La notte di Sakhir, il buio pesto del 2020. Un’oscurità che avvolge da tempo la Ferrari, anche dopo test non particolarmente brillanti. Dal Bahrain, invece, arrivano anche le buone notizie: la via del recupero è più luminosa.
Sabato pomeriggio. Q3. Le Ferrari ci sono. Entrambe. Già questa è una notizia, rispetto alla passata stagione. Il cielo di Sakhir lampeggia per la magica pole di Max Verstappen, ma una folgore rossa contribuisce a rendere più luminosa la notte del Bahrain. Charles Leclerc trova lo spunto per un quarto posto, a pochi millesimi dalla Mercedes di Valtteri Bottas. Tutto sommato, anche il risultato di Sainz è positivo, nonostante nqualche incertezza nel primo settore del giro decisivo. Carlos si ritrova all’ottavo posto, altrimenti il risultato sarebbe ancor più eclatante.
Domenica. Finalmente le cinque luci del semaforo si accendono. Quando si spengono, il boato dei motori esplode come la gioia degli appassionati. Leclerc ha le gomme rosse e questo lo aiuta, rispetto alle medie dei primi tre. Max e Lewis sono davanti, ma Bottas può essere attaccato. L’occasione è ghiotta, la partenza eccellente e le traiettorie delle prime due curve sono impostate perfettamente. Charles esce da curva 3 vicinissimo al finlandese e si arriva a Curva 4.
Charles l’ha affrontata per l’ultima volta al primo giro del Gran Premio del Sakhir 2020: quel giorno, ha vicino a sé Perez e Verstappen, vuole attaccare, consapevole che la SF1000 di occasioni ne regala poche. Si fa prendere dalla foga e fa un disastro. Questa volta mantiene la calma. Lascia che Bottas stacchi fortissimo per difendersi, allungando appena la traiettoria; la Ferrari numero 16 approfitta della situazione e si infila all’interno della Mercedes per un terzo posto che ha il sapore del miracolo. Dura solo cinque giri. Un lampo. Un altro momento che illumina la gara della Ferrari.

È quasi metà gara, il terzo flash rosso viene liberato sul deserto. Carlos Sainz passa l’Aston Martin di Lance Stroll, sul rettilineo principale. È un sorpasso meritevole di menzione, per la scaltrezza del pilota spagnolo che frena per non essere davanti al rivale nel momento del passaggio sulla linea del DRS, così da avere il vantaggio dell’ala aperta anche nel rettifilo successivo. Una mossa lucidissima, che va presa a simbolo di un’altra resurrezione auspicata a Maranello: il motore c’è. Dopo un 2020 in cui ogni rettilineo era un’apnea di sofferenza, vedere le power unit Ferrari che reggono il confronto con gli altri propulsori è una boccata a pieni polmoni.
Il quarto lampo si sfoga in quattro piccole saette. Sono i pit stop di Charles e Carlos. Precisi, veloci, senza esitazioni. Con un tempo medio appena superiore ai 2,5 secondi. Le fatiche dei piloti, finalmente, non vengono vanificate da soste lente e piene di errori. I disastri della stagione passata paiono lontani, anche in pit lane.
Sesto e ottavo, alla fine. Un miglioramento importante rispetto alla zona punti strappata in extremis nell’ultima edizione, grazie al guasto che aveva colpito Checo Perez nel finale del Gran Premio. Certo, si tratta di posizioni di rincalzo, che non possono rendere completamente felici i tifosi. Il distacco dalla vetta è di quasi un minuto e, pur consapevoli che l’eredità del 2020 ha un’influenza pesante sulla vettura di questa stagione, non ci si può accontentare di questi progressi. Ancora una volta, il termine di paragone è Sergio Perez: partito ultimo, per un problema durante il giro di riscaldamento, ha recuperato finendo comodamente davanti a Leclerc. Il divario tra Ferrari e Red Bull è reso ancor più evidente proprio dalla rimonta del messicano. Del resto, anche la lotta con Norris, non c’è stata. La Ferrari non si è mai avvicinata alla McLaren dell’inglese e saranno i prossimi appuntamenti a dire se sia, o meno, un margine dovuto alle caratteristiche del circuito di Sakhir.
Nonostante questo, le dichiarazioni di entrambi i piloti e le parole del team principal Mattia Binotto sono improntate ad un realismo, ricco di sensazioni positive. Non ci si attendono miracoli, risultati sensazionali, ma c’è la convinzione di avere una vettura che qualche soddisfazione potrà darla, una monoposto sulla quale lavorare per creare le basi di un futuro più felice.
Alla fine del primo appuntamento stagionale, pensando alla gara della Ferrari, la sensazione che si percepisce ricorda quell’odore di ozono che i fulmini lasciano, durante un temporale. Un odore di pulito, che rimane dopo la potente scarica elettrica. Un aroma che riempie di speranza il team e i tifosi: l’auspicio che stia per tornare il sereno.
Ph. Ferrari ©️