Max Verstappen regala alla Red Bull uno schiacciante successo, ottenuto dopo aver dominato in terra imolese dal primo all’ultimo giro. Errante ed erratico Perez, solamente undicesimo.
Finalmente Imola. Si torna lì, ancora una volta, in quella che Lucio Dalla chiamava, nella sua “Ayrton”, la terra dei sognatori, ovvero in quella Motor Valley in cui la benzina è praticamente indistinguibile dall’ossigeno, tale è la forza della passione che ne ha plasmato le sembianze e la storia. Questa volta, però, il calore del classico e inconfondibile sole di Aprile lascia spazio, per la prima volta dal 1995, ad un poco gradito scroscio di pioggia, che sembra voler aggiungere pepe ad una gara che si era preannunciata infuocata sin dal principio.
È una pista durissima, quella del Santerno, al punto tale di meritarsi il famigerato appellativo di “piccolo Nürburgring” a causa del suo continuo saliscendi e della estenuante alternanza di curve cieche in cui ci si deve buttare unicamente secondo quel che l’istinto e l’esperienza, qualora vi fosse, hanno da trasmettere ai piedi e ai polsi dei cavalieri del rischio. Il tutto, da ripetere per sessantatré, lunghi ed entusiasmanti giri lungo un circuito dal sapore marcatamente vecchia scuola e, per questo, anche maledettamente divertente da vivere e vedere, tanto per i piloti, quanto per gli appassionati spettatori che, in altre circostanze, si sarebbero accalcati sui tetti delle case circostanti e sui prati delle verdi colline, come quelle della Rivazza, in cui il rombo dei motori era solito arrivare direttamente al cuore e lo stomaco del tifoso attraverso le vibrazioni che solo una fucilata in scalata poteva far riverberare attraverso il terreno sottostante.
Venerdì di prove libere. Sono diversi i piloti che, ad Imola, non hanno mai messo piede prima d’ora o che, nel recente passato, hanno potuto saggiare l’asfalto di questa pista. Come di consueto, ognuno si dedica al proprio lavoro, secondo una tabella di marcia che non è conosciuta se non all’interno del team stesso e, dunque, con ben poche certezze interpretative. Tuttavia, i botti e i guasti tecnici sono più semplici da distinguere e, nel caso della Red Bull, vengono serviti entrambi i casi, con Max Verstappen che risente dei problemi alla propria Power Unit e Sergio Perez che, preso da una regolazione in ingresso curva alla Villeneuve, colpisce di striscio Esteban Ocon, posizionatosi all’interno per favorire il passaggio del messicano che, proprio per questo azzardo, danneggia entrambe le vetture, portando alla sospensione della sessione. E il buon Max ringrazia.
Al sabato, i due approfittano per recuperare il tempo perso e si preparano in vista di una qualifica che si prospetta tiratissima, come effettivamente avvenuto. La RB16B è talmente precisa da sembrare cucita sulle caratteristiche del circuito Romagnolo e lascia poco spazio a sbavature e controsterzi, permettendo ai due piloti di posizionarsi, al termine del Q3, in seconda e terza posizione, con le due caselle rispettivamente occupate da Perez e da Verstappen, che avanzano di un posto a causa della cancellazione del tempo registrato da Lando Norris, rimosso, insieme a tanti altri, secondo la discutibile politica dei track limits. Arriva la domenica e l’asciutto lascia il posto alla pioggia e al freddo, causando non pochi grattacapi a strateghi e piloti, alcuni dei quali messi doppiamente in difficoltà dalla poca confidenza col tracciato e, per far fronte a questa nuova condizione, si assiste ad un massiccio e quasi unanime passaggio alle gomme intermedie, lasciando la scelta delle full wet solo a pochissime vetture in griglia. Allo spegnimento dei semafori, Verstappen parte benissimo e punta subito a spodestare Lewis Hamilton già al Tamburello dove, con un inserimento aggressivo e deciso, costringe il sette volte Campione del Mondo ad allargare la propria traiettoria, che finisce persino per rompere il marciapiede sinistro della propria monoposto nel corso della manovra, perdendo alcuni punti di downforce.
