In occasione del primo appuntamento mondiale, la Red Bull non disattende e fa bello sfoggio delle proprie capacità, sfiorando la vittoria e commettendo qualche disattenzione di troppo.
“È intelligente ma non si applica”. Tutti, almeno una volta nell’arco della propria carriera scolastica, si sono trovati ad ascoltare questa fatidica frase, pronunciata da tanti docenti con una tale facilità da sembrar quasi un cliché. E, nel caso della classe 2021 della Formula 1, questa frase sarebbe senz’altro rivolta alla Red Bull, ovvero ad una squadra in perfetto possesso di tutte le qualità giuste necessarie a vincere, ma che, per un motivo o per un altro, raccoglie meno di quanto dovrebbe a causa di disattenzioni sparse qua e là nel corso del primo week-end mondiale.
All’appello del nuovo anno, Red Bull risponde con un sonoro ”presente” e lo fa con una sicurezza tale da infastidire proprio la prima della classe, ovvero Mercedes, che vede minacciato il suo, finora indiscusso, ruolo egemonico. Gli anglo-austriaci, infatti, hanno svolto egregiamente i compiti a casa, lavorando bene e d’anticipo su quella che sarebbe stata l’arma per questa stagione, la RB16B, i cui contenuti e cambiamenti erano noti già nel corso del 2020. Seguendo tale metodologia, lo staff tecnico capitanato da Adrian Newey non solo ha lavorato incessantemente sulla monoposto con cui Max Verstappen ha chiuso, da vincitore, l’annata passata, ma ha anche condensato un gran numero di importanti raffinatezze e novità tecniche di alto profilo all’interno di un pacchetto affidabile ed efficace, validato dai risultati ottenuti nella seconda metà della stagione 2020. Come detto in principio, però, a cotanta bontà e lungimiranza non corrisponde altrettanta esecuzione, che oscilla tra qualche errore strategico di troppo e dei clamorosi autogol. Un primo assaggio di questa singolare dicotomia viene offerto dalle qualifiche del sabato, ove a farne le spese è il neoassunto di casa Red Bull, l’ex Racing Point Sergio Perez, che non solo non riesce ad instaurare un buon rapporto iniziale con la propria vettura, ma che finisce persino col ritrovarsi nel pieno del traffico delle qualifiche e su gomme medie, producendo come risultato una poco dignitosa uscita al termine del Q2. Il messicano, che possiamo a tutti gli effetti ritenere uno specialista delle rimonte in virtù della prestazione che lo ha portato a trionfare al Sakhir meno di un anno fa, non dispera e si mostra confidente nei confronti del passo gara segnato dalla vettura nel corso delle tre sessioni di libere, comunque non esenti da qualche fastidiosa noia meccanica che, nonostante tutto, consente a Perez di comprendere più a fondo gli aspetti che riguardano una vettura per lui inedita. Dall’altro lato del box, invece, arriva pronta la prima soddisfazione dell’anno, materializzatasi nella pole position che l’olandese ha strappato, con un giro perfetto, ad un quasi incredulo Lewis Hamilton, comunque protagonista di una eccezionale prestazione sul giro secco a dispetto delle voci, alquanto esagerate e irrealistiche, che vedevano una Mercedes in difficoltà, come testimoniato dallo stesso Valtteri Bottas poco prima.
Il giorno di gara non inizia benissimo e, ancora una volta, ad avere la peggio è Perez, costretto a fermarsi a bordo pista per uno spegnimento improvviso della propria Power Unit avvenuto nel corso del giro di ricognizione, che lo condanna a partire dall’uscita della pit-lane. Allo spegnimento dei semafori, Verstappen, che aveva già puntato aggressivamente la sua vettura verso l’interno, scatta benissimo e dimostra da subito di avere più di qualche asso nella manica da giocare; diversi metri più in là, invece, lo sfortunato Checo è costretto ad accodarsi, suo malgrado, ad un gruppo in cui non mancheranno gli spintoni e le uscite di pista improvvise, la prima delle quali firmata da un Nikita Mazepin che, almeno per il momento, non ci mette del proprio per riscattare la sgradevole fama che ne circonda il nome. Archiviato tale episodio, che provoca l’immediato rilascio della Safety Car già nel corso della prima tornata, ecco che il marasma si ripresenta più avanti, nel cosiddetto “snake”, in cui Pierre Gasly perde l’alettone anteriore della propria AlphaTauri e, con esso, le chance di lottare per le posizione più avanzate della classifica. In tutto ciò, Perez riesce a stare lontano dai guai, ponendo così i primi mattoni di una interessante e piacevole rimonta, resa agevole anche dal precoce cambio di mescole effettuato nel corso del terzo giro e in cui il treno di gomme medie usato in partenza viene sostituito da un nuovo set di pari compound. La gara, che si sviluppa secondo un ritmo forte e regolare del gruppo di testa, mette subito in luce le grosse discrepanze che esistono tra il terzetto di testa e i loro inseguitori, apparentemente incapsulati all’interno di classi differenti da quelle delle varie RB16B e F1 W12, che prendono il largo dal resto della classifica in appena pochi giri. Ma le prime avvisaglie sui futuri errori strategici del muretto Red Bull non tardano ad arrivare.
La strategia adottata dal box, infatti, non sembra giungere col tempismo corretto, al punto da far perdere la testa della corsa quando Verstappen rientra ai box nel corso del diciassettesimo giro per montare gomma media. Un errore al quale sarà possibile ripagare, però, di lì a poco, in quanto la mescola dura, montata da Hamilton qualche giro prima, non fornisce le prestazioni velocistiche sperate, spianando la strada a un recupero matto e disperatissimo che l’olandese mette in scena a suon di secondi sottratti al Campione del Mondo in carica. Ed è proprio a valle di queste concitate fasi che, nel corso del trentaduesimo passaggio, giunge il primo, enigmatico team radio in cui si ordina, al beniamino Orange, di utilizzare più cordolo in uscita di Curva 4, in quanto già impunemente operato dal duo di casa Mercedes. L’inversione del gruppo di testa si ripete nuovamente quando Verstappen rientra ai box per l’ultima sosta, che lo tiene in piazzola per soli 1.9s e per montare mescole dure. Di lì a poco, si concretizzerà un ulteriore e rapido inseguimento in cui Max riesce ad erodere decimi su decimi al pilota della Stella, che semplifica il lavoro del rivale a causa di un lungo in uscita di Curva 10 e che verrà privato della propria posizione, nel corso del cinquantunesimo passaggio, all’altezza della enigmatica Curva 4, a cui i due giungono dopo una serrata lotta corpo a corpo partita dalla prima e secca Curva 1. E sarà proprio la già citata Curva 4 a metter fine ai sogni di gloria di casa Red Bull che, quasi come fosse un boomerang ritortosi improvvisamente contro, ordina immediatamente al proprio pilota di restituire la posizione al suo nuovo inseguitore. La decisione, controversa e figlia di un regolamento sportivo vago e soggetto a interpretazioni ben lontane dall’essere univoche e costanti, toglie così la possibilità di vittoria ad un meritevole Verstappen che, insieme al proprio compagno di squadra, giunto sesto al termine di una forte rimonta, mostra con forza le qualità di una monoposto veloce ed efficiente, dotata di una Power Unit Honda estremamente valida, come testimoniato anche dal potenziale delle AlphaTauri, e di una innata attitudine a preservare gli pneumatici.
A dimostrazione che Mercedes, ormai, non è più sola al comando…
Ph: RaceFans.net, XPB Images, Red Bull