mondiale, si ritrova virtualmente alle spalle del proprio rivale a distanza di un solo GP.
Dopo una non troppo breve pausa in pit-lane, la direzione di gara stabilisce che la ripartenza avverrà dalla griglia e, con tutti i team ora muniti di gomma rossa, lascia prefigurare una vera e propria gara sprint nel finale. A tal riguardo, il pilota Campione in carica comunica al team la propria intenzione di non voler strafare, vista la favorevole posizione di in cui si trova, preferendo concentrare gli sforzi più su quella che definisce, via radio, “una maratona”, piuttosto che sullo sprint finale. Tuttavia, mai parole furono più errate, perché l’inglese sarà protagonista di un imbarazzante e deleterio lungo in Curva 1 che lo relega, al contrario delle premesse, all’ultima posizione, lasciando strada ad un Perez che finisce per ritrovarsi in testa alla corsa dopo una prestazione concreta e completamente valevole del primo posto.
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