Il calendario più lungo nella storia della Formula 1 nel secondo anno di pandemia da COVID-19: non sarebbe stato meglio aspettare il 2022 viste le difficoltà imposte dalle restrizioni?
La Formula 1, con l’arrivo nel 2021, ha lanciato fin da subito una bozza di calendario che vedeva il ritorno dello status quo pre-pandemia da COVID-19. Il 12 Gennaio, la prima variazione del calendario colpiva Australia e Cina con spostamento della gara all’Albert Park Circuit verso fine stagione e sostituzione della tappa di Shanghai con Imola. La tappa del Vietnam, saltata a causa dello scandalo di corruzione che ha coinvolto uno degli organizzatori, è stata sostituita poi dal Portogallo.
Il 28 Aprile, la prima modifica a stagione già iniziata ha visto la cancellazione del Gran Premio del Canada e la sua sostituzione con la tappa in Turchia, a sua volta posticipata a data da destinarsi dopo l’ingresso del paese nella lista rossa del Regno Unito, dove tutte le squadre ad eccezione di Alfa Romeo, AlphaTauri e Ferrari hanno sede. La sostituzione, come riportato nel corso della giornata di ieri, è un doppio appuntamento in Austria, esattamente come il 2020 è iniziato.
Una domanda che emerge spontanea con tutte queste modifiche è: non era prevedibile una situazione del genere? Certo, al momento la pandemia sta affrontando una situazione altalenante, con un boom di casi in India ed una sconfitta lenta ma sistematica del virus in altri paesi come gli Stati Uniti, dove da ieri il vincolo delle mascherine per le persone vaccinate è stato rimosso. Tutto questo, però, non era chiaro dall’inizio del 2021. Il vaccino era sì presente, con la prima dose del vaccino Pfizer somministrata l’8 Dicembre 2020 nel Regno Unito, ma la sua diffusione era tutto fuorché capillare ed in grandi quantità.
Ha allora avuto senso preparare un calendario che vertesse immediatamente al ritorno alla normalità nei motori, quando la normalità non era presumibile neanche nelle migliori stime di scienziati ed organismi sanitari? Personalmente, e con il senno di poi, ritengo che si sarebbe dovuta valutare l’opportunità di contenere la stagione limitando il numero di appuntamenti, riducendo gli spostamenti senza però perdere nello spettacolo. Sarebbe stata un’opzione valida e che avrebbe probabilmente trovato tutti d’accordo, invece di vedere modifiche che, gara dopo gara, non mancano di sottolineare come la pandemia — per mezzo di leggi e restrizioni che non fanno sconti nemmeno alla Formula 1 — sia ancora pesantemente tra noi.
Il bello — si fa per dire — è che le modifiche al calendario potrebbero non essere finite. Voci del paddock parlano di dubbi sulla fattibilità dei Gran Premi a Singapore, in Giappone, in Messico ed in Brasile, viste le restrizioni ed i contagi, e nel caso di ulteriori cancellazioni la Formula 1 dovrà necessariamente correre ai ripari con sostituzioni, modifiche del calendario ed aggiunte di nuovi circuiti o appuntamenti doppi in tappe già esistenti che si assumeranno l’onere. Il piano B è presente, certo, e Formula 1 sta facendo il meglio che può in una situazione francamente mai vista prima in tempi moderni. Ma, a mio parere, per un solo anno — definibile di “transizione” dalla pandemia al ritorno alla normalità — si sarebbe potuta fare un’altra eccezione come nel 2020, con lo studio di fattibilità ed i test per le Sprint Qualifying e per gli altri potenziali nuovi format, per poi tornare con la stagione migliore di sempre nel 2022 con nuove macchine, nuove regole aerodinamiche, un calendario con ventitré o più gare se fattibili, delle regole stabilite in maniera chiara anche per i format e — questo è certo — uno spettacolo ed un potenziale mediatico che avrebbe attirato l’attenzione di tutti i tifosi, grandi e piccini, vecchi e giovani — perché sì, se molti giovani guardano la 24 Ore di Le Mans e non si lamentano, penso che le due potenziali ore di un Gran Premio di Formula 1 siano assolutamente fattibili per tutti, magari con qualche battaglia in più rispetto al dominio avuto negli ultimi anni. È un ciclo, come in passato c’è stato a favore di Ferrari e successivamente Red Bull, ma dopo un po’ i cicli sono fatti per essere interrotti nel benessere dello spettacolo.
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