Il risultato del Gran Premio di Imola è soddisfacente, per la Ferrari. Quarta e quinta posizione sono un esito per cui molti avrebbero firmato prima del week-end. Il modo in cui ci si è arrivati, lascia l’amaro in bocca: la bandiera rossa, dovuta all’incidente tra Russell e Bottas, ha privato Leclerc di un secondo posto quasi sicuro.
È il trentunesimo giro. Max Verstappen è in testa, braccato da Lewis Hamilton. A venti secondi dal leader del Gran Premio c’è la Ferrari di Charles Leclerc, che a sua volta ha ventisette secondi di vantaggio sulla McLaren di Lando Norris. Nelle posizioni di rincalzo tutto è molto tranquillo, davanti il Campione del Mondo scalpita, perché dopo il sorpasso subito al via, non gli è riuscito l’overcut. La Red Bull ha un piccolo vantaggio, ma Verstappen si è già liberato di un nugolo di doppiati, tra cui — incredibile a dirsi — la Mercedes di Bottas. Hamilton attacca alla Tosa, per liberarsi di Russell. Non vuole perdere troppo tempo, ma sbaglia le misure, finisce nella ghiaia e rientra in pista doppiato, dopo una difficile manovra per uscire dalla via di fuga. Un miracolo si materializza tra le colline del Santerno: dietro a Max, il secondo posto di Leclerc sembra inattaccabile.
Non c’è nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che sta accadendo e al Tamburello succede il patatrac. Dai detriti emergono George Russell, Valtteri Bottas e la safety car, che poco dopo diventa una bandiera rossa. La neutralizzazione della gara impone il ritorno a pieni giri dei doppiati e questo significa che alla ripartenza Hamilton può lanciarsi all’inseguimento di un secondo posto altrimenti irraggiungibile. Lewis queste occasioni difficilmente se le lascia scappare ed, infatti, riuscirà nell’impresa nei giri finali.
I guai per la Ferrari, però, non sono finiti: al momento del secondo via, Leclerc ha un problema alla radio e quindi non riceve la comunicazione che lo start sarà lanciato. Il suo scatto risente in modo palese dell’incertezza derivante dalla mancanza di informazioni e l’esitazione costa al monegasco il sorpasso subito da Lando Norris.
Sono passati molti minuti di orologio, pochissimi giri ed il secondo posto nella gara di casa, da certo è diventato un miraggio. Il fatto che nel raccontare gli eventi decisivi per il destino delle Ferrari, non vengano quasi nominati né Leclerc, né Sainz la dice lunga sul ruolo che ha avuto la fortuna, nel determinare le posizioni di arrivo dei due alfieri di Maranello.
Dal canto loro, i piloti della Ferrari ed il team possono essere soddisfatti del loro lavoro. Sono da rilevare alcune sbavature senza gravi conseguenze, soprattutto dello spagnolo, e prestazioni interessanti, soprattutto nella prima fase di gara, con il bagnato.

Leclerc testa subito le coronarie dei tifosi, con un testacoda alle Acque Minerali durante il giro di formazione. Viene sinistramente alla memoria la beffarda scivolata di Alain Prost nel 1991, lungo la discesa verso la Rivazza, ma l’esito è diverso. Charles recupera la sua posizione e mette a segno un’ottima partenza, poi si installa al terzo posto, grazie ad un errore di Sergio Perez alla Variante Alta. Anche Carlos Sainz parte molto bene, guadagna quattro posizioni e si ritrova settimo, dietro alle due McLaren. Se il monegasco, dopo aver regalato quel brivido ai tifosi, non sbaglia più, anzi tiene un ritmo eccellente, il suo compagno di squadra commette diversi errori, alla Tosa e alla staccata della Rivazza, che rendono più difficile ricucire il distacco da Daniel Ricciardo.
Poi arriva il trentunesimo giro, la ripartenza, Norris che passa Leclerc, il quale prova invano a restituire il favore usando il DRS, fino a quando gli è possibile. Hamilton che recupera, forsennato, ma che i sorpassi sui ferraristi se li deve guadagnare. Emergono le difficoltà dovute ad un assetto più adatto alle condizioni di inizio gara, cosa che accentua la differenza di prestazioni con i motori Mercedes, decisamente migliori sul dritto. La buona notizia del finale di gara è che, man mano che la pista si asciuga, Sainz trova ritmo e continuità, e questo gli consente di avvicinarsi al compagno di squadra, dimostrando una consistenza che con la pista umida ha un po’ latitato. Costituisce una parziale attenuante per Carlos, il fatto che non aveva mai guidato la Ferrari sul bagnato e non si deve trascurare che, alla fine, risulta il migliore tra i piloti che hanno cambiato team; la sua prestazione è, complessivamente, più che sufficiente.
Da Imola, la Ferrari riparte confortata: il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna ha mostrato alcune doti interessanti della SF21‑H. Il motore non è certo il migliore del lotto, ma il gap con le altre Power Unit si è ridotto sensibilmente, e fornisce buone prestazioni in accelerazione, mentre la vettura mostra un buon carico, cosa che dovrebbe agevolarla su circuiti misti e tortuosi.
Il risultato che si stava concretizzando sarebbe stato davvero eclatante ed entusiasmante, anche perché si correva ad Imola. Averlo mancato ha sicuramente avuto effetto sull’umore del team, ma sono proprio le parole di Mattia Binotto e l’ombra che si scorgeva a fine gara sui volti dei protagonisti, forse, il miglior segnale con cui il team lascia il circuito sul Santerno: essere poco contenti di due posizioni appena fuori dal podio, conquistate con prestazioni convincenti e che garantiscono il miglior bottino tra le squadre in gara, può significare che in Ferrari pensano di valere ancora di più. Potrebbe essere stata un’occasione più unica che rara, sia chiaro; o, davvero, la SF21‑H permetterà di lottare per il terzo posto in classifica costruttori? Lo scopriremo presto, ma questo può avvenire ad una condizione: che le energie non vengano sprecate per recriminare troppo sugli episodi di oggi, ma che si parta da questa domenica, mettendo le basi per un ulteriore passo avanti tra quindici giorni.
Ph. Ferrari Media Center ©️