Vincere non è mai facile. Allo stesso tempo, però, la sfida più difficile è confermarsi, trionfare nuovamente per allungare il proprio dominio nello sport. Lo sa bene Red Bul,l che nella stagione 2013 andò oltre ogni aspettativa, dominando il mondiale grazie alla miglior macchina mai uscita dai garage di Milton Keynes: la mitica RB9.
Nel quadriennio 2010 — 2013, Red Bull segnò in maniera indelebile la storia della Formula 1: otto titoli mondiali, tra Piloti e Costruttori, issando definitivamente la propria immagine a vero e proprio top team. Quando si pensa alla scuderia anglo-austriaca, la mente ci riporta al 2013, annata del quarto titolo mondiale consecutivo di Sebastian Vettel, conquistato grazie ad un vero prodigio ingegneristico firmato Adrian Newey: la RB9.
Siamo nel pieno dell’epopea Red Bull, con il team di Milton Keynes fresco della conquista del terzo iride targato Vettel, vinto ad Interlagos dopo una incredibile rimonta. Horner & company, di conseguenza, per la stagione 2013 godevano di tutti i favori del pronostico. L’obiettivo era dunque vincere nuovamente, confermandosi al vertice dell’automobilismo mondiale per il quarto anno consecutivo. Una sfida non facile, nella quale però, il leggendario progettista Adrian Newey diede vita alla monoposto che avrebbe battuto ogni aspettativa: la mitica RB9. La nuova vettura di casa Red Bull fu il frutto di una ricerca maniacale del dettaglio, che dimostra però, quanto l’ossessiva voglia di raggiungere la perfezione possa portare al dominio totale di una stagione di Formula 1.
Dal punto di vista tecnico, le novità portate da Newey furono molteplici. Innanzitutto, la posizione degli scarichi fu modificata rispetto alla sua progenitrice. In particolare, quest’ultimi furono spostati più in alto rispetto alla RB8. Questa piccola, e apparentemente innocua, modifica portava una grande vantaggio rispetto alla concorrenza. Il riposizionamento, creava un canale sottostante che permetteva l’arrivo di un ulteriore flusso d’aria nella zona del diffusore, aumentando quindi il carico aerodinamico generato dalla monoposto.

Inoltre, grazie ad un’intensa collaborazione con Renault, a Milton Keynes resero la macchina estremamente stabile grazie anche ad un inedito utilizzo degli scarichi. In particolare, disattivando una bancata del motore otto cilindri, si aumentava il soffiaggio dello scarico sul lato esterno del diffusore. Questo, generava un maggiore carico sulla ruota posteriore in appoggio ad esterno curva, ottenendo una miglior tenuta di strada e di conseguenza una trazione ottimale in uscita dalle curve.
L’obiettivo perseguito da Newey era anche la costante ricerca della miniaturizzazione delle varie componenti, per rendere la vettura sempre più leggera e maneggevole. Per questo motivo, anche la posizione del pacco batterie fu cambiata. A differenza dei rivali, il progettista inglese decise di allocare le batterie ai lati del cambio, utilizzando un’ architettura sdoppiata. Una scelta alquanto insolita, che portò anche a dei guasti, a causa delle alte temperature raggiunte nella regione della trasmissione.
Nonostante qualche lieve incidente di percorso, il 2013 vide la Red Bull RB9 come assoluta dominatrice, padrona totale di un campionato senza rivali. Tredici vittorie in diciannove gare, undici pole position con altrettanti giri veloci. Oltre ai Campionati Costruttori e Piloti, quella magica stagione vide Sebastian Vettel diventare il pilota dal maggior numero di vittorie consecutive, nove, battendo il record detenuto di Michael Schumacher. Il tutto grazie ad una vettura straordinaria, forse, una delle migliori della gloriosa storia della Formula 1.
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