In un Gran Premio parco di acuti e di azione, la costanza premia la Red Bull e il suo alfiere principale, che si dimostra maturo e finalmente in grado di inseguire il sogno mondiale.
Pochi circuiti sono belli e caratteristici come quello di Portimao, dove il continuo alternarsi di saliscendi e di curve cieche si producono in coraggio, fiducia nel mezzo meccanico e tanti e ripetuti scarichi di forze G che il proprio corpo deve sopportare per sessantasei lunghi giri. Tuttavia, la domenica appena trascorsa ci ha insegnato che, non sempre, ad un bel tracciato corrisponde automaticamente una piacevole gara.
Il Gran Premio del Portogallo appena trascorso non passerà, infatti, alla storia per il divertimento, che è sembrato essere il vero grande assente del fine settimana dell’Algarve. Se si esclude un po’ si azione, sparsa in punti diversi e distanti della corsa, ben poche sono state le emozioni che l’appuntamento in questione ha trasmesso ai telespettatori sparsi per il globo, pur lasciando alcune riflessioni di non poco conto che riguardano alcuni dei protagonisti visti in gara. Tra questi, ad attirare l’attenzione è proprio l’alfiere di casa Red Bull, opportunamente citato nel titolo e per una ragione ben precisa che sembra caratterizzare, come mai prima d’ora, il suo rinnovato comportamento in pista.
Dotato ora di una vettura capace di rivaleggiare ad armi pari con la Mercedes, Max Verstappen si trova finalmente posto in quella posizione che per anni ha sempre desiderato ma che, per un motivo o per l’altro, non è mai stato davvero in grado di inseguire a distanza ravvicinata. A giocare a suo favore si sono spesso alternate l’eccessiva aggressività, culminata in episodi spesso controversi e al limite dell’irriverenza tipica di chi vuole tutto e subito, o per via di una minor competitività complessiva della propria monoposto, non sempre in grado di contrastare, appieno e su tutti i terreni, i prodotti degli avversari.
Quello che si è presentato in griglia di partenza è un Verstappen significativamente diverso da quello appena descritto e il Gran Premio recente serve, se non altro, a spiegare compiutamente questo concetto. Del vecchio Mad Max, l’olandese conserva solo la straordinaria capacità di compiere scenografici ed efficaci sorpassi all’esterno o, più in generale, di finalizzare manovre tali da portarlo ad ottenere un immediato vantaggio sul proprio rivale, perdendo poco tempo e approfittando di qualsiasi debolezza altrui o del primo spazio apertosi dinanzi, come fatto tanto ai danni di Lewis Hamilton prima, quanto a quelli di Valtteri Bottas poi, seppur coi dovuti distinguo. I due piloti Mercedes sono, infatti, sostanzialmente e intrinsecamente differenti tra loro, con l’inglese capace di un mix di fame e cattiveria in grado di autoalimentarsi e rinnovarsi con costanza e col finlandese che, al contrario, ha bisogno di un quasi continuo supporto morale persino in fase gara, tale è il mix di mansuetudine e demotivazione che sembrano ormai dominare il carattere di un Valtteri ben distante da quello dei primi anni in Williams.
A queste premesse si sposano una buona strategia di gara, che permette di limare le differenze con Mercedes su questo particolare layout, nonché una costanza eccezionale sul passo gara, solido, omogeneo e privo di sbavature dall’inizio alla fine, a dimostrazione della bontà della nuova RB16B e della rinnovata forma mentis del beniamino Orange, ora capace di trovarsi sempre nella posizione giusta e al momento giusto da cui poter sferrare un eventuale attacco in caso di errore altrui, delineando una tattica di gara ormai ben precisa e, di fatto, sempre valida. Nel corso dell’ultima porzione di gara, la voglia di far meglio lo porta, in fotocopia al compagno di squadra e in risposta a quanto fatto dalla Mercedes con Bottas, a rientrare ai box per un’ulteriore sosta nel corso del cinquantaseiesimo passaggio per montare gomma rossa al fine di agguantare il giro veloce, che andrebbe a sottrarre ulteriori punti ai diretti avversari. L’impresa riesce solo in parte all’ultimo giro, in quanto i sensori posti immediatamente a bordo pista rilevano un lungo dello stesso Verstappen che porta, di conseguenza, alla rimozione del primato appena ottenuto, con sommo rammarico del pilota, del muretto e del pubblico a casa, ormai logorato da una questione tanto annosa quanto inutile come quella dei track limits.
Da segnalare è anche la prestazione di Sergio Perez che, pur essendo giunto ai piedi del podio, porta a casa un bottino importante in ottica Costruttori. In un mondiale in cui le due forze principali si mostrano tecnicamente in equilibrio, è estremamente importante che ognuno faccia il suo e al massimo delle possibilità, raccogliendo quanti più punti possibili in una sfida che sembra esser destinata a procedere sul filo del singolo punto e del singolo millesimo. E, qualora tale previsione dovesse essere confermata, siamo certi che il buon Max sia in possesso di tutti i requisiti necessari per puntare, finalmente e concretamente, al tanto ambito alloro mondiale.
Ph. Red Bull, XPB Images ©️