Ma ad aprire il valzer degli errori, vero fil rouge che caratterizzerà tutto l’arco del Gran Premio, ci pensa Nicholas Latifi che, dopo un lungo alle Acque Minerali, rientra maldestramente e senza guardare negli specchietti, urtando un sopraggiungente Nikita Mazepin e spedendosi a muro, provocando l’ingresso della Safety Car già al primo giro. E l’errore è dietro l’angolo anche per altri piloti che, complice il mix di acqua e bassa temperatura ambientale, di circa undici gradi, nonché del crollo delle temperature delle mescole causato dalle ridotte velocità della vettura di sicurezza, porta ad un quasi costante susseguirsi di testacoda o di lunghi, come quello accorso a Perez e che lo priverà della terza casella, ceduta a Charles Leclerc all’uscita del Tamburello. Ed è proprio in questo frangente che il messicano commette un errore che gli costerà l’intera corsa, compiendo un sorpasso in regime di Safety Car e guadagnandosi, sei giri dopo il rientro della stessa, un poco invidiabile stop and go di ben 10 secondi, a cui si unisce, come se non bastasse, un presunto problema al volante che, a detta dello stesso Perez, “si muove da solo.” Ben diversa è, invece, la situazione del leader della gara, che non solo non esita minimamente ad abbassare il ritmo non appena ha strada libera, ma che evita persino qualsiasi tipo di errore o azzardo, accumulando oltre tre secondi di vantaggio sul proprio inseguitore, un certo Hamilton, in appena due giri.
La gara si stabilizza e i dialoghi tra il muretto e il pilota si infittiscono, specialmente là davanti. Sono lunghi, infatti, gli scambi che intercorrono tra Verstappen e gli strateghi di casa Red Bull, perché entrambi vogliono capire quanto prima, e nel migliore dei modi, quando si presentano le condizioni di grip giuste per passare alle gomme da asciutto. Max esita per un po’, ma rientra verso la ventottesima tornata a causa di una asciugatura ormai conclamata che obbliga a sostituire le mescole intermedie con un nuovo set di gomme medie. La strategia funziona e, complice un lungo di due secondi nella sosta di Lewis Hamilton, fermatosi un giro dopo, Verstappen torna saldamente in testa. Perez, che si ferma anch’egli un giro dopo il compagno di squadra, è costretto a sostituire il proprio volante, oltre che a dover scontare la lunga penalità che lo relega, in maniera praticamente definitiva, alla parte bassa della classifica.
Il tempo di respirare con tranquillità, però, si arresta pochi giri dopo, più precisamente attorno alla trentaduesima tornata. In una rapidissima e caotica sequenza, si assiste dapprima alla temporanea autoeliminazione di Lewis Hamilton che, a causa di un lungo, finisce col poggiarsi sul muro esterno della Tosa, e, una manciata di secondi dopo, al clamoroso botto tra George Russell e Valtteri Bottas. L’immagine trasmessa è impressionante e ritrae entrambe le malconce vetture nei pressi del bordo esterno del Tamburello, coi detriti e il fumo uscente dai vani motore che lasciano intendere la portata dell’urto. Fortunatamente, i due piloti escono dalle vetture assolutamente indenni, col finlandese che si mostra, però, ben più scosso dell’inglese a causa della forte accelerazione subita nello schianto, probabilmente dovuto ad una incomprensione nell’approccio al Tamburello da parte di entrambi i piloti. La posizione delle monoposto, nonché il grande quantitativo di residui lasciati in pista dallo scontro, portano all’istituzione del regime di bandiera rossa nel corso del trentaquattresimo giro.
La ripartenza, fissata secondo una procedura di avvio lanciato, vede una griglia piuttosto diversa rispetto al principio, in cui il rivale principale di Verstappen, Lewis Hamilton, è scivolato indietro nella classifica a causa dell’errore sopracitato, togliendo parte della pressione dalle spalle di Max. Tuttavia, il brivido non manca e, questa volta, a commettere una leggerezza è proprio lo stesso olandese, che quasi perde la vettura e la posizione di testa all’uscita della Rivazza a causa di un errore, salvo riprendere la propria casella anche grazie al mantenimento della posizione osservato da Charles Leclerc. Accantonato tale episodio, il prosieguo della gara si trasforma in una cavalcata trionfale e solitaria di Verstappen, che procede indisturbato verso una straordinaria vittoria in terra imolese e contro cui nulla può la furibonda rimonta del rivale britannico. Non lo stesso si può dire di Perez che, è costretto a ricostruire una gara nelle retrovie e che, forse anche per questo, arriva lungo alla Villeneuve, scivolando in quattordicesima posizione. Ma per lui, che stava ormai navigando nelle retrovie, è come ulteriore pioggia sul bagnato.
Ph. Red Bull, XPB Images ©️